Cultura & Società
Due testimoni giudicano il Papa Giovanni televisivo
«La verità è che ho avuto un’esperienza dal vivo con Papa Giovanni, l’ho incontrato e udito parlare. Di conseguenza ho durato fatica a vederlo rifatto in tv. Senza tuttavia togliere niente alla bravura dell’attore che lo ha interpretato».
Da Collevalenza, in provincia di Perugia, dove risiede da otto anni, monsignor Bianchi ci racconta del suo incontro con Giovanni XXIII.
«L’ho conosciuto nel ’62 quando con monsignor Florit, allora arcivescovo coadiutore di Firenze, siamo andati in pellegrinaggio a Roma con il Seminario. Io ero vicario generale. Siamo stati ricevuti in udienza: io ero in prima fila. Poi Papa Giovanni ci dette l’impressione di voler incontrare in separata sede l’arcivescovo Florit e anche me. In realtà ricorda monsignor Bianchi quando arrivammo nel corridoio per andare nelle stanze del Papa, il suo segretario, monsignor Capovilla, mi disse: no, lei no, monsignorino. Ci rimasi molto male e così dovetti rinunciare al faccia a faccia». Quel «no» e quel «monsignorino» procurarono un bel dispiacere nell’animo del vicario generale che però ebbe modo di rifarsi quando, da vescovo, andò a Roma da Paolo VI. «Guarda caso precisa l’emerito di Pescia colui che mi introdusse all’udienza di Paolo VI fu lo stesso Capovilla». E questa volta senza fare storie.
Mezz’ora dopo, da una porta in fondo allo studio del Papa entrò un altro Segretario. Il solito profondo inchino, la solita ricerca di fogli, il solito scopo: far capire che il tempo per quell’udienza era scaduto. E invece Papa Giovanni proseguì tranquillo a parlare.
«Sono sincero confessa monsignor Fiordelli se dico che ero un po’ preoccupato anch’io. Ed ecco che, dopo circa 45 minuti, all’improvviso si apre la porta ed entrano, potrei quasi dire irrompono, il segretario del Papa, il mio segretario, il fotografo e alcuni seminaristi. Papa Giovanni solo allora si rese conto. Si alzò, mi disse le ultime parole e tracciò una grande benedizione per me, per i sacerdoti, per tutti i pratesi. Delicatamente i segretari ci portarono fuori. Nelle sale e nei corridoi c’era un’aria poco propizia verso di me. Io salutavo sorridendo a destra e a sinistra, ma si vedeva chiaro che erano inquieti per la mia udienza col Papa, così enormemente fuori dalle regole. Io invece ero pieno di gioia».