Firenze

Domenica delle Palme, la Messa del cardinale Betori nel duomo di Firenze

Un invito a “riconoscere il volto di Gesù in tutti i sofferenti di questi giorni amari, come pure in tutti coloro che si fanno carico del loro dolore e se ne prendono cura”. Sono le parole del cardinale Betori nell’omelia, durante Messa celebrata in cattedrale nella domenica delle Palme. Una celebrazione in un duomo quasi deserto, con la sola presenza delle persone coinvolte nel servizio liturgico, secondo le indicazioni con cui la Chiesa italiana ha recepito le prescrizioni del Governo per limitare i rischi di contagio. 

“La nostra fede – ha affermato Betori – non può essere proclamata e celebrata nella partecipazione ai riti liturgici. Ma proprio la rinuncia che ci è chiesta – vivere cioè giorni di povertà del volto ecclesiale, la sofferenza di non poter fare assemblea – ci deve far sentire più vicini al Signore umiliato, sofferente, solo. Il volto di Gesù è oggi il volto stravolto dei nostri malati in cerca di respiro e il volto segnato dalla fatica di medici, infermieri, personale ausiliario, volontari. La nostra Pasqua sia vissuta come partecipazione al dolore del mondo, come contributo, nelle rinunce che ci sono chieste, al farsi carico dei fratelli e delle sorelle che soffrono, come legame del cuore tra i figli di Dio che insieme contemplano il volto del Crocifisso e dei crocifissi di oggi, tra noi e nel mondo, nella pandemia e nelle immense sofferenze di guerre, fame, sfruttamento dei poveri, violazioni della dignità umana.”

Alla fine della celebrazione, Betori ha salutato quanti, attraverso lo streaming fornito da Toscana Oggi e Radio Toscana, “hanno potuto ascoltare la parola del Signore, meditare con noi e pregare con noi” e ha invitato a “compiere in casa la benedizione sui rami d’ulivo o di un’altra pianta, come previsto dalle norme liturgiche, così che possa restare a ricordo di questo giorno e a protezione della vostra casa in questo anno”. Questo il testo suuggerito dall’Ufficio liturgico diocesano: “Benedetto sei tu, Dio onnipotente ed eterno, nel segno di questi rami con cui facciamo memoria dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, concedi a noi tuoi fedeli di accogliere esultanti il Signore nella nostra casa e di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone. Egli vive e regna nei secoli dei secoli”.