“Fu decisivo nel superare il non expedit, nel rendere così i cattolici cittadini pienamente partecipi della cosa pubblica”, prosegue il capo dello Stato, sottolineando come “il processo che seppe innestare contribuì alla ricomposizione politica del Paese”.“Don Sturzo – osserva Mattarella – cominciò dalle basi della società, dalla difesa della dignità dei contadini nel mondo agrario di inizio novecento, dalla presenza nel consiglio comunale di Caltagirone, dalla necessità di dare basi popolari alla democrazia, rifuggendo da ipoteche oligarchiche ed elitarie”. “La sua idea di laicità dell’impegno pubblico ha precorso i tempi. La sua visione democratica era inscindibilmente legata a una concreta giustizia sociale”, aggiunge il presidente, nel richiamare il fatto che “l’ascesa del fascismo lo costrinse al duro prezzo dell’esilio, rimanendo oppositore irriducibile del regime violento e dittatoriale”. “Con le sue idee, e gli studi approfonditi negli Stati Uniti, tornò ad alimentare il dibattito nel dopoguerra. Il patrimonio che ha lasciato – conclude Mattarella – ha arricchito la cultura democratica che può attingere a valori ed esperienze preziose anche per i tempi nuovi che stiamo vivendo”.