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E’ MORTO IL GIORNALISTA E SCRITTORE TIZIANO TERZANI

È morto ieri, nella valle dell’Orsigna, in Toscana, il giornalista e scrittore Tiziano Terzani. L’annuncio è stato dato oggi. La cerimonia di addio si terrà nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio a Firenze, venerdì 30 luglio, alle ore 17.30. «Un giornalista e uno scrittore che ha raccontato con obiettività e coraggio i grandi mutamenti e le tragedie del continente asiatico, vivendoli in prima persona». E’ con queste parole che Riccardo Nencini, presidente del Consiglio regionale toscano, ha espresso il suo cordoglio e quello dell’Assemblea toscana. “Era un profondo conoscitore dell’Asia, dove ha vissuto per molti anni, ma per trascorre gli ultimi giorni di vita ha scelto la sua terra, la Toscana”, ha concluso Nencini.

Terzani, che era nato nel 1938 a Firenze, non ha mai nascosto nulla della sua vita e del suo impegno, neanche la malattia che l’ha portato alla morte. E così Ultimo giro di giostra (Longanesi), il libro uscito l’anno scorso narra propria questa sua battaglia contro il cancro: una sorta di testamento spirituale per un uomo che è stato giornalista appassionato e testimone prezioso degli avvenimenti degli ultimi 30 annui.

È nel 1971 che comincia la sua avventura professionale in Asia dove, per ben 30 anni, è stato corrispondente del settimanale tedesco Der Spiegel, senza dimenticare però la stampa italiana per la quale ha collaborato prima con La Repubblica e dopo con Il Corriere della Sera. Il suo primo libro pubblicato da Longanesi – come tutti gli altri – Pelle di leopardo (1973) è incentrato proprio sul conflitto vietnamita e contiene le sue corrispondenze di inviato di guerra. Nel 1975 è uno dei pochi giornalisti che restano a Saigon e assiste alla presa del potere da parte dei dei comunisti. Da questa esperienza nasce Giai Phong! La liberazione di Saigon (1976). Poi è la volta della Cina, dove alla fine di un lungo soggiorno è persino arrestato per “attività controrivoluzionaria” ed espulso. Una esperienza che gli fa scrivere La porta proibita (1985). Nel 1992 pubblica Buonanotte signor Lenin considerata una testimonianza unica sul crollo del comunismo sovietico, visto dalla periferia dell’impero. Nel 1995 esce il curioso Un indovino mi disse, cronaca di un anno vissuto senza prendere aerei per evitare le conseguenze, nefaste, di una profezia. Nel 1998 è la volta di In Asia in cui Terzani racconta quell’immenso continente, cominciando con le lettere inviate alla moglie Angela dal Giappone nel 1965. Il suo pacifismo lo spinge a prendere una posizione decisa e senza mezzi termini di fronte al dramma dell’11 settembre: nè e testimonianza Lettere contro la guerra del 2002, prima tappa di un pellegrinaggio di pace che porta l’autore a parlare della non violenza come unica via di uscita dalla spirale dell’odio, discriminazione e dolore che minaccia l’umanità.

Terzani ha continuato a vivere fino all’ultimo in India per lo più sull’Himalaya, dove sentiva profondamente quella pace spirituale che più amava. Una pace che l’ha portato – quando il medico l’ha informato della malattia e del suo possibile esito – a sentirsi estraneo alla persona che in quel momento era: «non mi disperai – ha scritto in L’ultimo giro di giostra – non mi commossi: come se in fondo la cosa non mi riguardasse». Perché, forse, Terzani pensava che il problema vero fosse un altro: la ricerca più giusta verso la coscienza di sé.