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DISASTRO VIAREGGIO, AUDIZIONE IN COMMISSIONE REGIONALE: CONTROLLI E NORMATIVA I PUNTI DEBOLI

Rendere molto più rigorosa, chiara e cogente la normativa europea e italiana sui controlli e la manutenzione del materiale rotabile per il trasporto delle merci pericolose e intensificarli per evitare disastri come quello di Viareggio. Ridurre la velocità nei centri urbani a 20-30 km orari, bypassare le zone abitate recuperando anche le stazioni e le tratte ferroviarie dismesse. Questi gli imperativi emersi nella seduta che la commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale ha dedicato al problema della sicurezza ferroviaria, ascoltando Protezione civile regionale, sindacati, Arpat e assessorato, all’indomani del gravissimo episodio che ha sconvolto Viareggio. “Siamo bravissimi a gestire i primi soccorsi, la nostra protezione civile sta garantendo il massimo della professionalità e funziona. Se questo disastro non ha assunto proporzioni ancora maggiori lo si deve anche alla loro preparazione, coraggio e sacrificio – afferma il presidente della commissione Erasmo D’Angelis (Pd) – Ma è chiaro che c’è in Italia un problema enorme sul ‘prima’, sulla prevenzione e sui controlli. Non è possibile che queste bombe viaggianti attraversino i nostri centri abitati a velocità che arrivano fino a 110 km/h: è necessario evitare il loro passaggio a pochi metri dalle abitazioni, cambiare la normativa europea che prevede supercontrolli sul lardo di Colonnata e autocertificazioni di sicurezza firmate dai vettori proprietari di carri merci-bomba”.La responsabile della Protezione civile regionale, Cristina Francini, ha fornito gli ultimi aggiornamenti sulla situazione: “Dopo l’incidente – ha spiegato – è stata delimitata un’area di sicurezza di circa 300 metri di raggio ed è stata disposta l’evacuazione di 1100 persone. Poi sono iniziate le operazioni di svuotamento dei vagoni, da parte dei vigili del fuoco, e il loro trasferimento, da parte delle Ferrovie. Attualmente c’è un’area sottoposta a sequestro giudiziario, ma stamattina è stato già possibile per molti tornare nelle proprie case. Adesso inizia la fase 2: verificare i danni e avviare le opere di ricostruzione che richiederanno molte risorse e una attenzione particolare agli aspetti umani”.Dal direttore tecnico dell’Arpat, Roberto Gori, un chiarimento sulle regole che riguardano materiali pericolosi come il Gpl. Gori ha fatto notare il paradosso della cosiddetta “normativa Seveso” che prevede precise procedure per la gestione di queste sostanze all’interno di depositi, quando superano un certo quantitativo, ma le stesse norme non si applicano però nel caso della movimentazione e del trasporto ferroviario. Il convoglio di Viareggio trasportava probabilmente circa 280 tonnellate di materiale: un quantitativo che, se si fosse trattato di un deposito, quindi paradossalmente di una situazione più tranquilla, avrebbe fatto scattare le procedure cautelative.Quanto alla situazione attuale della zona interessata, Gori ha rassicurato: “Il Gpl è pericoloso solo per le esplosioni, non per la tossicità, non produce effetti di lungo termine ed infatti le centraline esistenti non hanno rilevato nulla di particolare. Verificheremo ora, nel post-emergenza, i possibili effetti sulla risorsa idrica e la gestione dei rifiuti nell’attività di rimozione dei materiali”.Molti i punti sottolineati dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Orsa e Cub, in primo luogo la necessità di un’analisi approfondita sulle motivazioni che hanno portato al disastro. “La normativa probabilmente va rivista, è possibile cercare di evitare che i materiali pericolosi attraversino i centri abitati, ma a monte di tutto questo è necessario che chi deve fare i controlli sia messo nelle condizioni di poterli fare nel modo migliore”, ha sintetizzato Andrea Gambacciani di Filt-Cgil. Garantire la piena operatività e l’indipendenza dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, evitare la dispersione delle professionalità, ma anche la “desertificazione delle linee” (con stazioni e fermate non presidiate da personale) e il macchinista unico sui treni: queste le indicazioni venute dai sindacati.Adriano Poggiali, dirigente del settore mobilità e trasporti della Regione, ha sottolineato l’impossibilità di predisporre finanziamenti pubblici per il materiale rotabile del trasporto merci, perche a causa della liberalizzazione del settore la normativa europea lo vieta.Numerosi i commenti dei consiglieri regionali presenti. “La tragedia di Viareggio ha nomi e cognomi, non possiamo parlare dei massimi sistemi e deresponsabilizzare chi le responsabilità ce le ha: bisogna analizzare quanto accaduto, lo dobbiamo ai familiari delle vittime”, ha detto il vicepresidente della commissione Andrea Agresti (An-Pdl), che ha aggiunto: “I problemi stanno nei sistemi di controllo e verifica dei mezzi che circolano. Solo a partire dall’analisi di questo episodio è possibile poi avviare un ragionamento più complessivo”. Per Maurizio Dinelli (Fi-Pdl) è necessario aumentare le certezze sulle verifiche, anche se questo comportasse un aumento nel costo delle merci: “Non sarebbero costi inutili”, ha detto. Mario Lupi (Verdi) ha sottolineato l’esigenza di conoscere con precisione quali materiali transitano sulle strade, sulla rete ferroviaria e nei porti, e di essere informati sempre su tutti i possibili rischi. Luca Paolo Titoni (Udc, segretario della commissione) ha espresso dubbi sull’assenza di ogni responsabilità da parte delle Ferrovie; per Rosanna Pugnalini (Pd) bisogna “ascoltare con più attenzione tutte le segnalazioni che arrivano da chi sui treni e nelle stazioni ci lavora, e dai pendolari che viaggiano”; Monica Sgherri (Prc) ha affermato che quello che non va è “il sistema sicurezza nel suo complesso”, e che è necessario investire di più su questo piuttosto che sull’Alta Velocità. E’ stato infine l’assessore alla Protezione civile, Marco Betti, a chiudere il dibattito. “Dal punto di vista formale – ha affermato – c’è stata forse un’unica carenza, nel momento in cui il carro è entrato in Italia. Ma per il resto, tutto era in regola. E questo significa una cosa sola: che vanno riviste le regole. Le norme vanno rese più cogenti, e sui controlli vanno previste anche le certificazioni”. (ab)