Vita Chiesa
Dov’era Dio nella tragedia? Sempre lì, accanto a chi soffre
Qualcuno ha cinicamente chiesto dove era Dio mentre lo Tsunami si abbatteva a 400 km all’ora sulle coste asiatiche, distruggendo in pochi minuti interi villaggi di pescatori, cancellando chilometri di spiagge e villaggi turistici, inghiottendo decine di isole e di edenici atolli…
Vogliono sapere dove era Dio, mentre la morte faceva il suo bottino. E a chiederlo (non a chiederselo) sono proprio coloro che normalmente vivono benissimo senza Dio e che si fregiano del titolo di «ateo»; paradossalmente sono coloro che non credono in Dio che si danno tanta pena di sapere dove era, per dimostrare nella sua presunta assenza la sua non-esistenza. Dove è Dio? E se c’è, perché tace? Forse che non vede e non sente? Forse che Dio è insensibile al destino degli uomini? Allora non è Dio, affermano; e non ci serve comunque un dio così, aggiungono.
Ma questa volta la domanda raggiunge non la fredda ragione ma il cuore di centinaia di «credo», perché lì, nel fango dell’Oceano Indiano e fino alle coste dell’Africa, vi sono sepolti i figli di popoli indù, buddisti, animisti, mussulmani, shintoisti, taoisti, cristiani di tutte le confessioni, ed aderenti a mille fedi locali…
Dove era Dio? E quale Dio c’era? E c’è ancora, o è stato ingoiato con il suo tempio a picco sul mare? Provate a fare queste domande, frutto del nostro pensiero illuminista ma poco illuminato, a coloro che lo tsunami se lo sono sentito passare sulla pelle. Provate a sollevare la polemica dell’esistenza di Dio con chi piange i suoi morti. Provate a chiederlo a quella madre dalle braccia stanche di scavare fra i detriti gridando il nome della propria bambina .. E vi dirà che Dio, l’unico Dio, il suo Dio è lì vicino a lei, che scava con lei e sostiene la sua speranza. Chiedetelo a chi sta cremando sulla spiaggia i suoi cari, di cui resta l’unico superstite, e vi dirà che Dio, l’unico Dio, il suo Dio, è lì che accoglie come profumo prezioso le ceneri di coloro che, amati da Lui, vengono trasformati in eterni atti di amore.
Chiedetelo a quei monaci buddisti, cui resta addosso solo un brandello di stoffa arancione e aspettano con immutabile pace la ciotola di riso di ogni giorno, e vi risponderanno che Dio, l’unico Dio, il loro Dio, è luce anche nelle tenebre più fitte. Chiedetelo a quel pescatore che ha perso tutti e tutti, e non gli restano neanche le braccia per rimboccarsi le maniche e asciugarsi le lacrime che non cessano di irrigare il suo volto riarso dal sale… e vi dirà che Dio, l’unico Dio, il suo Dio è ciò che gli resta per ricominciare.
E se i morti potessero parlare, loro stessi vi risponderebbero che Dio, era là, oltre l’inferno di fango, ad accoglierli in un infinito abbraccio di misericordia, in cui ognuno si è sentito chiamare per nome, con amore invitato alla Vita e poi ricreato per l’Eternità. Risponderebbero così anche quegli occidentali che forse di Dio, del loro Dio, non si erano più dati troppo pensiero nella vita di tutti i giorni, e per i quali il Natale è soprattutto un tempo per ritemprare lo spirito al sole equatoriale. Vi risponderebbero che Dio, l’unico Dio, si è ricordato di loro e li ha tenuti per mano, senza mai abbandonarli alla disperazione, accompagnandoli come il figlio più caro, quello più atteso e desiderato, verso la Vita.