Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Don Enrico Marini,una vita spesa per la sua gente.

Un uomo molto intelligente, colto, d’animo nobile; un prete evangelicamente saggio nella sua attività umana e sacerdotale. Questo era don Enrico Marini, il parroco di Lucignano recentemente scomparso. Non aveva mai nascosto a nessuno di essere venuto a Lucignano malvolentieri ma, nell’obbedienza al vescovo e quindi alla Chiesa, ha svolto il suo ministero con grande impegno e con apostolica fecondità non trascurando mai la vita pastorale della parrocchia, realizzando valide iniziative e soprattutto interessandosi e cercando di conoscere a fondo tutte le persone, quelle vicine alla Chiesa e quelle lontane.Non faceva differenza, anzi usava maggiore attenzione e carità per chi praticava poco la vita della parrocchia al fine di aiutare a vivere sostanzialmente la vita cristiana. Non teneva affatto alle apparenze, al trionfalismo religioso e detestava le superficialità. Amava le cose semplici, ma autentiche. Non usava complimenti, né adulazioni per nessuno. Era schietto, anzi talvolta con le sue battute ironiche, ma sempre ben centrate, diventava scontroso e molta gente non l’ha capito; anzi, certe sue espressioni sono state considerate offese, invece erano la sua intelligenza e la sua intuizione acuta che gli facevano vedere chiaro anche nell’animo di chi voleva farsi apparire diverso.Sapeva poi, con un semplice gesto o con una parola gentile, fugare le nubi che potevano aver frainteso il suo dire e il suo fare. Dobbiamo a lui tanta riconoscenza per aver saputo valorizzare anche i tesori artistici della nostre chiese, che voleva tutte belle e ben tenute dal punto di vista funzionale e liturgico.Si è dato molto da fare – anche se non ci è riuscito – a chiedere i restauri della chiesa di San Francesco e di quella del Santissimo Crocifisso. Ha ridato alla chiesa di San Giuseppe la funzionalità come sala per la musica e per le rappresentazioni dei bambini del catechismo. Ha ridato vita alla scuola di catechismo dei piccoli, alla banda musicale comunale, ai gruppi di giovani in collaborazione con i padri Cappuccini e con le suore, cercando sempre l’unione e la comunione con tutti, comprese le autorità civili e militari.Desiderava la comunione tra i gruppi ecclesiali e con i confratelli sacerdoti. Ha incontrato molte difficoltà e si scoraggiava, ma bastava il sorriso o il gesto affettuoso di un bambino per ridargli coraggio e andare avanti. La sua carità e generosità le ha dimostrate specialmente nell’aiutare le famiglie della parrocchia a ricevere nelle loro case per un periodo estivo ogni anno i bambini di Chernobyl che ancora fanno i conti con le conseguenze del disastro nucleare di quella città. Mentre lui radunava i bambini nel santuario della Querce e godeva delle loro gioie e dei loro divertimenti, era un esempio di carità vera per il corpo e per l’anima di piccoli e grandi. Grazie, don Enrico, del suo esempio e della sua opera sacerdotale. Certamente i lucignanesi non la potranno dimenticare.Una sua vecchia parrocchiana.Neda Dringoli