Opinioni & Commenti

E l’Irlanda «rompiscatole» mise a nudo l’Europa

di Romanello Cantini

Sarà un caso ma tutte le volte (per fortuna poche) in cui l’Unione europea è stata sottoposta a giudizio dei cittadini è stata bocciata. La costruzione dell’Europa ha fatto pochissimo uso delle consultazioni elettorali ed ha preferito far passare l’approvazione dei suoi passi fondamentali attraverso la più sicura scorciatoia dei parlamentari nazionali. Ma quando un paese rompiscatole come l’Irlanda ha nella sua costituzione l’obbligo del referendum per approvare i trattati europei ecco che allora alla piccola isola di quattro milioni di abitanti tocca la parte del bambino della favola che dice «il re è nudo». Anche per l’approvazione del trattato di Nizza nel 2001 l’Irlanda disse no con grande sorpresa dei suoi stessi esponenti politici segnalando anche il fossato che su questo piano separa un paese dai suoi rappresentanti. Nei giorni scorsi l’Irlanda ha detto di nuovo no respingendo il Trattato di Lisbona, nonostante che tutti ricordino in coro che l’Irlanda è stato il paese più miracolato dall’ingresso nella Unione europea. Ma l’Irlanda in questa disaffezione verso l’Europa purtroppo non sembra essere l’eccezione, ma solo il campione che parla anche per chi non è intervistato. Tre anni fa Francia e Olanda furono chiamate quasi per caso a pronunciarsi sulla costituzione europea e la respinsero.

Se questi segnali di allarme non bastassero ci sono i sondaggi degli ultimi anni a dirci che anche gli altri paesi europei che nessuno ha avuto voglia di scomodare con un referendum non la pensano molto diversamente da quelli che si sono pronunciati col voto. Un sondaggio Gallup di due anni fa esteso a tutta l’Europa rilevava che la maggioranza degli europei vedeva nell’euro più svantaggi e soprattutto accusava la nuova moneta dell’aumento dei prezzi, che, altra faglia di rottura fra società civile e istituzioni, non era preso in considerazione dagli istituti di statistica. Un sondaggio Harris del marzo dell’anno scorso portava alla luce che addirittura il 44% degli europei occidentali giudicava che le cose erano peggiorate con l’ingresso nell’Ue. Dallo stesso sondaggio appariva che erano più coloro che associavano l’Unione all’idea di burocrazia che all’idea di democrazia.

E per dissuadere chi la pensa così non si è certo fatto molto. Il parlamento europeo, il più pagato e il meno frequentato del mondo, è l’unico parlamento conosciuto che non fa leggi. Le norme comunitarie sono invece approvate dalla commissione che non è eletta. Fra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo c’è non solo una grande dispersione di sedi, ma anche una grande confusione di ruoli per quanto riguarda la classica divisione dei poteri.

Il cittadino ha la percezione che dall’Unione arrivino soprattutto solo cattive notizie che assomigliano tanto a ingiunzioni di pagamento e promesse di sacrifici. Da Bruxelles giungono per lo più ordini perentori a risanare i bilanci nazionali. Il che vuol dire o maggiori tasse o minori spese o tutte e due insieme.Dalla Banca Europea, più autocratica di qualsiasi monarchia assoluta, vengono gli aumenti dei tassi che ti fanno aumentare il mutuo della casa e quella rivalutazione infinita dell’euro che impedisce al piccolo imprenditore di vendere all’estero, mentre il dollaro americano, lo yen giapponese, lo yuan cinese sono volutamente deprezzati continuamente.