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E se a fine anno scolastico ci fosse lo spareggio per la promozione?

di Umberto FolenaCi sono due Italie. La prima è abitata dalle anime candide convinte che C-1 sia la serie in cui la Lucchese dovrà giocare pure l’anno prossimo, perché beffata nei play-off, e che il Pisa non è riuscito a scrollarsi di dosso, anche se cabrinizzato; e la C-2 fu la serie da cui la Florentia Viola risorse, siccome Fenice dotata di buone scarpe anziché ali. La seconda Italia, invece, sa perfettamente che quella «C» sta per «criterio» e dietro i numeri stanno formule più complesse del quoziente reti, quali «Osservazione di fatti, individuazione e applicazione di relazioni, proprietà, procedimenti», oppure «Comprensione delle relazioni tra situazioni ambientali, culturali, socio-politiche ed economiche». La seconda Italia sa che c’è pure la C-3, e non si tratta di una serie D per nobili decadute (Pro Vercelli, Casale…), ma un terzo criterio. Capita così che, quando tua figlia torna a casa, tu le rivolga una domanda apparentemente innocua: «Quanto hai preso nel compito in classe?». Occhiataccia di disapprovazione mista a noia e sopportazione: «Si dice verifica, babbo, verifica». Appunto, quanto hai preso? Tu dici «quanto» e pensi a una quantità. E poiché sei un animo semplice, pensi a ciò che in genere si usa per misurarla: un pratico numero. Poiché hai due mani di cinque dita ciascuna – su questo, neanche tua figlia potrà eccepire – pensi a un numero dall’uno al dieci. Gli stessi che al lunedì i giornalisti sportivi affibbiano ai calciatori. Allora, quanto? «In C-1 distinto, in C-2 buono, in C-3 ottimo». Ecco, tutto è chiarissimo. Il babbo torna ad occuparsi della sua «Gazzetta» soddisfatto degli esiti scolastici della figlia. Intanto traduce: distinto sarà 8, forse; buono un 7, probabilmente; ottimo un 9 o persino un 10, si presume. Media: 8, circa. Sì, va tutto bene.I numeri erano aridi. Una personalità ricca, viva e complessa non può essere incasellata in un numero. Soltanto una generazione che riusciva ad orientarsi nel labirinto e nei sottili distinguo delle correnti democristiane poteva cogliere la sostanziale differenza che correva tra un cinque e mezzo e un sei meno meno. Abbasso i numeri ed evviva i giudizi, quindi. Ma mia figlia ce la farà mai ad essere promossa in A? O dovrà andare allo spareggio, come la Fiorentina?