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Ebola: Unicef, con nuovi protocolli nessun contagio in scuole Guinea, Liberia e Sierra Leone
Grazie ai rigidi protocolli sanitari introdotti nelle scuole di Guinea, Liberia e Sierra Leone, nei primi mesi del 2015, dopo mesi di chiusura forzata a causa dell’epidemia di Ebola, non si è registrato un solo caso di alunno o insegnante contagiato.
Gli insegnanti formati nella prevenzione contro Ebola, riferisce Unicef, sono stati 80.657 in Guinea, tra cui 15.931 preparati da Unicef; 10.000 in Liberia, compresi 5.995 formati da Unicef; e 18.338 in Sierra Leone, tra cui 8.997 formati ancora da Unicef. Le scuole dotate di misure per prevenire il virus sono state 12.455 in Guinea (di cui 7.176 equipaggiate da Unicef); 4.619 in Liberia, tutte attrezzate da Unicef; 8.995 in Sierra Leone, comprese 3.472 scuole con kit lavamani forniti da Unicef che ha dotato tutte le scuole di sapone e prodotti per la pulizia. I protocolli sanitari sono stati elaborati dall’Unicef e dalle organizzazioni partner, e prevedono la rilevazione delle temperature degli alunni e del personale scolastico ogni mattina, all’ingresso a scuola, e l’installazione di punti di lavaggio obbligatorio delle mani con soluzioni al cloro. Il programma di prevenzione dell’Ebola nelle scuole ha comportato la distribuzione di milioni di saponette e dosi di cloro e l’addestramento di decine di migliaia di docenti e dirigenti scolastici.
«I grandi sforzi che abbiamo fatto per rendere le scuole più sicure possibili hanno pagato», afferma Geoff Wiffin, rappresentante Unicef in Sierra Leone. «Gli alunni hanno imparato a scuola come proteggere se stessi e gli altri dal virus Ebola, e hanno trasmesso le loro conoscenze nelle famiglie e nelle comunità di appartenenza».
Tutto questo in Paesi che già scontavano bassi livelli di istruzione: prima dell’epidemia i tassi di frequenza scolastica erano del 58% in Guinea, del 34% in Liberia e del 74% in Sierra Leone. In Guinea, solo il 33% delle scuole elementari dispone di impianti idrici, percentuale che sale di poco in Sierra Leone (40%) e in Liberia (45%). «Mentre ci battiamo per l’azzeramento dei casi di Ebola, dobbiamo anche preoccuparci del futuro», aggiunge Sheldon Yett, rappresentante Unicef in Liberia. «Occorrono maggiori investimenti per garantire che tutte le scuole possiedano i necessari impianti idrici e igienici».