Il Consiglio pastorale diocesano raccoglie la sfida di «immaginare la speranza» dentro le forme della vita quotidiana, che già il convegno di Verona aveva messo al tema attraverso gli ambiti dell’esistenza umana (la vita affettiva, il lavoro della festa, la fragilità, la tradizione, la cittadinanza). È una scelta coraggiosa, con cui il tratto singolare della fede diventa lievito nella pasta del mondo, leva dentro i meccanismi della storia .L’assottigliar delle energie e delle risorse pastorali può essere letto come un appello dello Spirito che invita le comunità cristiane a ripensare profondamente le forme elementari dell’esperienza cristiana: l’annuncio, l’iniziazione cristiana, la parrocchia, la domenica, temi questi che hanno impegnato la Chiesa, nella prima parte di questo decennio,a un profondo ripensamento dell’azione pastorale.Un significativo rinnovamento pastorale deve ricollocare al centro la persona. Per questo «bisogna accelerare l’ora dei laici». Non solo per stare con lui., ma perché senza di loro è impossibile che avvenga quel mirabile scambio tra la vita delle persone e il fermento del Vangelo. Sono loro ad essere il vero tramite fra la Chiesa e il mondo e i primi testimoni della fede in Cristo risorto nel quotidiano.Cura delle relazioni, corresponsabilità, pastorale integrata, comunione tra le aggregazioni: molti nomi di un unico stile che «disegna» la Chiesa del futuro. Immaginare la speranza è, in definitiva, un «cantiere aperto» dove si sperimenta, nelle diverse situazioni e con diverse modalità, «il grande “sì” che Dio in Gesù Cristo ha detto all’uomo e alla sua vita», come ha sottolineato Benedetto XVI.