Opinioni & Commenti

E la religione del pallone rilesse parabole e decaloghi

di Lorella PellisI tempi cambiano. Provate a chiedere a un giovane, per la strada, che cos’è una parabola. Nessuno o quasi vi citerà ad esempio qualche brano del Vangelo. Qualche liceale dello scientifico, o studente di Matematica, potrebbe parlarvi della particolare curva originata da una certa equazione. Il resto, ovvero la massa, vi spiegherà che è un aggeggio da collocare sul tetto per captare i programmi criptati delle pay tv. Niente più regno dei cieli come paragone, quindi, a meno che non sia evocato, con una traduzione impropria, come «kingdom of Sky», il regno, insomma, dell’indiscusso signore delle tv Rupert Murdoch, che nella concezione dei più, tutto sommato, ha poco o niente da invidiare al Padreterno.

Ora che i ministri della più frequentata liturgia domenicale, e anche prefestiva, sono tornati ad officiare dopo la troppo lunga pausa estiva e l’infelice avvio dal punto di vista della violenza, le parabole tornano a evocare nelle nostre case immagini di paradisi, purgatori o inferni, a seconda della fede professata, perché – si sa bene – non tutte rispondono in ugual modo alle aspettative. Ma non fa differenza, i riti sono riti e non parteciparvi è peccato. Così anche i seguaci del rito cadetto, dopo il tentativo quasi eretico di bloccarne la settimanale cadenza, possono bearsi di fronte a una stagione che prevede addirittura qualche celebrazione in più rispetto al solito, anche se molte ancora prive di parabola. Certo, i passi da fare per una completa sostituzione dell’antica religione sono ancora molti, ma i grandi sacerdoti stanno mettendo a punto tutti gli aspetti del nuovo credo, a cominciare dal decalogo. Che, com’è stato stabilito, al terzo comandamento reciterà: «Ricordati di calcificare le feste»…