Pisa

DIOCESI E CRISI, NASCERA’ UN OSSERVATORIO

di Francesco Paletti

La diocesi si doterà di un osservatorio per verificare in tempo reale gli effetti della crisi economica. Avvierà una campagna di educazione sui nuovi stili di vita: «perché la fase che stiamo vivendo – dice il direttore della Caritas don Emanuele Morelli – è anche una provocazione a cambiare modello di sviluppo, oggi fondato sul privato egoistico». Ancora: costituirà un fondo di solidarietà per le famiglie colpite dalla crisi, «aperto al contributo di singoli ed altri enti»; un fondo che sarà presto avviato grazie ad una convenzione siglata tra Banca Etica, Asl 5 e Caritas Diocesana. Infine, parteciperà alla colletta nazionale lanciata dalla Conferenza episcopale italiana per la costituzione di un fondo nazionale di garanzia, indetta per il prossimo 31 maggio, domenica di Pentecoste.inito con quattro proposte operative il convegno dedicato alla crisi economica promosso sabato scorso dalla Caritas diocesana. Elencate dal direttore don Emanuele Morelli che, a margine, ha anche trovato il modo di scherzare sul suo presunto imminente ingresso nella giunta comunale: «Io nuovo assessore alle politiche sociali? Quasi spiace solo non averlo fatto io, perché si è trattato di un pesce d’aprile molto buffo che ha tratto in inganno anche un importante quotidiano locale. Complimenti all’ignoto autore».Una parentesi divertente a lato di un convegno che, invece, non ha offerto troppi spunti per sorridere. A cominciare dalle richieste di «social card» pervenute al patronato Acli: «Nonostante l’importo decisamente esiguo del contributo, appena 40 euro al mese, abbiamo ricevuto ben 2.500 richieste, anche se ci è stato possibile dare una risposta positiva solo a meno di un quinto di queste» ha spiegato il presidente provinciale Emiliano Manfredonia, invitando i media ad una più corretta informazione: «Quando ci sono tante persone che vivono sulla soglia della povertà, è molto facile generare attese eccessive: è stato così anche per il cosiddetto “bonus famiglia”, di fatto più facilmente accessibile ai single o alle famiglie composte da due persone, che non ai nuclei numerosi. Ed è così, adesso, per i bonus energia e gas». Quadro a tinte fosche anche dalla prospettiva di Stefano Lazzerini, sindaco di Calci: «Anche in un piccolo comune come il nostro sono aumentati in modo esponenziale gli sfratti per morosità e le domande di casa popolare -ha detto. In questo momento, ad esempio, abbiamo sessanta famiglie in lista d’attesa». Mentre Fabio Banti, di Confartigianato, ha  puntato l’indice soprattutto verso le banche: «Conosco istituti bancari dove non viene riconosciuto l’accesso al credito in alcuni comparti particolarmente colpiti dalla crisi a prescindere dalla reali garanzie che la singola azienda è in grado di offrire. Se si considera che le piccole e medie imprese sono uno degli assi portanti del nostro tessuto produttivo -ha continuato Banti- è facile intuire le conseguenze devastanti che la stretta creditizia può provocare sull’economia pisana». Una l’ha messa chiaramente in evidenza anche Stefano Biondi, del sindacato bancari della Cisl: «Si chiama usura e Pisa non ne è assolutamente immune: in questa fase di crisi, infatti, fra i pochi che hanno a disposizione grandi capitali ci sono le organizzazioni della malavita organizzata». Da qui altre due proposte: una di tipo pedagogico-pastorale, lanciata dal vicario generale monsignor Antonio Cecconi : «Occorre pensare ad un Vangelo della crisi perché vi sono alcune cose che, in quanto credenti, dobbiamo riaffermare con chiarezza e coraggio -ha detto: penso, ad esempio, al dovere di pagare le tasse perché, sarà un caso, ma a me, in trentacinque anni di sacerdozio, è capitato solo una volta di confessare una persona che ha riconosciuto anche l’evasione fiscale fra i suoi peccati». La seconda, invece, è di tipo politico-istituzionale: «Il tema del rapporto fra pubblica amministrazione e imprese è nevralgico -hanno detto Andrea Bonaccorsi e Gabriele Tomei, rispettivamente, economista e sociologo dell’Università di Pisa-: per questo sarebbe una gran cosa se gli enti locali potessero annunciare tempi di pagamento molto più celeri».