Firenze

Don Facibeni Venerabile: la gioia del cardinale Betori e del successore, mons. Corso Guicciardini

Esprimendo gratitudine al Santo Padre l’Arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori ha detto: “Don Giulio Facibeni nella sua storia ha illuminato con fede e assoluta dedizione quelle periferie fisiche e spirituali che ci indica oggi come missione Papa Francesco: il quartiere operaio di Rifredi dove era parroco, il fronte della guerra da cappellano, e poi i ragazzi orfani, i giovani bisognosi di cura e istruzione. All’Opera Madonnina del Grappa e ai suoi ‘figliuoli’ don Facibeni ha dedicato senza risparmiarsi tutta la vita e così scriveva: “Il Signore ha voluto l’Opera in questo rione operaio, l’ha voluta aliena da umane protezioni e sicurezze e sostenuta dalla preghiera e dal lavoro degli umili, perché fosse apologia vivente della Divina Provvidenza”. Nonostante le estreme difficoltà economiche e organizzative, don Facibeni non respingeva nessuno che bussasse alla sua porta, con la fiducia che riponeva in Dio. La sua è per noi alta testimonianza di affidamento alla Provvidenza e di ascolto alle necessità dei più poveri e fragili. Don Facibeni è unito ad altri due venerabili che occupano un posto esemplare nella nostra Chiesa: il card. Elia Dalla Costa e il sindaco Giorgio La Pira. Il legame tra di loro fa pensare davvero al legame che unisce le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità”.

Ricevuta la notizia del riconoscimento, Don Corso Guicciardini 95 anni, erede spirituale di don Facibeni, da lui stesso scelto per proseguire nella guida dell’Opera Madonnina del Grappa, ha dichiarato: “Quello che posso dire con le mie parole è niente in confronto a ciò che don Facibeni ha vissuto con sofferenza, immolandosi nella storia del suo tempo per stare accanto ai più sofferenti e ai più poveri: dai soldati al fronte, agli orfani, ai giovani in difficoltà con la forza della sincerità dei sentimenti e senza compromessi. Si può dire che conquistava gli animi con tutto se stesso e senza offrire mezzi materiali se non per qualcosa di estremamente essenziale come un letto e come un pane. – don Guicciardini ha aggiunto – Fisso lo sguardo del cuore sulla eccezionalità della sua testimonianza trasmessa come sacerdote e cappellano di guerra, come ‘Padre’ carico di responsabilità e di immedesimazione nel sacrificio compiuto momento per momento. Con il ricordo, fisso lo sguardo a quel fulgore della Divina Provvidenza che portava a una misteriosa partecipazione all’Amore divino del Cristo che veniva a contatto con tante creature fragili e dolenti. Don Facibeni ha parlato poco di se stesso, molto di più ha fatto comprendere l’immane sofferenza di Dio che vuole dare la sua vita e tutto se stesso per restare presente in mezzo a quei fratelli uomini che Facibeni incontrava passo passo nei camminamenti delle trincee di quel tempo”.