Italia

DOSSIER CARITAS/MIGRANTES: PER 250.000 STRANIERI L’ITALIA È LA LORO TERRA. SERVONO PIÙ DIRITTI

Circa 250.000 persone, seppur straniere, sentono l’Italia come la loro terra. Al censimento del 2001 la percentuale dei cittadini stranieri nati in Italia era infatti del 12%, provenienti soprattutto da Marocco, Albania, Tunisia, Cina, Filippine, Jugoslavia, Egitto e Romania. Sono alcuni dei dati contenuti nel Dossier statistico immigrazione 2004 Caritas/Migrantes, presentato oggi a Roma e in 12 città italiane. Secondo le stime del Dossier, giunto alla XIV edizione, sono 2.600.000 milioni gli immigrati regolari in Italia (compresi i 400.000 minori), uno ogni 22 residenti, con un’incidenza del 4,5% sulla popolazione complessiva.

Tra il 2000 e l’inizio del 2004 vi è stato un raddoppio di presenze. I due terzi (66,1%) degli immigrati sono venuti per lavoro (in aumento), circa un quarto (24,3%) per motivi di famiglia, con una forte tendenza all’insediamento stabile. Quelli con almeno cinque anni di soggiorno sono ormai il 60% mentre un terzo soggiorna da almeno 10 anni. Nel 2003 sono stati invece 107.500 i nuovi ingressi in Italia, di cui l’85% dei visti per lavoro è stato attribuito agli immigrati dell’Est Europa. Difficile, invece, accertare la presenza irregolare: le stime vanno dai 200.000 agli 800.000.

Nel 2004, tra respingimenti ed espulsioni, sono state coinvolte 105.739 persone. La presenza europea copre quasi la metà del totale (47,9% di cui solo il 7% costituito da cittadini comunitari), seguita dall’Africa con il 23,5%. I primi tre gruppi nazionali sono Romania, Marocco, Albania, ciascuno con circa 230/240mila soggiornanti. Al quarto posto balza sorprendentemente l’Ucraina (113.000) e quinta è la Cina (100.000). In ambito lavorativo, invece, nel 2003 una assunzione su sei ha riguardato un immigrato. Franco Pittau, del Comitato scientifico del Dossier, invita a “semplificare al massimo la vita degli immigrati, riconsiderando la durata dei permessi di soggiorno e potenziando l’efficacia della macchina burocratica”. Tra gli altri diritti, chiede di insistere sull’accesso agevolato alla cittadinanza e sulla concessione del voto amministrativo. Più immigrati cristiani che musulmani, mentre l’italiano oscilla tra apertura culturale e pregiudizi. E’ questo unaltro dato che sembra emergere dal Dossier immigrazione Caritas/Migrantes. Il notevole aumento degli immigrati dell’Est Europa, in prevalenza ortodossi, ha portato infatti i cristiani a sfiorare la metà del totale (49,5%), seguiti dai musulmani con un terzo delle presenze (33%). Riguardo agli usi e ai costumi religiosi sembra che gli italiani siano abbastanza aperti (il 70% si dichiara contrario ad una legge restrittiva come quella approvata in Francia).

Da un’indagine condotta a Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo risulta un sostanziale favore dei cittadini per il mantenimento delle proprie usanze da parte degli immigrati (55%). Il 63% è anche favorevole alle coppie miste tra italiani e stranieri e ben il 69% ritiene tollerabile il velo islamico in quanto paragonabile a simboli di altre religioni, anche se il 40% è poco o per nulla favorevole alla costruzione di nuove moschee.

I giornali attestano però la persistenza di intolleranze razziali. Nel corso di 5 anni sono aumentati gli atti razzisti (50 su 236 nel 2002, pari al 21,2% del totale) che sfociano nella morte dell’aggredito. Un’altra indagine, condotta su un campione di giovani tra i 14 e i 18 anni, mostra come il pregiudizio razziale in Italia sia più marcato verso musulmani, ebrei e immigrati extracomunitari e più presente in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Diverse discriminazioni riguardano l’accesso all’alloggio: il 57% degli affittuari di 5 città del Nord Italia e di 7 del Centro sono contrari ad affittare a immigrati. Il record negativo spetta a Bologna (95%). Più aperte sono invece Roma (51%), Genova (52%) e Bari (54%). Sir