Questa non è una sorta di errata corrige al mio articolo sul papa scomparso (Toscanaoggi, n. 16 del 24 aprile 2005) nel quale per inciso dicevo che lo scritto di Scalfari su «La Repubblica» era stato uno dei migliori scritti per quella morte. Non intendo rivedere quel giudizio. Debbo aggiungere però, leggendo il nuovo articolo di Scalfari di giovedì 21 aprile sul papa attuale, che i giudizi espressi in questo secondo scritto sono frutto di un vuoto razionale oppure sono frutto della tendenziosità di una coscienza civile alla quale da parte degli stessi cattolici si presta attenzione. La domanda insomma è questa. Abbiamo a che fare con una coscienza critica davvero libera, o piuttosto con una coscienza ossessionata, anzi schiacciata da certezze intellettuali che stanno prima e dunque da pregiudizi? Muovendo da una frase che l’allora cardinale Ratzinger ha detto in una intervista a Politi, la interpreta così: la morale comune dipende dal diritto e dai media: «Il diritto crea la morale o una forma di morale, perché la gente normale comunemente ritiene che quanto afferma il diritto sia anche moralmente lecito» riferisce Scalfari. Lo stupore è tutto nostro. Come può una razionalità avvertita quale quella di Scalfari interpretare che, non dico un papa ma un qualunque credente possa giudicare che il diritto viene prima e soltanto dopo viene la morale; così pure in rapporto ai media? Bisogna soffermarci a capire, perché questo in realtà può accadere solo a chi non ha fede in un assoluto morale trascendente, sia esso Dio o la coscienza umana universale; solo costui può pensare che le convinzioni a base del comportamento si radichino in qualcosa di transeunte, magari nell’istinto di sopravvivenza, come già altra volta ha detto di credere Scalfari. Scrisse che la morale non è un assoluto ma deriva dall’istinto di sopravvivenza dell’uomo: cioè da quell’agglomerato di cellule che via via nell’evoluzione hanno dato origine nell’uomo alla consapevolezza di sé e quindi alla coscienza morale. Ma qui è l’errore di partenza: credere che la morale non esiste come valore universale assoluto ma solo come prodotto dell’istinto e della evoluzione. Credere che solo la libertà sia essa sola valore assoluto, la libertà che invero fa via via cambiare la stessa morale secondo i tempi. Ed è appunto su questo che il filosofo-teologo Joseph Ratzinger pone il dito quando denunzia il relativismo morale. Lo stesso Scalfari d’altronde aveva denunciato la decadenza morale d’oggi. La libertà dell’uomo, si sa, è una facoltà delicata che sempre rischia l’errore, e la sua decadenza va in ogni momento irrobustita dal nutrimento della cultura, dal suo stesso esercizio, e resta comunque strumento sicuro se ancorata, dicevo, a un Assoluto, Dio o la Coscienza universale, nonchè dall’aiuto della Grazia , come lo stesso Scalfari ammetteva per il Papa e i credenti nella prima parte dell’articolo. In conclusione: abolite l’idea forte del valore assoluto della morale, riducetela a frutto dell’istinto di sopravvivenza, come fa Scalfari, ed ecco il rischio del relativismo morale che il nuovo Papa ha denunziato. Ed ecco la causa della decadenza della morale che lo stesso Scalfari in altro scritto denunziava.