Italia
Dopo l’appello del Papa, Zamagni: “Vaccino è bene comune e globale, non può essere brevettato”
“Papa Francesco coglie immediatamente la rilevanza dei problemi urgenti e in questo momento l’urgenza è quella che riguarda la regolamentazione della produzione ma soprattutto della fruizione del vaccino”. Dal Meeting di Rimini Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, commenta le parole pronunciate ieri all’udienza da Papa Francesco. “Sarebbe triste – ha detto il Santo Padre – se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi”, diventasse “proprietà” di qualcuno e “non sia universale per tutti”. Il professore commenta subito: “Il vaccino, come tutti sanno, per essere efficace deve essere universale. Stiamo parlando di vaccini contro malattie altamente contagiose come quella del Coronavirus e se io vaccino una categoria di persone e non l’altra, è chiaro che il risultato desiderato non può essere raggiunto”.
Come si fa a rendere universale la fruizione di un vaccino?
Come opinione pubblica stiamo assistendo ad una corsa contro il tempo. Quali sono i rischi?
L’appello del Papa ieri ha sollevato anche un altro problema ed è quello che riguarda quella nuova forma di ricerca che sta emergendo, nota come “human challenge establish” portata avanti da alcuni centri universitari anche molto prestigiosi.
Di cosa si tratta?
Per accelerare i tempi e definire l’efficacia, questi vaccini si testano sulle persone anziché sugli animali. Fino ad oggi i vaccini venivano testati sugli animali ma i tempi di risposta sono molto lunghi. Allora si è pensato di invitare dei volontari (che volontari poi non sono perché vengono pagati) ai quali viene inoculato il Coronavirus e poi subito dopo il vaccino. Ebbene, questa pratica solleva questioni di natura etica non indifferenti. Possiamo trattare esseri umani alla maniera di cavie? Questo è il punto. La parola “cavia” fa sempre riferimento agli animali e ci sono associazioni di animalisti che contestano l’usabilità dei topi come cavie. Qui siamo arrivati al punto di preoccuparci dei topi e non delle persone. Al momento negli Stati Uniti sono 30 mila le persone che hanno accettato di sottoporsi ai test. Chi sono? Sono i disperati, quelli che in cambio di un pagamento certo, accettano di sottoporsi a verifiche di questo tipo. Ecco perché l’appello del Papa ieri è molto pertinente ed è incredibile che su questi aspetti, a livello di mass media, non si apra un dibattito serio sulla liceità di prospettive e progetti di questo tipo.
Ma come reagisce il mercato a questi appelli?
Quanto margine di successo ha la proposta di Francesco di fronte ai grandi interessi di mercato e chi può fare qualcosa?