Cultura & Società
Don Gnocchi: prima i fragili. L’eredità, attualissima, del “padre dei mutilatini”
“Sogno dopo la guerra di potermi dedicare per sempre a un’opera di carità, quale che sia, o meglio quale Dio me lo vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una sola cosa: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia ‘carriera’”. Don Carlo Gnocchi, “padre dei mutilatini”, “inquieto cercatore di Dio”, nasceva 120 anni fa, il 25 ottobre 1902, a San Colombano al Lambro (Milano). La Fondazione che ne raccoglie l’eredità (il sacerdote è scomparso nel 1956 ed è stato proclamato beato nel 2009), assieme alla diocesi ambrosiana, lo ricorderà con una messa in duomo a Milano sabato 22 ottobre, alle 10.30, presieduta dall’arcivescovo mons. Mario Delpini.
La Fondazione conta oggi 26 centri residenziali e 27 ambulatori territoriali in varie regioni d’Italia oltre a progetti di solidarietà all’estero (Bolivia, Ecuador, Bosnia-Erzegovina, Burundi, Ucraina, Myanmar…). Con oltre 5mila dipendenti e collaboratori e un elevato numero di volontari, assiste nelle sue strutture ragazzi, adulti e anziani con vari tipi di disabilità, sia acquisite che congenite, pazienti di ogni età che necessitano di riabilitazione cardiorespiratoria o neuromotoria, anziani non autosufficienti, persone con gravi cerebrolesioni o in stato vegetativo prolungato e ammalati in fase terminale negli hospice. La Fondazione sviluppa inoltre una vasta attività di ricerca scientifica e innovazione tecnologica ritenuta essenziale per fornire le cure migliori e più moderne, ponendo sempre al centro la dignità umana. “La ricorrenza del 120° anniversario della nascita di don Carlo è un’occasione preziosa per riabbracciare la sua testimonianza umana e cristiana e ritrovare le radici del suo amore per le persone più deboli”, afferma don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione che ha sede a Milano.
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Dal dopoguerra a oggi: il profilo della Fondazione Don Gnocchi