Arezzo - Cortona - Sansepolcro

E il verbo torna a farsi carne

Oggi il corpo è più che mai al centro dell’attenzione, quasi un oggetto di venerazione. Camminiamo per la strada e ci sentiamo guardati da grandi manifesti che ci promettono successo, salute, forma fisica, eterna giovinezza; nelle edicole e librerie sono sempre più presenti riviste o testi specializzati per il corpo; nei negozi sportivi troviamo una infinità di accessori per ogni parte del corpo. In continuo aumento poi il numero di palestre con nomi ben significativi: body line, body sculpt, silhouette, body planet, estetica del corpo. Veri luoghi di culto per il «corpo».La nostra cultura occidentale, troppo spesso, ha letto il «corpo» in contrapposizione all’«anima». Il corpo lo abbiamo in comune con tutte le altre realtà terrestri; l’anima è ciò che ci distingue dagli animali. I greci sostenevano che il corpo è la prigione dell’anima come una realtà estranea da abbandonare appena possibile. Per loro quello che contava era l’anima. Questa visione parziale dell’uomo ha condizionato anche il nostro modo di leggere la Parola di Dio e la storia di ogni giorno. Si sono così «formate» due diverse posizioni: quella spiritualista e quella materialista. E spesso oggi, per la troppa attenzione al corpo, ci sono persone che perdono di vista la propria anima (pornografia), e altre che mettono in pericolo la stessa vita (anoressia).Secondo la Scrittura l’uomo è considerato come un tutto. «Gesù, il Verbo – scriveva Ippolito di Roma – ha preso un corpo mortale dalla Vergine e ha trasformato l’uomo vecchio nella novità di una creazione nuova». E spiegava Gregorio di Nazianzo: «Io amo il corpo come amico, ma lo odio come un nemico e un avversario; lo fuggo come una prigione, lo venero come mio coerede. Ma ciò che si deve fare, fratelli, è curare il corpo come un parente ed un amico»-Il corpo è parola, è parte integrante della personalità. Ciò che ciascuno di noi è, lo troviamo nel codice genetico di ogni cellula del corpo. Il nostro corpo comunica sempre qualcosa di noi stessi, perché noi non abbiamo un corpo ma siamo corpo. Gli atteggiamenti, il modo di fare, la stessa vita cambia con il crescere ma sempre abbiamo a che fare con il corpo. Non se ne può fare a meno. E’ per questo che bisogna imparare a «leggerlo».Il corpo è relazione, è l’uomo che si esteriorizza, è ciò che mi collega agli altri, al mondo, ciò attraverso cui mi esprimo e prendo coscienza di me stesso. Quante volte notiamo nel corpo tatuaggi, orecchini, pearcing e altro. Per non parlare dell’abbigliamento. Sono semplicemente «messaggi» che troppo spesso vengono giudicati e invece dovrebbero essere letti. Unico tra le creature visibili, l’uomo è fatto a immagine di Dio, capace di dialogare con lui, di conoscerlo e di amarlo.Il corpo è annuncio. Ogni uomo è chiamato attraverso Gesù ad incontrare il Dio della vita con tutta la sua persona, corpo e anima. Il corpo stesso non è destinato a marcire ma a risorgere. «Non è lecito all’uomo – sostiene Gaudium et Spes – disprezzare la vita corporale; egli, anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio destinato alla resurrezione nell’ultimo giorno. Perciò è la dignità stessa dell’uomo che postula che egli glorifichi Dio nel proprio corpo, e che non permetta che esso si renda schiavo delle perverse inclinazioni del cuore». Non c’è nulla di più consolante del sapere che il nostro corpo risorgerà. La resurrezione, centro della fede cristiana, riguarda proprio il corpo e si fonda sulla esperienza di Gesù risorto.Dal momento che Gesù, Parola eterna del Padre, si è fatto carne, la mia carne verrà divinizzata. L’incarnazione del Figlio di Dio annuncia già che i nostri corpi mortali sono destinati alla resurrezione. «Nulla entra nell’intelligenza senza passare prima attraverso i sensi», sosteneva San Tommaso d’Aquino.Buon natale.don Francesco Sensini