Toscana

Dossier Caritas: la Toscana multietnica

Siamo ancora lontani da certe regioni del nord, ma la Toscana è sempre più multietnica. Secondo le stime della Caritas, l’incidenza degli immigrati nella nostra regione è arrivata al 6,2%, bel al di sopra della media nazionale (4,8%).

Ma i dati regionali non dicono tutto, perché la distribuzione sul territorio è fortemente diversificata. Gli immigrati si concentrano là dove il mercato del lavoro crea più opportunità. Si va da Prato, capitale toscana dell’immigrazione, con l’11,4% a Massa Carrara e Livorno, che si fermano ad un modesto 3,2%. Rispetto al 2001 diminuisce l’incidenza dei minori (dal 20,5% al 17,8%), ma solo per effetto della regolarizzazione. Il loro numero assoluto è invece salito da 22.287 a 33.384, facendosi sentire nelle scuole, dove un banco su cinque è occupato da un ragazzo straniero. Tra le novità del Dossier statistico Caritas, curato per la parte toscana da Federico Russo con la collaborazione di Francesco Paletti e diffuso questo giovedì a Pisa, un tentativo di misurazione del «disagio» degli immigrati, grazie ai dati provenienti dai Centri di ascolto delle diocesi toscane (progetto Mirod). E qui arrivano le sorprese: cinesi e albanesi, i due gruppi principali, sono tra quelli che frequentano di meno i centri di ascolto, mentre in vetta si piazza il piccolo gruppo dei Somali. La ricerca LA STIMA. In mancanza di dati aggiornati sugli stranieri soggiornanti in Toscana a fine 2004 il «Dossier Caritas» tenta una stima attendibile che tenga conto anche di nuovi nati e minori stranieri. Si giunge così alla cifra di circa 223mila stranieri con un aumento dell’8% (erano 206mila nel 2003). L’incidenza raggiunge il 6,2% dei residenti in Toscana, dato superiore a quello italiano (4,8%) ed in aumento rispetto al 2003 (5,8%). Prato, con un’incidenza dell’11,4% si conferma la capitale dell’immigrazione toscana. A Firenze (7,4%), Arezzo (6,4%), Siena (6,2%), Pistoia (5,2%) e Pisa (4,9%) l’incidenza degli stranieri è maggiore della media italiana (4,6%);aAl contrario, nelle province di Grosseto (4,4%), Lucca (3,7%), Livorno (3,4%) e Massa Carrara (3,2%) è al di sotto. ETÀ. Nel 2001 i minori incidevano per il 20,5% sulla popolazione straniera della Toscana mentre oggi il loro peso è sceso al 17,8%, ma in termini assoluti sono saliti da 22.287 a 33.384. Tra le nazionalità con la più alta incidenza di minori si segnalavano: Jugoslavia (36,3%), Cina (31,9%), Macedonia (31%), Marocco (29%), Egitto ed Albania (28,4%). L’ultimo posto era eccezionalmente occupato da un paese povero: tra i senegalesi, per lo più maschi e senza famiglia, l’incidenza di minori era solamente del 5,5%. MOTIVI DEL SOGGIORNO. A livello nazionale sono stati rilasciati 131.525 visti per inserimento stabile: il 64,4% per ricongiungimento familiare, il 23,5% per lavoro, il 4,9% per motivi religiosi e il 7,1% per altri motivi. Per la Toscana si può ipotizzare che i 10.502 nuovi ingressi siano dovuti a motivi familiari (circa 6.700) ed in secondo luogo dagli ingressi per lavoro (circa 2.400). Gli «altri motivi» riguarderebbero circa 1.200 ingressi (soprattutto per residenza elettiva e motivi di studio) mentre circa180 sarebbero giunti in Toscana per motivi religiosi. LAVORO. Nel 2001 i lavoratori immigrati in Toscana erano 51.820: il 50,2% di loro lavorava nei servizi, il 42,8% nell’industria mentre solo il 7% era impiegato nell’agricoltura. Rispetto al totale dei lavoratori toscani gli immigrati si dimostravano più propensi all’industria e all’agricoltura, che impiegavano soltanto il 17% ed il 4% del totale degli occupati. Il tasso di disoccupazione tra gli immigrati era dell’11,4%, quasi doppio di quello dei residenti toscani (5,4%). Le lavoratrici immigrate rappresentavano il 38,2% degli occupati stranieri, ma erano la maggioranza degli occupati nei servizi (56%). Dopo due anni di crescita zero il 2004 ha portato una lieve ripresa per l’economia toscana (Pil +0,5%) che si è però arrestata negli ultimi mesi. In questo quadro gli occupati sono aumentati di 8.800 unità (+0,5%), dei quali 4 mila stranieri. In Toscana la collaborazione familiare è il settore che assorbe la maggiore percentuale di lavoratori extra-comunitari. Al secondo posto le costruzioni (12,9%) ed al terzo alberghi e ristoranti con il 12,2%. In questi tre settori si sono perfezionate il 54,3% del totale delle assunzioni di extracomunitari, confermando che il loro inserimento lavorativo passa di prevalenza da lavori poco appetibili alla generalità dei lavoratori. ALUNNI STRANIERI. Nell’anno scolastico 2004-2005 gli alunni di cittadinanza straniera sono aumentati di circa un quinto (19,7%). Un ritmo di crescita inferiore a quello del 2002/2003 (+ 36,5) ma comunque significativo (da 20.320 a 23.320 studenti): 5,4 banchi di scuola ogni 100 sono oggi occupati da studenti non italiani. Nel 1998/1999 erano appena l’1,86% del totale. Queste cifre collocano la Toscana al quinto posto per numero di cittadini stranieri ed al settimo per incidenza percentuale sul totale degli alunni. Dei 23.967 alunni non italiani poco più di un terzo studiano a Firenze (33,7%). Le altre province si possono dividere tra quelle che ospitano più del 10% degli alunni stranieri (Arezzo il 12,4% e Prato l’11,3%), quelle che ne ospitano più del 6% (Pisa l’8,9%, Siena l’8%, Pistoia il 6,9% e Lucca il 6,6%) ed un ultimo gruppo che ne accoglie un numero minore (Livorno il 4,6%, Grosseto il 4,1 e Massa Carrara il 3,5%). Prato è la seconda provincia italiana per incidenza degli studenti stranieri, che sono 9,1 ogni 100 (la prima è Mantova, con un’incidenza del 9,3%). La maggior parte degli alunni stranieri proviene dai paesi europei che non fanno parte dell’UE (51%), seguiti da Asiatici (16%), Africani (8%) e cittadini dell’Unione (4%). L’incidenza degli studenti stranieri è maggiore nella scuola primaria (6,7%) e secondaria di primo grado (6,8%), e diminuisce nella secondaria di secondo grado (2,9%). Gli studenti albanesi sono il gruppo più numeroso in tutte le province toscane eccetto Firenze e Prato, dove il primo posto è occupato dai cinesi. La differenza tra i tassi di promozione degli studenti stranieri e di quelli italiani è di appena -0,51% a Siena (che rappresenta un’eccezione assoluta da studiare in modo più approfondito) mentre questa differenza è di -12,03% a Prato e di -12,53% ad Arezzo: a Firenze la differenza tra i tassi di promozione sale fino a -14%. INDICATORE DI BISOGNO PER GRUPPI NAZIONALINazionalitàRegolarmente soggiornanti (A)Presenze ai Centri d’ascolto (B)Indicatore di bisogno (B/A*100)1° Somalia1.022**54353,12° Peru3.3731.00929,93° Sri Lanka2.56044217,34° Romania19.1292.932 15,35° Moldavia1.36320715,223° Albania31.037 8282,727° Cina23.3291020,4*Questo valore si riferisce al 2003, in mancanza di stime affidabili sul 2004. ** Non essendo tra le prime trenta nazionalità presenti sul territorio non conosciamo il numero di somali soggiornanti in Toscana. Gli abbiamo allora assegnato le stesse presenze del trentesimo gruppo, rendendo così il nostro indicatore approssimato per difetto. FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Caritas Toscane.I dati nazionali Nel 1970 gli immigrati in Italia erano 144 mila, meno degli italiani che in quell’anno avevano preso la via dell’esodo (152 mila): continuavamo ad essere il primo paese esportatore di manodopera in Europa. A 35 anni di distanza la situazione è radicalmente cambiata. Oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti, da quanto emerge dal «Dossier statistico immigrazione 2005», curato da Caritas italiana e Migrantes, sono 2 milioni e 800 mila, all’incirca lo stesso numero di Spagna e Gran Bretagna. Nell’Ue veniamo subito dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni), mentre insieme alla Spagna siamo lo Stato membro con i ritmi d’aumento più consistenti. La provincia di Roma raggiunge 340 mila presenze, Milano 300 mila; con 100 mila troviamo Torino e Brescia e con 50-70 mila seguono Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Modena, Firenze, Napoli. L’incidenza media sulla popolazione è del 4,8% e i motivi del soggiorno confermano un netto desiderio di inserimento stabile (9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o per ricongiungimento familiare). L’immigrazione, essendo un indicatore del dinamismo occupazionale del paese, è più concentrata nel Nord (59% degli immigrati), è mediamente presente al Centro (27%) e si riduce nel Mezzogiorno (14%). Il 2004 è stato un anno di relativo afflusso con 131 mila ingressi stabili: 32 mila per lavoro (oltre a 45 mila stagionali extracomunitari e 32 mila neocomunitari), 87 mila per motivi familiari, 6 mila per motivi religiosi, 5 mila per studi universitari e meno di mille per residenza elettiva. Protagonisti nell’accesso al lavoro sono innanzitutto la Romania (40% dei visti) e quindi, molto distanziati, Albania, Marocco e Polonia, ciascuno con quote tra il 15 e il 10%. Il 2005, invece, è stato un anno molto movimentato. La quota ufficiale è stata di 179 mila nuovi lavoratori ma, a fronte di un numero di posti di 99.500 riservato ai non comunitari, sono state presentate ben 240 mila domande dai datori di lavoro e dalle famiglie. In Italia l’arrivo via mare è quello che maggiormente colpisce, sebbene incida solo per il 10% sul totale; un altro 15% passa attraverso le frontiere, mentre i restanti tre quarti sono costituiti da persone entrate con regolare visto e fermatesi oltre la scadenza. Il mare non è solo una via di passaggio ma fa da sfondo a molte tragedie. Secondo fonti spagnole, nel 2004 circa 500 persone sono morte nel tentativo di raggiungere le coste di quel paese; per l’Italia non si dispone di una statistica, presumibilmente molto più alta, ma si sa che nello stesso anno sono sbarcate 13.635 persone, in prevalenza nei mesi estivi, con la punta massima a settembre (quasi 3 mila persone). Rispetto allo scorso anno è quasi invariato il numero di persone che hanno ricevuto un provvedimento di allontanamento dall’Italia, circa 105 mila; tuttavia è leggermente diminuita la quota di chi è effettivamente rimpatriato (il 56,8% contro il 61,6% del 2003). Un freno alla tempestività delle misure di allontanamento può essere stato determinato dalla modifica legislativa dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima al norma che permetteva l’allontanamento prima della convalida giudiziaria. Don Morelli: «E adesso pensiamo a una politica migratoria matura» di Andrea BernardiniGli immigrati sono una risorsa preziosa per la Toscana. Ne è convinto don Emanuele Morelli, delegato regionale della Caritas: «Ogni cento persone che vivono in Toscana, sei sono straniere. Una percentuale destinata a crescere, non solo in virtù di nuovi ingressi, ma anche perché le immigrate fanno più figli delle donne italiane». La presenza di immigrati è una risorsa anche per l’economia: «gli italiani non sono più disposti a fare alcuni lavori, che invece sono accettati dagli immigrati – osserva il sacerdote pisano – non mi riferisco solo alle donne straniere che si prendono cura delle nostre famiglie, ma anche ai tanti immigrati impegnati nell’agricoltura, nella pesca, nell’allevamento, in alcuni servizi o industrie». «Arrivati a oltre tre milioni di immigrati in Italia – commenta ancora don Morelli – dobbiamo ora pensare ad una politica migratoria matura». Cosa non va? «Intanto le quote: sono troppo rigide. I nuovi ingressi sono condizionati all’accertamento della manodopera disponibile. Ma la burocrazia sfianca anche le migliori intenzioni dei datori di lavoro. E poi: perché non si concede il permesso di soggiorno anche a quegli immigrati che nel nostro territorio vorrebbero arrivare per cercare lavoro?». Una maggiore flessibilità nella regolazione dei flussi migratori è chiesta anche dalle Acli della Toscana, che quest’anno ha collaborato alla presentazione dell’edizione regionale del Dossier. «Oggi le richieste di manodopera sono almeno il triplo rispetto agli ingressi concessi» denuncia Lorenzo Landucci, responsabile del dipartimento politiche sociali e Welfare per le Acli della Toscana». Le Acli, che nei primi nove mesi di quest’anno hanno incrociato circa cinquemila persone negli sportelli di patronato, sono molto critiche verso il decreto Bossi-Fini. «La sanatoria – osserva Landucci – ha favorito l’emersione dalla clandestinità di migliaia di donne e uomini immigrati. Ma la normativa rischia di ricrearla». Emblematico il caso di nuclei familiari, che, in osservanza alle attuali disposizioni di legge, rischiano di polverizzarsi…. «Ci sono centinaia di immigrati – dice Landucci – che abitano nella nostra regione ormai da diversi anni e non sono più giovanissimi: se perdono il lavoro e non trovano nuova collocazione entro sei mesi, possono essere espulsi… lasciando così da soli in Italia i loro figli appena maggiorenni con un lavoro già solido». Ma il «nocciolo della questione» secondo don Emanuele Morelli, «sta soprattutto nella scarsa considerazione che si ha nei confronti degli immigrati. Essi non giocano un ruolo di coprotagonisti nella società, in Toscana come nel resto del paese o in Europa, come è stato ricordato dal primo manuale comunitario sull’integrazione. Ed è antistorica l’idea di una clonazione al ribasso degli immigrati, che li considera per forza simili a noi, annullando le legittime differenze e li inquadra in una condizione di naturale sottomissione. Invece la loro preparazione e la loro fantasia, potrebbero aiutare il modello di sviluppo italiano». I numeri: così in Italia • 2 milioni e 800 mila gli stranieri soggiornanti in Italia (stima 2005) • 491 mila i minori stranieri (inizi 2005) • 5.573 i minori non accompagnati • 9.860 acquisizioni di cittadinanza italiana nel 2004 • 105 mila i rimpatriati nel 2004 • 361 mila gli studenti stranieri (2004-2005) • 35.299 gli stranieri iscritti alle Università italiane, pari all’1,9% (2003-2004) • 2.863 gli stranieri laureati nel 2002-2004 • 12,1% il tasso di laureati tra gli stranieri (7,5% quello tra gli italiani) • 1 casa su otto è acquistata da un extracomunitario • 4.848 milioni di euro il credito erogato a immigrati nel 2004 • 240 mila le richieste di lavoratori stranieri • 401.069 i ricoveri in ospedale di pazienti stranieri nel 2003 • 1.224.751 i lavoratori stranieri con almeno un contributo settimanale nel 2002 • 7.940 euro (662 al mese) la retribuzione annua media dei lavoratori stranieri (2002) • 439.883 gli stranieri iscritti ai sindacati Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazione su dati del Ministero dell’Interno Emmaus contro la tratta degli esseri umani Dossier Caritas 2005: i dati Toscani (formato .pdf)