Vita Chiesa

Don Stefano, il football per educare i ragazzi

Il sacerdote di Carrara, un passato da giocatore in Serie A, adesso allena i ragazzi che il 14 dicembre esordiranno

Don Stefano Pappalardo

Metti 24 ragazzi che due volte a settimana si incontrano per fare i compiti insieme e poi vanno a fare gli allenamenti. Metti un campetto da gioco abbarbicato sulle pendici delle Apuane e incastonato tra le cave di marmo. Metti un giovane sacerdote che con passione ed entusiasmo li coinvolge. Ecco fatta la vicenda che vede protagonista don Stefano Pappalardo, sacerdote della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, 33 anni, presbitero dal 2016, da quell’8 ottobre quando in cattedrale a Massa il vescovo Giovanni Santucci, impose le mani su di lui.

La sua storia è quella di un giovane ragazzo che, essendo appassionato di sport sin da piccolo, si avvicina al mondo del football americano: è nato a Napoli, ma ha vissuto con la famiglia a Roma e «galeotto» è stato un viaggio negli Stati Uniti con i genitori, dove si è innamorato di questo sport che Oltreoceano è anche spettacolo e non solo agonismo. Inizia dunque un percorso, ricolmo passione, che lo fa arrivare addirittura a militare una stagione in serie A; parallelamente in lui nasce, cresce e si rafforza la vocazione sacerdotale. Diventa così il «don giocatore» e la sua carriera non è certo passata inosservata. Racconta don Stefano: «Sono riuscito a creare amicizie molto belle con i compagni di squadra, parlando con loro e scambiandoci confidenze. Sono riuscito persino a celebrare una Messa in un campo da gioco». Cappellano della Fidaf (Federazione italiana di american football) si delinea così nella sua testa l’importante progetto di prendersi cura dei giovani educandoli tramite lo sport, aggiungendo naturalmente l’aspetto spirituale. Concretizza l’idea qualche anno fa in Lunigiana, dove mette insieme i giovani per far nascere una squadra di Flag Football, sport «gemello» del football americano senza contatto fisico, ma basato sulle medesime regole: prendere una bandierina posta sulla cintura dell’avversario, equivale al placcaggio.

Da pochi mesi è giunto a Carrara e si è inserito nel progetto dell’unità pastorale del centro città, e dovendosi occupare proprio dei giovani, il ‘don’ decide di riproporre il progetto e crea una vera squadra di football americano. In città è longeva e feconda la tradizione del Centro giovanile diocesano, punto di riferimento per tante persone che grazie all’impegno degli animatori e dei volontari, vivono un’esperienza di aggregazione sana, ambiente congeniale per proporre la formula «studio-sport», prima il «dopo scuola» al Centro giovanile, poi l’attività sportiva nel paesino di cavatori di Bedizzano, salendo in auto pochi chilometri di curve, dove si trova un campo da calcio, il «campo base» per gli allenamenti dei 24 giovani partecipanti, dove le cave di marmo fanno da cornice naturale. Sono i «Marble Hearts» (cuori di marmo) che il prossimo 14 dicembre disputeranno ad Alessandria la loro prima partita ufficiale; presto saranno pronte le divise ufficiali. Don Stefano, da capo allenatore spiega la linea da tenere con i giovani che vi entrano in contatto: «La squadra punterà molto sull’avvicinare i ragazzi ai valori della fede, facendo attività fisica e tramite esempi come me o altri sportivi; vedo che c’è collaborazione nel crearla, poiché il concetto di sport di squadra unisce molto i ragazzi, costruendo vere amicizie». Di fatto lo sport è sempre stato parte integrante della sua vita e la sua dedizione e adesso il salto è quello di creare attorno ai giovani un’attività che li coinvolga a trecentosessanta gradi: dal lato sportivo a quello della fede, passando per la cultura.

Alla domanda sul rapporto tra fede e sport, don Pappalardo riprende un concetto di san Paolo sulla corsa costante per raggiungere la meta, il premio promesso cioè la vita eterna. Crede che tramite lo sport, con il valore del sacrificio, dell’impegno, della fatica e della costanza, si possa insegnare di mettercela tutta per raggiungere obiettivi importanti come quello della fede che è crescere nell’amore di Dio. «In ogni sport per raggiungere il successo bisogna apprendere valori fondamentali per realizzare i propri obiettivi: la costanza e la dedizione nell’allenamento e nelle prestazioni, la fatica nello sforzo psicofisico dell’attività e il sacrificio a favore del compagno per il bene della squadra. Oltre ad altri importanti aspetti dello stare dentro un gruppo, vi è anche il volere il meglio per i propri compagni, lottando contro l’egoismo e il rincorrere solo il successo personale, che andrebbero a discapito della squadra». I valori appena citati, come dice don Stefano, sono alla base della fede cristiana, basti pensare alla costanza nella preghiera, o al mettere il prossimo davanti ai propri «appetiti» ed egoismi, e, se seguiti, renderanno più significativo vivere una vita assieme al Signore.

Nel contesto di oggi, in cui sembrano dilagare edonismo, individualismo e competizione sull’avversario, lo sport e della fede rischiano di prendere strade separate, mentre i giovani giocatori della «Marble hearts» osano andare controcorrente.