Lucca

Diocesi Lucca, Commissione Giustizia e Pace: denuciare la cattiva politica dell’odio e della divisione

La stessa Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Lucca, nella nota introduttiva al messaggio di Papa Francesco per il Primo Gennaio 2019, richiama tutti alla necessità del “sogno” ma anche a quello dello stare “con i piedi per terra” assumendosi le responsabilità, coltivando la competenza necessaria, per affrontare la complessità del nostro tempo: “Perché ci sono persone in carne ed ossa da conoscere realmente per servirle. Non c’è solo il successo presente e non c’è lo sterile mantenimento del potere. C’è la realtà. E c’è bisogno di vera fraternità”.

Basta quindi con “fughe su altri pianeti o ambienti virtuali”, serve il “fare i conti con il presente e prendersene cura” sapendo che che c’è un “prima e un dopo” nel segno di una “interdipendenza degli esseri umani” nello spazio e nel tempo.

Nella nota, diffusa anche nella Cattedrale di Lucca e a Viareggio nella chiesa di S. Antonio, al termine delle messe presieduta dall’arcivescovo Italo Castellani, c’è un riferimento alla figura di S. Giuseppe e alla definizione che di lui ha dato recentemente Papa Francesco.

La Nota integrale della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Lucca, diffusa al termine delle messe del primo gennaio a Lucca e Viareggio:

No alla strategia della paura. C’è bisogno di fraternità, basta con atteggiamenti di chiusura e con i nazionalismi. Non è solo in questa estrema sintesi il messaggio di Papa Francesco in occasione della 52° Giornata Mondiale della Pace. Ma c’è anche questo e desideriamo portarlo all’attenzione della Comunità diocesana di Lucca e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che vivono sul territorio, sia come semplici cittadini che come autorità politiche democraticamente elette.

Anche nella nostra Diocesi c’è la necessità di un richiamo forte e chiaro alle “virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà”. Nello stesso giorno (18 dicembre) in cui è stato diffuso il testo di questo messaggio, al mattino, durante l’Omelia in S. Marta, Papa Francesco ha parlato della figura di San Giuseppe definendolo “uomo dei sogni con i piedi per terra”. E ci piace unire, idealmente, il testo delle prossime pagine a questa definizione di Giuseppe, che si addice molto al tempo che viviamo. Perché Giuseppe ci richiama al sognare un mondo migliore e più giusto per noi, per i nostri figli, per tutti. Ma anche allo smarrimento di fronte alla responsabilità (per Giuseppe un qualcosa d’incomprensibile). E poi, infine, ecco: i piedi per terra. La realtà. Non fughe su altri pianeti o ambienti virtuali. Ma il passo lento e giusto del qui e ora. Del fare i conti col presente, nel caso di Giuseppe il Figlio, per prendersene cura. Una ispirazione dunque per una politica, “che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani” perché c’è un prima e un dopo, perché ci sono persone in carne ed ossa da conoscere realmente per servirle. Non c’è solo il successo presente e non c’è lo sterile mantenimento del potere. C’è la realtà. E c’è bisogno di vera fraternità.

“Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza” scrive infatti nel messaggio il Papa che specifica: “Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”.

Insomma, “la buona politica è al servizio della pace”, e la politica è una “forma eminente di carità”. Proprio per questo dobbiamo essere sempre pronti a denunciare i vizi della politica: non solo la corruzione, ma anche la xenofobia, il razzismo, il non rispetto dell’altro, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio. È dunque nel rispetto per la persona umana, con il richiamo al “sogno” e “ai piedi per terra”, che desideriamo che questo messaggio venga letto da tutti, politici e semplici cittadini.

Perché in fondo, al netto della cattiva politica fatta sia da chi governa sia da chi è all’opposizione, sul piano locale come nazionale e internazionale, è nella tensione vissuta da Giuseppe che possono aprirsi vie inattese di pace e non di guerra. Di unità, nella feconda diversità di ciascuno, e non di divisione della famiglia umana.