Pisa

«Donsi» conquista subito il cuore dei livornesi. L’ingresso del neovescovo nella diocesi labronicadi Graziella Teta

Bambini e ragazzi di divertono sulla pista di pattinaggio, giovani coppie e famiglie passeggiano sotto un inaspettato sole dicembrino, prima di lanciarsi nello shopping prenatalizio. Ma poi gli sguardi di tutti sono attratti dall’animazione crescente dall’altro lato di piazza della Repubblica: il palco, i gonfaloni, gli scouts, le associazioni di volontariato, i figuranti del gruppo storico della «Livornina», un drappello di cattolici dell’Ucraina, guidati da padre Ihor Horishny, con l’antica icona della Madonna di Zarvanytsya, giornalisti e fotografi, il picchetto d’onore dell’Accademia Navale. Tutti in attesa di monsignor Simone Giusti, neo vescovo di Livorno, che in questa prima domenica d’Avvento fa il suo ingresso ufficiale nella diocesi labronica. Un ingresso in tre tappe: alle 15 ha fatto tappa a Stagno, salutando il sindaco di Collesalvetti Nicola Nista e le autorità di quel lembo di terra, che separa «la diocesi in cui sono nato dalla diocesi in cui da oggi sarò pastore» ha detto monsignor Giusti. Poi l’incontro in piazza della Repubblica a Livorno, cui farà seguito la celebrazione eucaristica in Cattedrale.Un evento atteso, che tiene banco da settimane; non solo perché qui aspettavano il nuovo pastore da quasi un anno, ma soprattutto perché alla città dei quattro Mori è toccato in sorte un vescovo pisano, nato e cresciuto a Cascine di Buti. «Dove c’è l’olio bono», esclama Carla, la «saponaia» del gruppo storico, qui in piazza come gli altri figuranti per accogliere monsignor Giusti. «Vogliamo proprio conoscerlo», dice Claudio De Simoni, presidente del gruppo, a sottintendere che, al di là delle battute che rimandano alla mai sopita rivalità storica tra Pisa e Livorno, la gente vuole sapere di che pasta è fatto questo vescovo.I livornesi, insomma, non si fanno impressionare dal curriculum che gli sciorina il cronista (52 anni, 24 di sacerdozio, architetto, scrittore, esperto di catechesi, figura di spicco dell’Azione Cattolica, per 12 anni alla guida della parrocchia di Santo Stefano della natìa Cascine di Buti). «È di pasta buona», assicurano di rimando i numerosi cascinesi presenti; conferma la giunta di Buti, qui al completo, guidata dal sindaco Roberto Serafini. «È l’ultimo atto – dicono gli assessori Mauro Bacci e Monica Tremolanti – il prossimo sarà accogliere il nuovo parroco don Italo Lucchesi». «Siamo contenti per Simone – dice l’assessore all’urbanistica Michele Parenti – siamo cresciuti insieme, ed è stata importante la collaborazione di questi anni. Ha svolto un gran servizio per la nostra comunità».«Amato e benvoluto da tutti, portatore di fede e buon pastore di anime, grande capacità di dialogo verso tutti e attento soprattutto ai bisogni dei giovani e dei poveri», così lo descrive dal palco con voce emozionata il sindaco di Buti Serafini. Conferma lo striscione che si eleva nella piazza oramai gremita: «Simone, un parrocchiano doc». Il microfono passa al sindaco di Livorno Alessandro Cosimi: «La città lo accoglie con affetto e attenzione, nella nostra tradizione di città aperta, dove le differenze sono un valore. Come pastore monsignor Giusti aprirà una fase di cambiamento per Livorno, dove la speranza torna insieme alla fede, per costruire etica e valori e per fare tante cose insieme». E il neo vescovo: «Alle autorità chiedo dialogo e confronto costante. Ai giovani chiedo di saper osare con Cristo per costruire una nuova civiltà, dove coniugare pace, giustizia, benessere e solidarietà per tutti. A tutti chiedo di farmi sentire a casa, perché da oggi sono livornese, sono uno di voi e questa da oggi è la mia città!».Applausi e abbracci, mentre gli ucraini offrono al vescovo il «carravai», un tipico pane dolce decorato. Poi tutti in processione attraverso via Grande, sgombra da auto, tra due ali di folla accorsa per vedere da vicino e salutare il nuovo vescovo. La cattedrale è colma all’inverosimile: duemila persone stima Chiara Domenici, addetta stampa della diocesi, tra livornesi, cascinesi (parenti, parrocchiani e amici del neo vescovo), pisani, sacerdoti (di entrambe le diocesi), vescovi (tra i quali Bertelli e Benotto), il cardinale Antonelli, rappresentanti della chiesa ortodossa e poi le autorità civili e militari, con la corale Domenico Savio e il coro diocesano che animano la liturgia. Sulla porta della cattedrale attende il nuovo vescovo il proposto Peccioli, con due diaconi recanti il crocifisso e l’acqua lustrale, consegnati dall’amministratore diocesano monsignor Paolo Razzuti al vescovo Giusti. Questi asperge la folla, percorrendo la navata verso l’altare, preceduto dall’arcivescovo metropolita monsignor Alessandro Plotti che presiede la celebrazione eucaristica.Monsignor Razzauti, a nome del clero e del popolo, rivolge il benvenuto al nuovo vescovo: «La nostra diocesi è vivace e generosa, anche polemica, ma aperta all’accoglienza. Ti chiediamo di essere uno di noi, e di crescere insieme». Si dà lettura della lettera apostolica (il «decreto di nomina» a vescovo di Livorno di mons. Giusti firmato da Papa Benedetto XVI lo scorso ottobre), poi il nuovo vescovo, con la mitra e il pastorale ricevuto dal Vescovo emerito Alberto Ablondi, sale alla cattedra, ricevendo l’omaggio del clero e del laicato, e dà inizio alla celebrazione. Esordisce all’omelia: «Sono felice ma con qualche tremore, e non certamente per essere un pisano a Livorno – e scattano risate ed applausi tra il pubblico – perché conosco troppo bene la vostra ospitalità e la vostra fede per preoccuparmi di questo. Piuttosto mi chiedo: sarò all’altezza di tanto compito?». E si risponde che nell’ascolto della Parola trova serenità e fiducia. Nell’omelia, che va avanti per mezz’ora, c’è quasi il «manifesto programmatico» del suo impegno pastorale. «È necessaria – dice – una Chiesa capace di far incontrare Cristo Gesù, speranza e liberazione di ogni uomo. Occorrerà promuovere una Chiesa viva in mezzo al popolo, che è casa aperta a tutti, missionaria, segno e strumento visibile ed efficace di liberazione dell’uomo. È urgente sviluppare un progetto culturale a livello popolare in grado di innervare con i segni della speranza cristiana le nostre consuetudini e il nostro costume. Uno sforzo pastorale che ha bisogno di un’intera comunità che lo promuova. Una chiesa-comunità che educa e forma persone libere e forti, attenta e concretamente sollecita verso le nuove forme di povertà materiali e spirituali. Promuovere la salvezza integrale dell’uomo: è questa l’opera che dobbiamo compiere, dandone testimonianza individuale ma soprattutto comunitaria».Prima della benedizione ringrazia tutti per l’accoglienza e l’affetto. Calorosi applausi dei fedeli, mentre la diretta tv di Granducato «insegue» il vescovo fin sul sagrato dove monsignor Giusti incontra gli scouts e canta con loro, mentre i ragazzi di Cascine di Buti distribuiscono la foto del loro parroco stampata a ricordo della sua ordinazione episcopale dello scorso 10 novembre, e i volontari offrono il supplemento speciale di «Toscana Oggi», tutto dedicato al nuovo vescovo di Livorno. Al microfono di Antonello Riccelli, monsignor Simone Giusti racconta la sua esperienza pastorale a Cascine di Buti e, in particolare, come nacque l’idea di una Casa di carità. Poi, rivolto alle istituzioni: a Livorno il diritto alla casa dovrà essere garantito a tutti. Ergo: cento e più «Case della carità».L’avventura è iniziata.«Non sarà facile, ma gli auguriamo di ben operare con l’aiuto del Signore», commenta fra’ Sergio, mentre rientra all’Abbazia benedettina di Vallombrosa, insieme con l’abate generale don Giuseppe Casetta, anche custode del Santuario di Montenero, caro ai livornesi.ha collaborato Francesca Scarpellini