Pisa
E nei gruppi di studio «spuntano» mille domande sul senso della vita
Blocco per appunti a portata di mano, i giovani seguono attenti la catechesi dell’arcivescovo a caccia di spunti per la riflessione personale, da condividere poi con gli altri, suddivisi in gruppi, dai quali sono scaturite le domande rivolte poi «in plenaria» a monsignor Benotto. Nel primo pomeriggio, mentre dall’altra parte del globo, nell’ippodromo di Sidney, è in corso la veglia di preghiera (e adorazione del Santissimo Sacramento) dei giovani delle GMG con il Papa, qui nella chiesa Maria Ausiliatrice di Marina di Pisa risuonano al microfono i pensieri di ragazzi e ragazze. Si susseguono una decina di interventi, mentre l’arcivescovo prende a sua volta appunti, preparandosi mentalmente le risposte.
E sono pensieri profondi: taluni rivelano qualche ansia, altri un filo di ingenuità, propria della giovane età. Si parla di solitudine, della difficoltà di vivere il Vangelo nel quotidiano, di come mettere Dio al centro delle scelte, della dicotomia (spesso solo apparente) fra volontà e cuore, del desiderio di essere ascoltati e aiutati nel non facile cammino della vita; e si parla ancora di speranza, di anelito innato all’infinito, spesso mortificato dalla società che offre surrogati fallaci, e si chiede come si fa ad essere coerenti nelle scelte, a non farsi condizionare, a lasciarsi guidare dal Padre. Una valanga di stimoli per l’arcivescovo: «ci vorrebbe una settimana per offrire risposte esaustive» il suo primo commento. Comunque, il dialogo prosegue per oltre un’ora riuscendo a schiarire un po’ le idee ed a districare i pensieri più aggrovigliati. Ecco, in sintesi, alcune riflessioni-risposte di monsignor Benotto.
Con Gesù non si è mai soli. «Come superare i momenti di solitudine? Il mondo d’oggi esalta l’individualismo spinto: uomo come norma e punto di riferimento di se stesso. Ciò porta necessariamente alla solitudine: l’essere umano è fatto per la relazione, mentre la cultura corrente lo vede staccato dal contesto e negato alla relazione con gli altri (anche con l’Invisibile). La fede quale mediazione per incontrare Dio (non percepibile con mezzi umani), risponde al bisogno di aprirsi alla relazione con il divino. Non dimenticando che siamo «creature», quindi con dei limiti. L’essere umano non può arrivare a tutto: se si riconosce il limite si può superarlo, altrimenti ci si auto-limita. È dunque importante prendere piena coscienza delle nostre possibilità per metterle in atto, sapendo che la creazione è sottomessa alla caducità. Un grande limite è il peccato (frutto dell’uomo, non di Dio). Ma mentre il limite «creaturale» è naturale, quello del peccato è artificiale, creato dall’uomo, pertanto superabile. La salvezza è legata al Cristo che ci libera dal limite del peccato, dicendo nella fede «Sì» al Signore.
Essere santi oggi. «Un santo oggi è colui che si fida di Dio e gioca tutta la sua vita sul Signore, senza se e senza ma. Fidandosi di Dio, mettendosi alla sequela di Gesù (che ci ha rivelato il Padre), rimanendo semplici nella fede (che Dio ha rivelato ai piccoli, nascondendola ai sapienti). Semplicità non significa semplicismo: bisogna conoscere colui che si annuncia, approfondendo, arrivando alla sapienza del cuore che permette di vedere Dio e aiuta ad annunciarlo agli altri. Camminare nelle vie della santità nelle cose di ogni giorno, nella continuità del bene, mentre si studia (con impegno), nel lavoro (offrendolo al Signore), mentre ci si diverte in fraternità e accoglienza. Un esempio? Piergiorgio Frassati, un santo dei nostri giorni: ha vissuto tutta la sua breve vita scegliendo l’amore».
I «moduli» del capitano. Con metafora calcistica, apprezzata dai giovani, l’arcivescovo ribadisce i ruoli della partita: «Dio allenatore guida il gioco della nostra vita, Gesù capitano della squadra scende in campo e gioca con noi. Siamo invitati in squadra, lasciandoci guidare dai criteri che ci ha indicato». Rispolverando il catechismo: i «moduli» di gioco: 5+5 (i dieci comandamenti, meglio declinati nella formula 3+7), che diventano 2. Con l’amore e la grazia di Dio si fa goal: si incontra il Signore. E l’arcivescovo augura a tutti i giovani di vivere quest’esperienza.
Graziella Teta