Età, vocazioni e provenienze diverse li caratterizzano. Esperienze simili realizzate in luoghi lontanissimi li legano. Un desiderio comune li ha portati fino a Roma: approfondire le tematiche legate all’ecumenismo e al dialogo interreligioso per poter contribuire, nelle rispettive diocesi, a realizzare l’unità dell’intera famiglia umana. Si può descrivere così il variegato pubblico che ha animato l’annuale convegno degli uffici diocesani e delle commissioni per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso realizzato dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei.Un programma articolato aspettava gli oltre duecento partecipanti immersi fin da subito nell’aggiornamento del cammino ecumenico 2007 ricco di avvenimenti e novità: dalla terza assemblea ecumenica europea svoltasi a Sibiu, in Romania, all’importante documento approvato a Ravenna dalla Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa.Aggiornamenti e riflessioni, ma soprattutto vita e condivisione. I momenti di approfondimento su tematiche rilevanti sono stati arricchiti dalla presenza di rappresentanti di diverse Chiese che hanno reso questo incontro un’esperienza ecumenica durante la quale, oltre che progettare e discutere, si imparava a vivere insieme e a costruire, nell’incontro con la sensibilità e la cultura dell’altro, l’unità visibile della Chiesa.L’unità, quindi, non è solo un programma legato alla risoluzione di problemi teologici, ma una questione che riguarda e interroga tutti noi, perché realtà che nasce dalla vita, che si rafforza con la reciproca conoscenza, che cresce con il desiderio di incontro e collaborazione, che si alimenta nel dialogo continuo e a tutti i livelli. L’ecumenismo – è stato più volte ribadito – non è un’attività da fare, ma uno stile di vivere il cristianesimo che ci fa portare nel cuore e tradurre in concrete azioni la tensione che sempre deve caratterizzarci. Anche se viviamo in una realtà solo cattolica, non possiamo non sentirci responsabili del dialogo ecumenico e contribuirvi, ad esempio, con la preghiera. Una preghiera che, ogni anno nel cuore del mese di gennaio, ha il suo momento più forte quando si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.Una tappa importante che festeggia quest’anno il suo centenario. Celebrata per la prima volta nel 1908 si ripete oggi in tutto il mondo e vede pregare uniti cristiani cattolici e quelli di molte altre Chiese. Un’occasione che però sempre di più si vorrebbe divenisse solo una delle occasioni che nel corso dell’anno ci vedono insieme a pregare e costruire l’unità. Innanzitutto perché ci si augura che, conoscendosi e lavorando insieme, si possano realizzare, ad ogni livello, azioni comuni. Tra gli esempi di concretizzazioni già in atto il convegno ha permesso di condividerne alcune in vari campi, soprattutto in ambito sociale: dal contributo per la formazione dei giovani delle scuole ad iniziative che coinvolgono luoghi di lavoro nei quali operano insieme cristiani di varie confessioni.E da dove cominciare? Prima di tutto amare l’unità ed esserne testimoni credibili nella nostra comunità ecclesiale, nella nostra comunità locale per attingere poi, da queste esperienze, per la realizzazione del cammino di dialogo anche in ambito ecumenico. Esso, poi, come ogni confronto con quanto è altro da noi, può essere occasione per prendere maggiore coscienza della nostra identità, delle caratteristiche e delle ricchezze della nostra Chiesa. Una coscienza rinnovata che nell’incontro con le altre comunità ecclesiali diviene occasione per mettere in comune quanto di bello abbiamo ricevuto, in ascolto di quanto di bello possiamo scoprire nell’esperienza delle altre Chiese. Perché il dialogo funzioni una convinzione deve guidarci: la diversità, nello scambio per la reciproca conoscenza, può diventare reciproca ricchezza. Ed anche antichi pregiudizi possono lasciare il posto ad amicizia e stima nel rispetto delle singole identità. Anna Lisa Innocenti