Toscana
E i cattolici puntano sul collegamento sociale cristiano
«La presenza dei cristiani nelle vicende sociali, civili e politiche, finalizzata alla ricerca del bene comune locale e universale, è un aspetto irrinunciabile della loro missione nel mondo».
Parte da questa premessa il «Manifesto per il collegamento sociale cristiano» varato di recente in Toscana. «Il documento, che propone come spiega don Pierlugi Milesi, incaricato regionale della Pastorale sociale una piano finalizzato a risvegliare nei cristiani un rinnovato e coerente interesse alle vicende sociali e politiche», è il risultato di un cammino, animato e coordinato dal vescovo di Prato Gastone Simoni che all’interno della Conferenza episcopale toscana ha la delega per la Pastorale sociale. L’impegno sociale e politico è definito dal documento come un capitolo del «Vangelo della carità» e dunque è un impegno «sensato» e «obbligato».
«Come uomini e donne coscienti e responsabili, come uomini e donne credenti si dice al secondo punto , non possiamo chiudere gli occhi sulle immani necessità della terra, sui più gravi problemi etico-sociali vicini e lontani, sulla sorte locale e globale dell’umanità. Non possiamo rassegnarci a lasciare la vita del mondo in mano a sistemi ideologici, economico-sociali e politici ingiusti, oppressivi, largamente indifferenti alla solidarietà verso le moltitudini più povere e alla vera libertà di ogni essere umano. Non possiamo rassegnarci neppure a che la società sia guidata dal laicismo irreligioso o da un’idea della democrazia legata al relativismo morale e allergica al senso cristiano dell’uomo. E ci opponiamo ovviamente ai fondamentalismi più o meno estremi che strumentalizzano la religione, la nazione e i legittimi interessi dei popoli e delle culture».
«Questa passione per il bene comune continua il terzo punto è mossa e qualificata dall’ispirazione cristiana, la quale consiste nell’influsso effettivo dello spirito e del messaggio evangelico nelle concezioni e nelle scelte sociali e politiche di fondo, nelle idee e nei progetti che ne derivano, e al tempo stesso nella prassi concreta, nello stile morale del servizio e dell’azione. La laicità di questa azione con tutte le sue risorse naturali, le sue competenze, le sue ricerche e le sue giuste dialettiche non ne viene mortificata ma piuttosto animata, purificata, elevata».
«Ecco perché, nonostante i nostri limiti spiega il Manifesto al quarto punto , abbiamo preso l’iniziativa di invitare i fratelli e le sorelle di fede a unirsi con noi non già in un partito o in un’alleanza di partiti il che ha la sua importanza, ma esula da questo appello bensì ad unirsi, più numerosi possibile, in un grande rinnovato movimento, che metta radici e cresca, da ogni parte, nella base della società e della comunità credente. Riprendendo la migliore storia del cattolicesimo sociale e politico». «Ciascuno ha fatto e potrà fare, più o meno convinto, le proprie scelte di partito o di voto: nessun dogma al riguardo, sebbene sia doveroso cercare di scegliere in maniera seria e coerente». «Da queste considerazioni è scritto nel quinto punto del Manifesto è nato il Collegamento sociale cristiano. È nato in Toscana, ma viene proposto forse osando, forse sognando ai cattolici di altre regioni. Esso intende servire una nuova stagione di laicità cristiana sui versanti sociali, civili e politici. Intende farlo attraverso la creazione, il risveglio e la messa in rete di circoli locali o gruppi di base, aiutati da un centro coordinatore tramite un’organizzazione capillare e leggera e soprattutto formati da persone che ci stanno, che ci stanno, nonostante le loro differenze, a mettersi e a restare insieme al duplice scopo di riflettere e formarsi agli impegni per il bene comune e di prendere posizione sui fatti e i problemi correnti»..
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