Vita Chiesa

DIRITTO CANONICO: SANTA SEDE, NESSUNA RIFORMA DEL CODICE RELATIVA ALL’ABORTO

Per la Chiesa l’aborto rimane “un delitto”, ed in un eventuale processo di “riforma” del Codice di diritto canonico non sono previsti “cambiamenti”. Lo ha detto mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della conferenza stampa di presentazione del convegno su “La legge canonica nella vita della Chiesa. Indagine e prospettive, nel segno del recente magistero pontificio”, promosso dal dicastero pontificio il 24 e 25 gennaio in Vaticano in occasione del XXV anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico. Riguardo all’aborto, ha risposto Coccopalmerio, “non c’è nessuna indicazione di particolare cambiamento. La Chiesa rimane ferma nella sua dottrina riguardo a questo delitto. Credo che non si possano ipotizzare cambiamenti di questo tipo”. Il Codice di Diritto Canonico, ha ricordato il relatore, “non è solo un insieme di norme”, ma “è un indicatore di doveri e diritti” dei fedeli e della “struttura della Chiesa”, a partire dal volere di Cristo”. Quanto all’attuale Codice, che risale al 1983, secondo Coccopalmerio “è un buon Codice, anche se come tutte le opere umane è sempre riformabile, perfettibile, restaurabile dopo un tempo di invecchiamento”: uno degli scopi del congegno sarà appunto “individuare alcuni punti bisognosi di un certo restauro”.

Il “recente magistero pontificio” prospetta la “necessità di rivedere aspetti concreti nella disciplina canonica nell’eventuale prospettiva di colmare vuoti”. Lo ha detto mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, presentando ai giornalisti il convegno. La prima enciclica di Benedetto XVI, ha fatto notare l’esponente vaticano, accennava ad una “concreta lacuna del Codice di Diritto Canonico”, che non contiene “alcuna specifica previsione circa la protezione delle situazioni di giustizia sorte nella Chiesa nell’ambito delle iniziative assistenziali e di carità”, riguardo a temi come “doveri delle autorità episcopali, trasparenza di gestione, uso del termine ‘cattolica’, controllo della destinazione, informazioni da fornire”. Altra questione che postula la necessità di una “riforma” dell’attuale Codice, secondo Arrieta, sono “i progressi in campo ecumenico, che ci auguriamo possano portare quanto prima alla piena comunione, anzitutto con la Chiesa ortodossa”, e che “porranno certamente a confronto due tradizioni canoniche differenti”. Anche in questo caso, per la Santa Sede, “sarà necessario individuare formule tecniche che servano a dialogare e gettano ponti tra i due sistemi giuridici”, in modo da “spianare la strada per l’unione”.

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