Opinioni & Commenti

Dopo il terremoto è tempo del silenzio pensoso

di Alberto MigoneQuanto avvenuto a San Giuliano di Puglia ci ha colpito davvero nel profondo, anche perché quasi culmine di eventi non meno tragici in altre parti del mondo.Il primo momento – com’era giusto – è stato il momento delle parole. Quelle dei genitori, cariche di dolore straziante, ma dignitose, come quelle pronunciate da una madre durante i funerali. Quelle dei cronisti, attenti a rendere con le immagini la drammaticità dell’evento, la generosità dei soccorritori, in una parola a farci partecipi, anche se con qualche concessione alla retorica. Quelle della protesta, contenuta, senza acredine, quasi a non voler aggiungere altre ferite. Il rischio è che ora, spenti i riflettori, tutto si incammini verso una estenuante routine. È invece il momento dell’impegno fattivo. Quello che si fa carico di alleviare le sofferenze dei sopravvissuti, di ricostruire, di non prolungare più del dovuto i disagi incombenti anche per il sovraggiungere dell’inverno. Ma anche quello che ricerca con serietà eventuali inadempienze e responsabilità, soprattutto per impedire che tragedie simili abbiano a ripetersi. E qui le istituzioni, ai vari livelli, hanno un ruolo primario.Ma è anche il tempo del silenzio pensoso che raccoglie e medita gli interrogativi che hanno attraversato la nostra mente. Perché il dolore, soprattutto quello innocente? E la fede cristiana che risposte credibili può dare?Cristo, sulle strade della Palestina, si è incontrato col dolore nei suoi vari aspetti. Spesso lo ha sanato, ma non lo ha spiegato. Ha fatto molto di più: Egli, l’Innocente, lo ha assunto su di sé in pienezza, morendo sulla croce, ma con la sua resurrezione il dolore e la morte cambiano di segno e assumono un valore diverso: la vita non è tolta ma mutata, il dolore misteriosamente ma realmente salva e redime, l’uomo non è in balia delle forze deterministiche della natura e della storia.

Certo, i perché restano, liberati però dalla maledizione e dall’assurdo. La fede si riscopre e si presenta così come un pieno affidarsi e fidarsi, in un mistero che è più grande di noi, che la Parola dirada, assicurandoci la fedeltà di Dio al suo progetto d’amore per l’uomo.