Caritas

Diocesi Prato, Caritas: al via un Cineforum sulla «giustizia riparativa»

La «giustizia riparativa» instaura un contatto diretto tra offeso e offensore, parallelamente a un processo e con l'aiuto di un mediatore. Questo approccio permette al primo di esprimere sentimenti ed emozioni in relazione alla lesione subita, ed al secondo di responsabilizzarsi.

Nella Diocesi di Prato per volontà di don Enzo Pacini, direttore della Caritas diocesana di Prato e cappellano del carcere della Dogaia, dallo scorso anno è iniziato un percorso formativo sulla Giustizia riparativa che ha previsto diverse attività ed iniziative. L’ultima fra queste è un Cineforum, organizzato dalla Caritas pratese, con il patrocinio del Comune di Prato, al Cinema Terminale.

La «giustizia riparativa» è un particolare approccio al reato che consiste nel considerarlo principalmente in termini di danno alle persone. Si tratta di una forma di risoluzione del conflitto complementare al processo ed è basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale, chiamato «mediatore». Si instaura così un contatto diretto tra offeso e offensore, che permette al primo di esprimere sentimenti ed emozioni in relazione alla lesione subita, ed al secondo di responsabilizzarsi.

Il primo appuntamento del Cineforum è per giovedì 16 novembre, con «L’insulto», film libanese del 2017, con la regia di Ziad Doueiri, che ha ottenuto una candidatura ai Premi Oscar ed è stato premiato al Festival di Venezia. Nella Beirut di oggi, si racconta di un banale incidente che diventa in breve tempo una disputa che vede coinvolti interessi politici di rilevanza nazionale. Yasser è un profugo palestinese e un capocantiere scrupoloso, Toni un meccanico militante nella destra cristiana. Un tubo rotto, un battibecco e un insulto sproporzionato, pronunciato da Toni in un momento di rabbia, innescano una spirale di azioni e reazioni che si riflette sulle vite private di entrambi con conseguenze drammatiche e si rivela tutt’altro che una questione privata.

Segue, giovedì 23 novembre, «Una donna chiamata Maixabel», pellicola spagnola del 2021, con la regia di Iciar Bollain. Un film che esplora le conseguenze della violenza e il suo costo umano; nello specifico per chi la subisce, ma anche per chi la esercita e per la società in cui si insinua. Ha ottenuto 14 candidature e vinto 3 Goya.

Il ciclo si chiude venerdì primo dicembre, con «Aconversation», film del 2017, vietato ai minori di 14 anni, realizzato grazie ad una coproduzione di Australia e Norvegia (la pellicola è in inglese e con i sottotitoli in italiano). Il film sarà introdotto da Patrizia Patrizi, ordinaria di Psicologia sociale e giuridica nell’Università di Sassari, nonché presidente dell’European Forum for Restorative Justice.

Per tutte le proiezioni, che iniziano alle 21, l’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento dei posti.