Italia

DOSSIER CARITAS/MIGRANTES: 4,5 MILIONI DI IMMIGRATI, LA PIÙ ALTA CRESCITA NEI PAESI UE

L’Italia è lo Stato dell’Unione europea in cui lo scorso anno la presenza straniera è maggiormente cresciuta in termini assoluti. Si è trattato di un aumento annuo di 458.644 residenti immigrati nel 2008 (+13,4% rispetto all’anno precedente), per una cifra complessiva di 4.330.000 presenze regolari, che diventano 4,5 milioni se compresa la regolarizzazione di settembre nel settore della collaborazione familiare. Una presenza che incide tra il 6,5% (residenti) e il 7,2% dell’intera popolazione. Il 2008 è anche “il primo anno in cui l’Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione, si è collocata al di sopra della media europea” (6,2%, ossia 38,1 milioni di immigrati, di cui un terzo proveniente da altri Stati membri). E’ quanto emerge dalla XIX edizione del Dossier statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, presentato oggi a Roma e in diverse città italiane. Continuano a prevalere – si legge nel Dossier – le presenze di origine europea (53,6%, per più della metà da Paesi comunitari). Seguono gli africani (22,4%), gli asiatici (15,8%) e gli americani (8,1%). Risulta fortemente attenuato il policentrismo delle provenienze, che per molti anni è stato una caratteristica dell’immigrazione italiana: le prime 5 collettività superano la metà dell’intera presenza (800 mila romeni, 440 mila albanesi, 400 mila marocchini, 170 mila cinesi e 150 mila ucraini). Per quanto riguarda gli sbarchi, il Dossier Caritas/Migrantes ricorda che sono meno dell’1% della presenza regolare: “Nel 2008 sono state 36.951 le persone sbarcate sulle coste italiane, 17.880 i rimpatri forzati, 10.539 gli stranieri transitati nei centri di identificazione ed espulsione e 6.358 quelli respinti alle frontiere”. In Italia, rileva poi il rapporto, più di un quinto della popolazione straniera è costituito da minori (862.453), mentre i nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (72.472) sono il 12,6% delle nascite totali. Gli alunni stranieri, nell’anno 2008/2009, sono saliti a 628.937, con un’incidenza del 7%. Sul fronte “lavoro” i lavoratori stranieri sono quasi un decimo degli occupati e nel 2007 hanno contribuito all’economia italiana per 134 miliardi di euro, pari al 9,5% del prodotto interno lordo. La regolarizzazione dei collaboratori familiari del settembre 2009 (294.744 domande di assunzione), ha invece fruttato 154 milioni di euro in contributi arretrati e marche, mentre tra il 2010-2012 farà entrare nelle casse dell’Inps 1,3 miliardi di euro supplementari. Dinamismo c’è anche nel lavoro imprenditoriale: 187.466 cittadini stranieri sono titolari di impresa. Le acquisizioni di cittadinanza (39.484 nel 2008) sono quadruplicate rispetto al 2000. Oltre un decimo della popolazione immigrata, inoltre, è diventata proprietaria di un appartamento.Di contro, denuncia il Dossier Caritas/Migrantes, gli episodi di razzismo e discriminazioni sono stati migliaia, delle quali 511 riconducibili a qualche forma di discriminazione, in 4 casi su 10 riguardanti immigrati africani, specie maghrebini. Secondo l’Agenzia europea per i diritti fondamentali, l’Italia è tra gli Stati membri più intolleranti nei confronti dei musulmani: 1 intervistato su 3 ha dichiarato di aver subìto un atto discriminatorio negli ultimi 12 mesi. Per Franco Pittau, curatore del Dossier, “tre sono i punti in grado di riassumere i nuovi numeri: inquadrare gli immigrati come regolari e non come clandestini; inquadrarli come lavoratori e non come delinquenti; inquadrarli come cittadini e non come stranieri”. Pittau ha ricordato che “il Dossier non afferma che l’immigrazione non presenti aspetti problematici ma, attraverso i numeri, ci orienta verso una sua visione realistica e più positiva”. Da qui l’invito ad una “messa a punto dell’atteggiamento personale, liberandolo dai pregiudizi, e da parte dei politici una maggiore apertura in materia di cittadinanza e di partecipazione, compresa la messa a disposizione di maggiori risorse”. “La vera emergenza in Italia – ha sottolineato – è la mancanza di un consistente ‘pacchetto integrazione’ che prepari allo scenario di metà secolo, quando saremo chiamati a convivere con 12 milioni di immigrati”.“L’eccessiva enfasi posta sul ‘pacchetto sicurezza – ha commentato durante la presentazione del Dossier immigrazione mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Commissione episcopale migrazioni e della Fondazione Migrantes – ha visto contrariata la comunità ecclesiale, ai vertici e alla base. E’ eccessiva la sperequazione tra l’interesse a difenderci da eventuali problemi connessi con l’immigrazione e il dovere di accoglienza”. Bisogna perciò “cambiare e favorire condizioni di vita più serene per noi stessi e per gli immigrati”. Mons. Schettino ha tracciato, a questo proposito, sei proposte, tra cui “rivedere i flussi migratori, superando i rallentamenti della burocrazia; dare maggiore risalto alla conoscenza della lingua italiana e delle tradizioni; pervenire al riconoscimento del diritto di cittadinanza; considerare maggiormente i motivi umanitari per concedere i permessi di soggiorno”. “Sicurezza e immigrazione – ha precisato mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana – rimangono due problemi distinti. Oggi ad ostacolare un autentico clima di pace e sicurezza sociale è l’eccessiva disuguaglianza nei diritti e doveri delle persone che vivono e lavorano insieme”. Si tratta perciò “di collocare le nostre società dentro una prospettiva che garantisca a tutte le persone, oltre la sicurezza e la legalità, eguale dignità di vita e di speranza”.Sir