Prato

Don Didaco, si attende il miracolo

Nel 2019 cadrà il centenario della morte del sacerdote, scomparso nel 1919 all’età di 63 anni già in odore di santità. In vista dello speciale anniversario le Domenicane hanno deciso di promuovere una serie di incontri dedicati al pievano di San Pietro a Iolo visto attraverso «la lente» delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.Sabato scorso, 20 maggio, in palazzo vescovile si è tenuto il primo appuntamento della serie, intitolato «La fede nella vita e negli scritti del Servo di Dio Didaco Bessi», come il libro scritto dal teologo Mario Pangallo, docente alla Lateranense e alla Gregoriana di Roma. Il professore avrebbe dovuto essere presente alla serata di sabato, ma non ha potuto partecipare a causa di un problema di salute. La sua relazione, inviata alle suore, è stata letta dal rettore del Seminario diocesano don Daniele Scaccini, affiancato nella conduzione dell’incontro dal postulatore della causa di beatificazione del sacerdote iolese, il domenicano padre Francesco Maria Ricci. All’incontro hanno partecipato un buon numero di persone, in gran parte provenienti dalle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea a Iolo, con i rispettivi parroci. Nel salone anche il vescovo Agostinelli e naturalmente un nutrito gruppo di Domenicane guidata da Madre Paola Collotto. La fede in don Didaco. «La fede in don Didaco – secondo Pangallo – ha sempre una finalità pastorale e spirituale, volta all’edificazione di chi era affidato alla sua cura, ovvero i parrocchiani e le religiose». Il professore ha definito l’apostolato del pievano «efficace perché realmente modellato su Cristo Buon Pastore».Un altro aspetto emerso dallo studio di Pangallo, basato sugli scritti del Servo di Dio, è la profonda unità tra teologia spirituale, dogmatica e morale. «La sua impostazione teologica era chiaramente di tipo tomista – afferma ancora l’autore del libro – ma si nota nei suoi scritti una notevole influenza di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, specie in ambito morale. Ma don Didaco – sottolinea Pangallo – non è un teologo bensì un pastore, non è contrario alla cultura, ma la concepisce essenzialmente come mezzo per realizzare meglio il proprio ministero».Un particolare aspetto della vita del pievano, forse meno conosciuto, riguarda la sua devozione mariana, che si sostanziava nel quarto voto. «Nel primo periodo della vita dell’Istituto da lui fondato – ricorda suor Marinella Bini – aveva richiesto alle sue “figlie” il voto di assistere gli ammalati, compito particolarmente caro al Cuore di Gesù e di Maria».

La causa di beatificazione. Padre Ricci, postulatore della causa di beatificazione, ha presentato lo stato di avanzamento del «processo». Lo scorso ottobre si è chiusa l’inchiesta diocesana con l’invio dei plichi contenenti i materiali raccolti durante i tre anni di indagine, ora al vaglio della Congregazione per le cause dei Santi. Il prossimo passo sarà l’emissione di un «decreto di validità», probabilmente in arrivo a giugno, che non riguarda la valutazione del contenuto ma il controllo che gli atti siano stati redatti secondo le norme. Una volta ottenuto questo passaggio una apposita commissione inizierà il lavoro di analisi dei contenuti. «Ciò che tutti ora possiamo fare – conclude suor Marinella – è chiedere l’intercessione del Servo di Dio, perché sia possibile riconoscere un miracolo e quindi aggiungere l’unico tassello finora mancante alla ricca documentazione che si sta raccogliendo negli anni». Per questo motivo la serata di sabato si è conclusa con una preghiera di intercessione per chiedere la guarigione di una giovane mamma ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Careggi.