Nella Rete non basta avere una vetrina ben fatta, ma è necessaria da parte dei cattolici una presenza significativa in questo nuovo contesto di social network’. È uno dei punti messi in evidenza da mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, intervenuto oggi pomeriggio a Roma per concludere il seminario Diocesi in rete. Chiese locali, internet e social network, promosso dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei. Mons. Giuliodori ha esordito mostrando la necessità d’inserire questo incontro in un itinerario di appuntamenti formativi della Chiesa italiana che, a partire da Parabole mediatiche nel 2002, ha costituito un patrimonio che si è andato consolidando. Ma, ha aggiunto, quest’incontro va anche collocato in un crinale tra il decennio del comunicare il Vangelo’ e quello dell’educare alla vita buona del Vangelo’. Internet, e in particolare il panorama dei social network, ha precisato il vescovo, non è solo qualcosa per addetti ai lavori, ma il contesto esistenziale nel quale oggi si giocano questioni di senso. La sfida delle nuove tecnologie – ha proseguito mons. Giuliodori non è solo l’aggiornamento tecnologico, ma la capacità e possibilità di offrire contenuti. In questo i cattolici hanno un vantaggio abbiamo tanti fornitori di notizie perché tante sono le esperienze di vita vissuta purché si entri nei linguaggi della Rete. Noi ha sottolineato abbiamo il dovere di declinare le istanze della fede con i nuovi linguaggi, mettendo a disposizione competenze e risorse. Ricordando che tutto questo si colloca all’interno di un orizzonte determinato e concreto della Chiesa italiana: il progetto culturale, che ci ha guidato in questi 15 anni ha concluso mons. Giuliodori nell’interfacciare l’esperienza di fede con le esigenze del nostro tempo.Sir