Domenica aperti sì, domenica aperti no. Il dibattito cittadino sul fatto che i negozi debbano o meno aprire al pubblico anche nel giorno di riposo, si è acceso dopo che il Comune ha avanzato la proposta di dare ai negozi del centro la possibilità di nuove aperture domenicali. Quante? Proprio questo è uno dei nodi da sciogliere. «L’idea è quella di allargare questa possibilità per tutte le domeniche», spiega a Toscana Oggi l’assessore comunale alle attività produttive Roberto Caverni. Più verosimilmente, l’ipotesi verso cui si andrà, dopo il confronto in atto con le categorie, sarà quella di una domenica in più, probabilmente la terza del mese.Il Comune – Spiega ancora l’assessore: «Tutti i centri storici stanno soffrendo e il commercio ne ha risentito in modo particolare. Un centro storico solo residenziale, per come è cambiato il mondo, non funziona. Il nostro centro sta soffrendo, ma si sta riprendendo». Per Caverni, «Dare fiducia al centro storico e al commercio in particolare aumenterà la capacità di attrarre nuovi investimenti. Se si va a vedere, il 65% degli incassi vengono dal sabato e dalla domenica, perché oramai le abitudini di acquisto sono queste. Avanti stiamo portando il progetto di una seconda domenica, con un accordo dei comuni dell’area metropolitana. Ma perché non aprire tutte e quattro? Quello che vogliamo fare è di dare la possibilità, non obblighiamo certo nessuno: chi vuole aprire, lo fa. Qualcuno potrebbe anche decidere di aprire poche ore, dalle 17,30, finite le partite».Si va verso le feste natalizie, e tra poco, fino a fine anno, i negozi saranno aperti praticamente sempre. «Dopo le feste potremmo iniziare intanto questa sperimentazione della seconda domenica; prendiamoci un anno e vediamo che cosa succede», propone Caverni.Ovviamente, il dibattito sull’apertura domenicale dei negozi non è a valore neutro e non riguarda la sola economia. Più volte il Vescovo Simoni (si veda anche qui sotto) ha ribadito «la centralità del giorno del Signore». «Sono problemi che, da cattolico conscio dell’importanza della famiglia, mi pongo anche io», sostiene l’assessore. «Quello che sottolineo, però, è che l’apertura domenicale dei negozi non è incompatibile con il precetto festivo della Messa».Il tema è da mesi al centro di dibattito. A febbraio scorso, ad esempio, anche un colosso della grande distribuzione come Unicoop Firenze aveva lanciato una propria posizione controcorrente: «Basta con ulteriori estensioni delle aperture domenicali degli esercizi commerciali: quelle attuali sono già sufficienti», aveva detto allora Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze. «Vogliamo sollecitare un confronto pubblico, con i cittadini e con le istituzioni, perché le aperture domenicali hanno un forte valore simbolico».I commercianti – Le reazioni all’estensione delle aperture a Prato sono di vario segno. E il dibattito è in corso. Favorevole, con i giusti paletti, si dice Giancarlo Niccolai, direttore dell’Unione Commercianti: «La possibilità di una domenica in più di apertura è un’opportunità. Da tempo chiediamo la terza domenica, per il solo centro, dopo la seconda di apertura per tutti. Certo, l’amministrazione in queste domeniche dovrebbe cercare di rendere più attraente il centro per i visitatori, con eventi e iniziative. Come è altrettanto vero che viene sottratto tempo alle famiglie dei commercianti e dei dipendenti. Quello che noi diciamo è che i commercianti non possono rimanere aperti sempre, tutte le domeniche, questo è evidente; e che si dovranno pensare servizi diversi per le famiglie dei commercianti e dei lavoratori». Diverso l’avviso di Confesercenti Prato. Spiega il presidente comunale dell’associazione, Mauro Lassi: «Siamo contrari alle 52 domeniche di apertura. I nostri commercienti non ritengono giusto aprire in modo indiscriminato in questo modo. Già quest’anno ci sono state tre aperture in più rispetto all’anno scorso. Basta così: rimaniamo alle 22 domeniche definite nell’accordo di area vasta. La posizione di Confesercenti è unanime, e la ribadiremo, ed è frutto di motivazini diverse e molteplici. Molte le perplessità e nessuna adesione alla proposta, senza un progetto ben preciso».I lavoratori – Il problema delle esigenze dei lavoratori potrebbe essere uno dei fronti più caldi della vicenda. E anche nella grande distribuzione. Domenica scorsa c’è stata ad esempio la protesta dei lavoratori dei Gigli, dopo la decisione del Comune di Campi Bisenzio di concedere al centro commerciale due deroghe alle aperture domenicali. Cgil-Filcams, Cisl-Fisascat e Uil-Tucs protestano al grido di «ogni domenica al lavoro, senza respiro fin dopo Natale», parlando di «lavoratori e lavoratrici del commercio tagliati fuori dalla vita sociale e familiare», e chiedendo il ritorno all’accordo siglato con le organizzazioni sindacali che prevedeva 20 deroghe domenicali per il 2010.Stefano Bellandi, segretario della Cisl pratese, spiega: «Se non ci sono i soldi per comprare di lunedì, non ci sono neppure di domenica. Non vediamo come l’apertura domenicale possa incentivare l’occupazione. In questo modo si mettono invece in difficoltà i lavoratori e le loro famiglie. Quello che ci vorrebbe sarebbe un progetto più articolato, altrimenti la domanda che viene da farsi è: ci dev’essere il lavoro a misura d’uomo o l’uomo a misura del lavoro?».(dal numero 37 del 24 ottobre 2010)
Il Vescovo e il giorno del Signore
L’ultima volta che si è espresso sul tema, è stato la mattina dell’ultimo 8 settembre. Il tema del riposo domenicale è caro al Vescovo Simoni. La domenica disse in quell’occasione «sia il giorno del Signore» e «noi cristiani dobbiamo essere fermi su questo punto». «Questo non significa essere fondamentalisti», precisò allora il Vescovo. «Siamo per il dialogo, ma allo stesso tempo convinti della necessità che la domenica, giorno di festa, sia fatta per ricordare la vera festa». Aggiunse poi: «Se fossimo in una situazione di regime, nella quale ci imponessero l’abolizione della festa domenicale, noi dovremmo fare come i martiri antichi e vivere lo stesso il giorno del Signore».Andando indietro nei mesi, a febbraio, dopo la proposta di Campaini di Unicoop che diceva basta a nuove aperture domenicali, il Vescovo Simoni aveva partecipato a un dibattito televisivo a più voci. In quell’occasione Simoni si era rifatto al documento del ’98 di Giovanni Paolo II sul «Dies Domini» e aveva detto: «La domenica, non dimentichiamolo, è il giorno del creato, del Creatore, della comunità creata, del riposo, della solidarietà, del raccoglimento… L’uomo ha bisogno di una pausa e il giorno del Signore non è solo religioso, ma è anche liberante per l’uomo».Che il tema sia ricorrente e sempre all’attenzione del Vescovo, lo testimonia ad esempio il seminario che proprio sull’argomento «Domenica e società» la Diocesi organizzò nel febbraio del 2002. «Non vogliamo essere né dirigisti né legalisti. Nessuno di noi sogna di imporre la domenica a tutti», disse allora Simoni, riconoscendo che ci sono dei lavori irrinunciabili, quelli a servizio dell’uomo «Perché l’uomo è più importante del sabato», disse allora Simoni, citando le parole di Gesù a chi gli chiedeva come occorreva comportarsi, in casi d’emergenza, nel giorno di riposo degli ebrei. «Io credo concluse allora il Vescovo che non bisogna solo individuare i bisogni primari, ma anche i valori comuni, che sono prima dei bisogni primari. Prendiamo l’esempio della libertà: per noi cristiani è funzionale all’amore, dev’essere “libertà liberante”».