Toscana

DOSSIER CARITAS 2009: POVERTA’, DISOCCUPAZIONE, CASA,  IN TOSCANA AUMENTA IL DISAGIO

Aumentano le persone che si rivolgono alla Caritas in cerca d’aiuto. Sono soprattutto stranieri, persone sole, disoccupati e tanti anziani a cercare un sostegno, spesso spinti da problemi di natura economica, mancanza di lavoro o di casa. Il Dossier Caritas sulle povertà 2009, presentato stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati, fornisce uno spaccato di società toscana alle prese con problemi evidenti, accentuati dalla situazione generale di crisi.Le persone che si rivolgono ai Centri di Ascolto della Caritas (che comunque sono aumentati dagli 88 del 2007 ai 102 del 2008), sono in crescita costante. Continuano a prevalere gli stranieri. 7 italiani su 10 sono single, separati, divorziati o vedovi e 3 su 10 vivono da soli. Gli stranieri sono in maggioranza sposati. Ancora elevato il disagio abitativo e occupazionale. Tra le richieste resta sempre alta quella per beni e servizi materiali e per interven ti sanitari o legati all’igiene personale.Secca l’analisi dell’assessore al sociale Gianni Salvadori. «Aumentano le famiglie che fanno fatica a cavarsela da sole, aumentano i disoccupati, aumentano i nuovi poveri. É una situazione drammatica per migliaia di persone eppure la Regione cerca in tutti i modi di attutirne gli effetti investendo nuove risorse, ma soprattutto di indirizzarle nel modo più corretto, questo grazie anche a questo fondamentale strumento realizzato dalla Caritas. La crisi – aggiunge l’assessore – ha eroso la base sociale del welfare, ovvero le famiglie, indebolendone la tradizionale funzione redistributiva nei confronti dei soggetti più deboli. Il vero assente in tutto questo è il governo che decide di tagliare i fondi per i servizi sociali: per la Toscana 44 milioni di euro in meno rispetto al 2007». Secondo Stefano Simoni, coordinatore della ricerca, «il fatto che a rivolgersi ai Centri ci siano sem pre più persone, alla ricerca di un sostegno, non soltanto materiale, è il sintomo evidente di un disagio crescente e che non si limita agli stranieri, la parte più consistente di coloro che si recano ai Centri. Lo scenario che ogni anno viene tratteggiato dal Dossier è soltanto la punta di un iceberg, tante situazioni sono sconosciute ai servizi sociali. E rivolgersi a questi, per tante persone diviene difficile, prevale la vergogna. Ma questo vale anche per i nostri Centri: molti operatori, come si legge nel Dossier, dichiarano che tante persone, soprattutto italiane, non li frequentano per questioni di dignità».I DATI. Nel 2008 è aumentato il numero delle persone che si sono recate nei 102 Centri d’Ascolto della Caritas: dalle oltre 20mila del 2007 si è passati a quasi 23 mila (erano poco più di 13 mila nel 2004, anche se i Centri erano in numero nettamente inferiore). Rispetto al 2007 l’aumento delle persone ha riguardato quasi tutte le zone in cui sono localizzati i Centri.Stranieri sempre in testa. Come nelle precedenti edizioni resta sempre elevata, e abbastanza stabile, la percentuale di stranieri: nel 2008 è stata del 79,4%; un anno prima erano l’80,1%, nel 2006 il 78,1%.Più donne. Rispetto ad un anno fa è aumentata la percentuale delle donne: dal 50,4% sono passate al 53,4%. Tra gli stranieri prevale la componente femminile, il 54,1%, mentre tra gli italiani il rapporto è quasi paritario con un lieve sbilanciamento sempre in favore delle donne (50,8%).Frequenza delle visite. In media ogni persona si è recata al Centro più di 3 volte in un anno. Il 16% degli stranieri è passato dai Centri 5 o più volte, contro il 25% degli italiani. Il 25% delle persone con almeno 4 figli conviventi si è rivolta più di 6 volte.Si alza l’età media. La maggioranza d elle persone, il 53,5%, ha tra i 25 e i 45 anni, appartengono cioè alla fascia d’età centrale della vita, quella più trascurata dalle politiche sociali. L’età media (48 anni per gli italiani, 36,5 anni per gli stranieri) si è alzata costantemente a partire dal 2004. La fascia 25-34 anni comprende quasi un terzo degli stranieri e soltanto il 13% degli italiani. Circa un terzo di questi ultimi ha più di 55 anni. L’età media delle donne è di 40 anni, 37,7 per gli uomini.Stato civile. Single, separati, divorziati o vedovi sono oltre il 70% degli italiani: la rottura del vincolo familiare è certamente una delle cause della ricerca di aiuto presso i Centri. Questa condizione riguarda il 43% degli stranieri. Il 48% degli ascoltati è coniugato, percentuale analoga a quella del 2007.Tipo di convivenza. Oltre la metà vive all’interno del proprio nucleo familiare, il 15% da solo e 3 su 10 condividono la propria dimora con persone con le quali non ha vincoli di parentela (soprattutto gli stranieri). Gli italiani che stanno da soli sono quasi 1 su 3. Un maschio su 4 predilige questa soluzione, mentre il 63% delle donne vive in un nucleo familiare. Il 91% dei coniugati italiani convive nel nucleo familiare; fra gli stranieri questa percentuale si abbassa al 58%. Quasi la metà dei single italiani vivono da soli. Tra gli stranieri questo accade solo per il 17%.Madri in aiuto dei figli. Circa il 55% ha dichiarato di convivere con uno o più figli. Tra chi ha almeno un figlio, più del 65% sono donne, a conferma che sono soprattutto loro a presentarsi ai Centri in cerca di aiuto. 6 persone su 10 che hanno dichiarato di non avere figli sono di sesso maschile.Tanti i senza tetto. L’8,5% ha dichiarato di non avere alloggio (rispetto al 10,3% del 2007), il 12,2% dimora in alloggi di fortuna (erano il 7,9%). Quasi tutti coloro che vivono in appartamento o ca sa di proprietà (4,1%) o in alloggi di edilizia popolare (3,6%) sono italiani. Il 38% è in affitto e il 23% divide un alloggio con amici o familiari. Più di un quarto degli stranieri dividono l’alloggio con amici e parenti, 7 su 10 vivono con il datore di lavoro. La precarietà dell’alloggio riguarda soprattutto i maschi, circa il 36% non ce l’ha o sfrutta soluzioni di fortuna.Sempre più istruiti (stranieri e donne). Chi si rivolge ai Centri spesso possiede un titolo di studio più alto della media regionale, dato emerso fin dal primo Dossier. Rispetto al 2007 sono cresciute le persone con titoli di studio medi o elevati Gli stranieri, per quasi la metà, hanno almeno un diploma o equivalente. 7 italiani su 10 hanno invece un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media. In totale almeno il 40% degli ascoltati ha un titolo di studio almeno uguale al diploma professionale. I laureati stranieri sono circa l’8%, meno del 2% gli italiani. Le donne sono mediamente più istruite (8,1% di laureate contro 4,5% di laureati, 36,4% di diplomate contro il 31,1% di diplomati).Tanti i disoccupati. La maggior parte degli intervistati hanno problemi di lavoro: più di 7 su 10 sono disoccupati. Più del 74% degli stranieri si trova in questa condizione; si scende ad oltre il 65% per gli italiani. Tra questi più del 12% è pensionato. A titoli di studio elevati non corrisponde quindi una maggior protezione sociale, soprattutto per gli stranieri, a causa del difficoltoso riconoscimento dei titoli conseguiti nel paese d’origine.Diminuisce la presenza dell’est europeo. Nel 2007 le persone dell’est europeo erano oltre la metà, nel 2008 sono scese al 45%. Romania, seppur in calo deciso (da quasi il 32% del 2007 a più del 24%), sempre in testa. Seguono Marocco (13,1%), Somalia (7,9%), Perù (7,6%), Albania (7,3%) e Ucraina (3,8%). Più del 14% de gli stranieri ha dichiarato di essere in Italia da un anno o meno evidenzia che la crescita di quelli arrivati in Italia già da qualche anno e che continuano a frequentare i Centri.Zona grigia. Più di 7 stranieri ogni 10 non sono comunitari e quasi il 41% di questi non ha il permesso di soggiorno (erano il 44% nel 2007, addirittura il 55% nel 2006). Chi ce l’ha lo ha ottenuto grazie al lavoro (53,8%).Problematiche e richieste. In testa, quasi due terzi del totale, lavoro e povertà. Seguono casa (10%) e immigrazione (7%). Per oltre il 40% degli italiani troviamo la mancanza di beni materiali, seguita da disoccupazione (25,1% ) e casa (precarietà, sfratto, ecc.: 11,3%). Anche per gli stranieri la povertà è il problema principale (31%). Il lavoro riguarda il 34,5%, la casa il 10%, l’immigrazione il 9%, l’istruzione il 6,4%. Quasi la metà delle richieste totali sono per beni e servizi materiali e di interventi s anitari e per l’igiene personale. (cs-Federico Taverniti)