Pisa
E A SETTEMBRE TORNA ANIMA MUNDI
di Andrea Bernardini
Cinque secoli di musica in sette concerti, «concentrati» in due settimane. Da giovedì 13 a venerdì 28 settembre la Cattedrale e il Camposanto monumentale ospiteranno la dodicesima
edizione di «Anima Mundi», rassegna internazionale di musica sacra. Un evento «offerto» alla città di Pisa e a tutti gli appassionati: ai concerti si potrà assistere gratuitamente, ma occorrerà ritirare il biglietto nei giorni precedenti. Il programma dell’edizione 2012 è stato presentato nei giorni scorsi dal professor Giovanni Padroni (Opera della Primaziale pisana), monsignor Aldo Armani (rappresentante del Capitolo della Primaziale), Andrea Pieroni (presidente della Provincia) Silvia Panichi (assessore alla cultura del comune di Pisa) Antonio Guicciardini Salini (presidente della Fondazione Cr San Miniato), Guido Corti e Sandro Cappelletto. Confermato alla direzione artistica della rassegna, per il settimo anno consecutivo, il maestro John Eliot Gardiner (cfr sua presentazione nel colonnino). Primo concerto: il prossimo 13 settembre. Nell’esecuzione dell’Orchestra Sinfonica Caikovskij diretta da Vladimir Fedoseyev, «Anima Mundi» accosterà maestro e allievo: Nikolaj Rimskij-Korsakov e Ottorino Respighi. Il concerto di Alexander Lonquich al Camposanto Monumentale – fissato per domenica 16 settembre – è una riflessione sullo scorrere e sul sostare del tempo, capace di «affiancare la potenza innovatrice e visionaria del pianismo di Stockhausen – ha commentato il critico musicale Sandro Cappelletto - alle scansioni narrative, che volentieri smarriscono e si smarriscono, di Franz Schubert». Martedì 18 settembre si torna in Cattedrale per ascoltare il «Diluvio universale» di Michelangelo Falvetti (1642-1692?), esecuzione italiana in tempi moderni di un «dramma sacro» la cui recente riscoperta si deve al Festival di Ambronay, storica, prestigiosa rassegna dedicata alla musica barocca. Il concerto costituisce l’occasione per ascoltare un autore di primissimo rango del periodo barocco: siciliano, musicista e presbitero, padre di una musica accesa, caravaggesca nei suoi contrasti espressivi e cromatici. Il testimone lasciato da Falvetti è ripreso da Benjamin Britten con l’«Arca di Noé», anch’essa ispirata al tema del diluvio universale: la potremo ascoltare sabato 22 settembre in Camposanto monumentale. L’«Arca» giunge in scena dopo aver coinvolto nella fase di preparazione ed esecuzione alcune scuole pisane, che con entusiasmo hanno aderito all’invito ad assistere, a scoprire come si costruisce un’opera di teatro musicale. «Victimae paschali Laudes», il concerto di venerdì 21 settembre (ore 21, Cattedrale), assume come titolo una celebre sequenza, datata probabilmente all’XI secolo e intonata in particolare durante i riti pasquali. Il Coro Costanzo Porta diretto da Antonio Greco ne percorrerà l’evoluzione stilistica: un tragitto che va dai primi codici medievali fino ad oggi, al brano composto, sullo stesso testo, da David Di Paoli Paulovich, vincitore della nuova edizione del concorso di composizione Anima Mundi, al quale quest’anno sono giunte trenta partiture, segno di una crescente e sempre più qualificata attenzione. Compositore, musicologo e direttore, nato a Trieste, David Di Paoli Paulovich ha al suo attivo una copiosa produzione di musica vocale sacra e profana, strumentale e numerose trascrizioni. Il suono barocco, degli strumenti e della voce, è di nuovo protagonista nel concerto del 25 settembre. Il soprano Nuria Real e il prestigioso ensemble Concerto Köln partiranno da tre giganti italiani – Vivaldi, Pergolesi, Dall’Abaco («sì, anche Dall’Abaco (1675-1742), che merita un’attenzione meno episodica» ha osservato Cappelletto) per giungere a una cantata di Bach, compositore che tante volte si è rivolto alla musica italiana per trarne spunti, idee, affetti. A Sir John Eliot Gardiner e ai suoi complessi artistici che a Pisa consideriamo ormai ‘di casa’ – il Monteverdi Choir e l’Orchestre Révolutionaire et Romantique – è affidata la conclusione del Festival. Nella «Missa Solemnis di Beethoven», quell’unione di finito/infinito che è l’uomo convive in una tensione, un’ansia, una ricerca infine di pace. «Espressione, disarmante per sincerità – ha concluso Cappelletto - del conflitto interiore vissuto da Beethoven, capace qui, come in tutti i suoi estremi capolavori, di percorrere la storia della musica con uno sguardo d’aquila, altissimo e perfettamente umano».