Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Don Tommaso Tonioni prelato di Sua Santità.

In un celebre film con Alberto Sordi, un borghese piccolo piccolo, c’è una scena che presenta l’attore nel momento in cui lascia il lavoro per andare in pensione. Ha preparato un discorso di circostanza ma i colleghi sono tutti presi a brindare, mangiare, parlare fra loro con sfacciato disinteresse per colui che li ha invitati, non si degnano neppure di ascoltarlo. A questo punto il nostro Albertone tronca i discorso e lascia i suoi ospiti alla loro fredda indifferenza. Questo rischio non l’ha corso il nostro don Tommaso Tonioni quando è andato in pensione da direttore dell’economato diocesano perché ha preferito chiamare i suoi collaboratori più stretti attorno ad una tavola, lasciare tutto il tempo per rivivere i dieci anni trascorsi in un ufficio, l’Economato, dal quale partivano i mutui, le cambiali, il leasing, i prestiti, gli interessi bancari, i pagamenti e quant’altro. Sappiamo bene che la nostra chiesa non è fatta solo di economia o di soldi, ma l’uomo deve fare i conti con la realtà e d’altra parte anche il gruppo degli apostoli con Giuda aveva una loro piccola amministrazione. Don Tommaso ha mandato avanti questa delicato e complesso servizio. Solo chi gli era accanto sentiva o meglio avvertiva quelle difficoltà di far pareggiare bilanci segnati in rosso. Lui matematico prestato anche alla filosofia doveva tentare, e lo sapeva bene che non sarebbe riuscito, a fare la quadrare il cerchio. «Come faccio a pagare questa ditta, quando i soldi non ce l’ho?…» mi ripeteva spesso. Don Tommaso con la su olimpica calma arrivava là dove era impensabile giungere, aveva a carico numerose chiese prive di parroco, ne era il responsabile da un punto di vista amministrativo e pastorale, come se non gli bastasse la sua Civitella, la scuola materna di Badia al Pino, quella di Saione. Amministratore, parola semplice ma complessa nei fatti con tutte le responsabilità civili per quel campanile che minacciava di cadere, per quella trave che aveva ceduto, per quella chiesa dichiarata inagibile. E Tommaso a rispondere al telefono, a raccogliere proposte vantaggiose per vendere i beni della chiesa e ricavarne il maggiore profitto.Allo scadere del mandato ha presentato le sue dimissioni che sono state prontamente accolte dall’arcivescovo Riccardo facendo memoria di quei versetti meravigliosi scritti da Qoèlet: «Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per tacere e un tempo per parlare» (Qoèlet 3, 1-7). In questa cadenza del tempo don Tommaso ha lasciato prontamente il suo banco delle imposte come fece l’apostolo Matteo, ha chiuso i registri e ha passato ad altre mani i conti, i registri, i contratti, i mutui, le cambiali ed è tornato nella sua Civitella, al suo castello degli Ubertini, al sacrario di una chiesa martoriata e gloriosa dopo l’eccidio del 1944. Adesso come Lucio Quinzio Cincinnato, (che come viene rappresentato in un monumento con una mano consegna i fasci simbolo del potere di Roma, nell’altra mano tiene l’aratro, torna cittadino e agricoltore), così don Tommaso ritorna a coltivare il suo orticello preferito: la filosofia. A chi gli chiedeva a cosa serve la filosofia portava l’esempio della Grecia, dove questa disciplina è nata. Le altre culture medio orientali hanno prodotto grandi monumenti, ma sono finite, sparite nel nulla. La Grecia una piccola nazione ha sviluppato il Logos, il ragionamento, la filosofia che ha prodotto la scienza, lo sviluppo economico. L’occidente non sarebbe tale senza questi primi filosofi che mettono in azione il pensiero. Il cristianesimo prenderà questa grande eredità assieme alla fede (fides et ratio) un pensiero tanto caro al nostro papa Benedetto XVI. La fede senza la ragione sarebbe fideismo e viceversa la ragione senza la fede diventa materialismo. Don Tommaso è stato insignito con il titolo di prelato di Sua Santità: un alto riconoscimento secondo soltanto in Diocesi a don Tullio Cappelli (e chi sennò) Complementi Tommaso, monsignor Tonioni! E tanti ringraziamenti da parte dei sacerdoti che tu hai seguito, aiutato e istruito.Virgilio Annetti