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E il Convegno di Verona viene «tradotto» in diocesi

A distanza di un mese dal quarto Convegno ecclesiale nazionale ospitato ad ottobre nella città scaligera dal titolo «Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo», la diocesi fa il punto sulla mole di input partiti da Verona e inizia il cammino per tradurre nella pastorale ordinaria gli orientamenti di fondo scaturiti dal grande appuntamento della Chiesa italiana. Prima tappa del percorso locale: il confronto sul Convegno ecclesiale in seno al Consiglio pastorale diocesano che è tornato a riunirsi avendo come unico punto all’ordine del giorno l’analisi di Verona.IL CONVEGNO IN DIOCESI «A Verona è emersa una Chiesa viva e concreta che vuol tradurre in italiano il Concilio Vaticano II». Il Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, sinterizza così l’esperienza del Convegno ecclesiale di fronte al Consiglio pastorale. E indica le linee per il futuro prossimo: «Verona è stata come una spinta, come l’inizio di un cammino – spiega – Adesso occorre dare corpo all’entusiasmo affiorato durante il Convegno e rendere visibile il grande “sì” della nostra fede come ci ha invitato a fare il Papa».IL VOLTO DELLA CHIESA L’immagine della Chiesa che è venuta a galla nei cinque giorni veronesi è quella di una «Chiesa popolare, intesa come del popolo di Dio». Lo precisa Silvia Mancini, una delle delegate diocesane al Convegno, che spiega come non sia più «il tempo di un cristianesimo minimo» ma serva una «Chiesa che abbia al centro la vita quotidiana». Di fatto occorre ripartire dall’incontro fra la spinta che sale dai laici e il percorso indicato dalla gerarchia ecclesiale. Proprio come è avvenuto a Verona. Lo sottolinea Franco Vaccari che ha guidato uno dei gruppi di lavoro. «A Verona – afferma – è emerso un metodo ecclesiale di interazione che è prezioso».LA FORMAZIONE Una delle istanze su cui si è incentrato il Convegno è stata la formazione. «Verona – dichiara Paolo Nepi, altro delegato diocesano – ha ribadito la necessità della formazione che è indispensabile per vivere al meglio il quotidiano». Formazione che va in simbiosi con la cultura. «Scommettere sulla dimensione culturale – afferma Vaccari – significa lanciare la seconda fase del progetto culturale che, però, deve superare le barriere della autoreferenzialità». Il tema della formazione è caro alla diocesi. Lo sottolinea il vicario generale, monsignor Giovacchino Dallara, che invita a proporre una «formazione che parta dall’uomo e sia sorretta da una comunione intensa». E la sollecita Marco Rossi, membro del Consiglio pastorale, che considera la formazione come un «dovere cristiano e professionale»: «Non c’è solo l’esigenza di essere formati – aggiunge – ma anche quella di essere formatori verso gli altri». La Chiesa aretina ha scommesso sulla formazione. Molte le iniziative su cui si è già alzato il sipario. E fra le bussole c’è l’istituto superiore di scienze religiose «Gregorio X» che il Vescovo definisce «un indispensabile centro di formazione che dovrà essere un punto di riferimento anche per l’esterno».I LAICI Altro tema di Verona è stato quello del laicato. «Occorre puntare sulla responsabilità dei laici», spiega Silvia Mancini. E il diacono Umberto Valiani, segretario del Consiglio pastorale diocesano, rilancia l’idea di una «consulta dei laici» in diocesi.L’IMPEGNO CIVILE L’impegno sociale e civile dei cattolici ha attraversato le cinque giornate di Verona. «L’azione politica – afferma Paolo Nepi – è una delle forme attraverso cui si esprime la carità cristiana, ma non va intesa come salvaguardia della Chiesa ma come difesa della dignità dell’uomo».L’AFFETTIVITA’ La Chiesa come «luogo di relazioni autentiche in cui si vivono legami profondi». Ecco uno degli spunti legati all’ambito della vita affettiva che Verona ha suggerito. Lo riferisce don Adriano Moro, delegato al Convegno. «Cristo – spiega – ha indicato la modalità della relazione affettiva che deve essere eticamente orientata». Il Convegno ha parlato anche dei rischi odierni della vita affettiva come «l’individualismo, l’analfabetismo affettivo, l’incapacità di dire “per sempre” nell’amore», afferma don Moro. E fra le proposte c’è quella di un attento «accompagnamento spirituale».LA PARROCCHIA Verona ha rilancio l’immagine della parrocchia dal volto missionario che è il perno della pastorale e vive in mezzo alla gente. E dal Convegno è arrivato un messaggio chiaro: «Vanno superate le barriere fra movimenti e parrocchia», fanno sapere Franco Vaccari e Paolo Nepi.LA COMUNIONE Comunione, collaborazione e corresponsabilità: la triade indicata dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nella prolusione di apertura al Convegno nazionale è un comune denominatore da tradurre in ambito diocesano. «C’è bisogno di una maggiore comunione – spiega il Vicario Generale – E dalla comunione deriva la condivisione». di Giacomo Gambassi