Lucca

Dublino? Quasi ci sono più italiani che irlandesi, ma sul lavoro c’è una mentalità più aperta

«In Italia in ambito informatico ci sono tantissime grandi aziende, però per ambizione ho voluto vedere cosa c’era anche fuori. Dublino la chiamo la Silicon Valley europea: c’è Google, Microsoft, Facebook, Apple. Lavoro in Microsoft e uno dei miei sogni era lavorare con una grande azienda. Nell’ambito ingegneristico informatico, le grandi aziende a Milano offrono meno opportunità di carriera». 

In che cosa consiste il tuo lavoro? «Service engineer: lavoro nel team di Bing (il motore di ricerca di Microsoft, ndr). Faccio supporto di piattaforma di Bing, lato anche advertising, con i vari vertical di shopping, video ecc. Se i nostri clienti vogliono usare la nostra piattaforma, però vogliono una soluzione personalizzata, io cerco di aiutarli a sviluppare una cosa che si possa interfacciare al nostro sistema».  Com’è stato il passaggio da Lucca all’estero? «Avevo fatto lo step da Lucca a Milano che già ti cambia un pochino la vita, perché parti da Lucca che è una città a misura d’uomo, però è piccola, abbastanza anche chiusa. A Milano c’è più libertà a livello di vita, però è una grande città, meno a misura d’uomo, più caotica, frenetica. Dublino la chiamo la piccola Londra perché è una capitale: a livello di immigrazione dall’estero è un boom: fra un po’ ci sono più italiani che irlandesi. Hai la grande città ma anche la piccola città».  Ci sono differenze nella mentalità lavorativa fra l’Italia e l’Irlanda? «In Italia, quello che ho visto, è che prima di tutto c’è la gara a chi esce dall’ufficio più tardi: se sei il primo che va via dall’ufficio ti fulminano come tu non voglia lavorare. A Dublino non c’è l’ansia di sbagliare, anzi qua una cosa che ti ripetono a oltranza è che sbagliare vuol dire imparare e l’importante non è tanto sbagliare, ma quanto riesci a imparare dai tuoi errori e a rialzarti quando cadi». Riusciresti a fare la stessa vita in Italia ad oggi? «Non credo: se tornassi in Italia domani, non credo che avrei le stesse prospettive di carriera. Qui ho tantissime possibilità di crescita, anche di cambiare idea, perché a questa a età non so fra dieci anni cosa vorrò fare, però so che a Dublino posso giocarmela e imparare e ambire a certe cose, invece in Italia sei più limitato».  Pensi mai a un ritorno? «Ci penso perché in Italia si vive bene: abbiamo l’estate. Puoi avere tutto in Italia: andare al mare, in montagna: vedere posti bellissimi. Anche come sanità in Italia non c’è paragone, perché qui abbiamo l’assicurazione sanitaria un po’ come in America: se vado a trovare il medico per farmi rinnovare una prescrizione pago tutte le volte. Secondo me la preparazione di un medico italiano è cento volte superiore, anche l’atteggiamento verso il paziente. Però vorrei tornare in Italia probabilmente se avessi l’opportunità in futuro».