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Discorso per il 50° del Sinodo
Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, Fratelli e Sorelle,
mentre è in pieno svolgimento l’Assemblea Generale Ordinaria, commemorare il cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi è per noi tutti motivo di gioia, di lode e di ringraziamento al Signore. Dal Concilio Vaticano II all’attuale Assemblea, abbiamo sperimentato in modo via via più intenso la necessità e la bellezza di “camminare insieme”.
In tale lieta circostanza desidero rivolgere un cordiale saluto a Sua Eminenza il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale, con il Sotto-Segretario Sua Eccellenza Monsignor Fabio Fabene, gli Officiali, i Consultori e gli altri Collaboratori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, quelli nascosti, che fanno il lavoro di ogni giorno fino a tarda serata. Insieme a loro, saluto e ringrazio della loro presenza i Padri sinodali e gli altri Partecipanti all’Assemblea in corso, nonché tutti i presenti in quest’Aula.
In questo momento vogliamo anche ricordare coloro che, nel corso di cinquant’anni, hanno lavorato al servizio del Sinodo, a cominciare dai Segretari Generali che si sono succeduti: i Cardinali Władysław Rubin, Jozef Tomko, Jan Pieter Schotte e l’Arcivescovo Nikola Eterović. Approfitto di tale occasione per esprimere di cuore la mia gratitudine a quanti, vivi o defunti, hanno contribuito con un impegno generoso e competente allo svolgimento dell’attività sinodale.
Fin dall’inizio del mio ministero come Vescovo di Roma ho inteso valorizzare il Sinodo, che costituisce una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare
Dobbiamo proseguire su questa strada. Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio.
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Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Camminare insieme -Laici, Pastori, Vescovo di Roma- è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica.
Dopo aver ribadito che il Popolo di Dio è costituito da tutti i Battezzati chiamati a «formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo»
Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ho sottolineato come «il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”»
È stata questa convinzione a guidarmi quando ho auspicato che il Popolo di Dio venisse consultato nella preparazione del duplice appuntamento sinodale sulla famiglia, come si fa e si è fatto di solito con ogni “Lineamenta”. Certamente, una consultazione del genere in nessun modo potrebbe bastare per ascoltare il sensus fidei. Ma come sarebbe stato possibile parlare della famiglia senza interpellare le famiglie, ascoltando le loro gioie e le loro speranze, i loro dolori e le loro angosce
Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire»
Il Sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa. Il cammino sinodale inizia ascoltando il Popolo, che «pure partecipa alla funzione profetica di Cristo»
Il fatto che il Sinodo agisca sempre cum Petro et sub Petro – dunque non solo cum Petro, ma anche sub Petro – non è una limitazione della libertà, ma una garanzia dell’unità. Infatti il Papa è, per volontà del Signore, «il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità tanto dei Vescovi quanto della moltitudine dei Fedeli»
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La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice San Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi»
Gesù ha costituito la Chiesa ponendo al suo vertice il Collegio apostolico, nel quale l’apostolo Pietro è la «roccia» (cfr. Mt 16, 18), colui che deve «confermare» i fratelli nella fede (cfr. Lc 22, 32). Ma in questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, per la porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi
Non dimentichiamolo mai! Per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce, secondo le parole del Maestro: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20, 25-27). Tra voi non sarà così: in quest’espressione raggiungiamo il cuore stesso del mistero della Chiesa – “tra voi non sarà così” – e riceviamo la luce necessaria per comprendere il servizio gerarchico.
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In una Chiesa sinodale, il Sinodo dei Vescovi è solo la più evidente manifestazione di un dinamismo di comunione che ispira tutte le decisioni ecclesiali.
Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari. Dopo aver richiamato la nobile istituzione del Sinodo diocesano, nel quale Presbiteri e Laici sono chiamati a collaborare con il Vescovo per il bene di tutta la comunità ecclesiale
Il secondo livello è quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali
L’ultimo livello è quello della Chiesa universale. Qui il Sinodo dei Vescovi, rappresentando l’episcopato cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale
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L’impegno a edificare una Chiesa sinodale -missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida- è gravido di implicazioni ecumeniche. Per questa ragione, parlando a una delegazione del patriarcato di Costantinopoli, ho recentemente ribadito la convinzione che «l’attento esame di come si articolano nella vita della Chiesa il principio della sinodalità ed il servizio di colui che presiede offrirà un contributo significativo al progresso delle relazioni tra le nostre Chiese»
Sono persuaso che, in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo -come Successore dell’apostolo Pietro- a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese
Mentre ribadisco la necessità e l’urgenza di pensare a «una conversione del papato»
Il nostro sguardo si allarga anche all’umanità. Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni (cfr. Is 11, 12) in un mondo che -pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica- consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere. Come Chiesa che “cammina insieme” agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità, generando un mondo più bello e più degno dell’uomo per le generazioni che verranno dopo di noi
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[1] Cfr. FRANCESCO, Lettera al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Em.mo Card. Lorenzo Baldisseri, in occasione dell ‘elevazione alla dignità episcopale del Sotto-Segretario, Rev.mo Mons. Fabio Fabene, 1° aprile 2014.
[2] Cfr. BEATO PAOLO VI, Discorso per l’inizio dei lavori della I Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 30 settembre 1967.
[3] BEATO PAOLO VI, motu proprio Apostolica Sollicitudo, 15 settembre 1965, proemio.
[4] SAN GIOVANNI PAOLO II, Omelia nella conclusione della VI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 29 ottobre 1983.
[5] Cfr. AAS 98 (2006), 755-779.
[6] CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. dogm. Lumen gentium, 21 novembre 1964, 10.
[7] Ibid., 12.
[8] FRANCESCO, esort. ap. Evangelii gaudium, 24 novembre 2013, 119.
[9] Ibid., 120.
[10] Cfr. FRANCESCO, Discorso in occasione dell’Incontro con i Vescovi responsabili del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.A.M) in occasione della Riunione generale di Coordinamento, Rio de Janeiro, 28 luglio 2013; ID., Discorso in occasione dell’Incontro con il Clero, Persone di Vita consacrata, e Membri di Consigli pastorali, Assisi, 4 ottobre 2013.
[11] Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. past. Gaudium et spes, 7 dicembre 1965, 1.
[12] Ibid., 170.
[13] CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. dogm. Lumen gentium, 12.
[14] FRANCESCO, Discorso in occasione della Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia, 4 ottobre 2014.
[15] CONCILIO ECUMENICO VATICANO I, cost. dogm. Pastor Aeternus, 18 luglio 1870, cap. IV: Denz. 3074. Cfr. anche CODEX IURIS CANONICI, can. 749, § 1.
[16] FRANCESCO, Discorso per la Conclusione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014.
[17] CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. dogm. Lumen gentium, 23. Cfr. anche CONCILIO ECUMENICO VATICANO I, cost. dogm. Pastor Aeternus, prologo: Denz. 3051.
[18] Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. dogm. Lumen gentium, Christus Dominus, 28 ottobre 1965, 4.
[19] SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, Explicatio in Ps. 149: PG 55, 493.
[20] Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. dogm. Lumen gentium, 27.
[21] Cfr. FRANCESCO, Discorso per la Conclusione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014.
[22] Cfr. CODEX IURIS CANONICI, cann. 460-468.
[23] Cfr. ibid., cann. 495-514.
[24] Cfr. ibid., cann. 431-459.
[25] FRANCESCO, esort. ap. Evangelii gaudium, 16. Cfr. anche ibid, 32.
[26] Cfr. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, decr. Christus Dominus, 5; anche CODEX IURIS CANONICI, cann. 342-348.
[27] Cfr. SAN GIOVANNI PAOLO II, esort. ap. postsinod. Pastores gregis, 16 ottobre 2003, 8.
[28] FRANCESCO, Discorso alla Delegazione Ecumenica del Patriarcato di Costantinopoli, 27 giugno 2015.
[29] Cfr. SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Epistula ad Romanos, proemio: PG 5, 686.
[30] FRANCESCO, esort. ap. Evangelii gaudium, 32.
[31] SAN GIOVANNI PAOLO II, lett. enc. Ut unum sint, 25 maggio 1995, 95.
[32] Cfr. FRANCESCO, esort. ap. Evangelii gaudium, 186-192; ID., lett. enc. Laudato si’, 24 maggio 2015, 156162.