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Diocesi di Pistoia, Documento di riflessione Cattolici e politica

Documento redatto dal Gruppo permanente di riflessione politica della Diocesi di Pistoia, in vista delle elezioni europee e amministrative del 12 e 13 giugno 2004.

1. Una partecipazione necessaria La riflessione non può che cominciare da un caldo invito alla partecipazione alla vita politica nelle sue varie forme. Secondo il concilio il laico cristiano è anzitutto e soprattutto chiamato a esprimere la sua vocazione nel campo delle cosiddette realtà secolari, fra le quali emerge l’attività politica, da considerarsi come la più nobile e la più importante di tutte. Il cristiano inoltre nella partecipazione alla politica vede un mezzo privilegiato per dare espressione e forma alla propria carità e alla propria speranza. Per questo, oltre la sua, il cristiano deve impegnarsi per la partecipazione degli altri.

La Chiesa considera la sua dottrina sociale parte essenziale dell’evangelizzazione e parte integrante della teologia morale. In essa si riassume e si declina l’ispirazione cristiana che deve presiedere a tutte le attività del battezzato, chiamato secondo il concilio, a “iscrivere la legge divina nella vita della città terrena”, “facendosi guidare dallo spirito del Vangelo”. Un pensiero, questo, che deve animare l’intera pastorale della Chiesa, dalla catechesi in tutte le età della vita, alla predicazione e alla stessa preghiera privata e pubblica.

A questo proposito impossibile non rilevare la disattenzione che a queste norme statutarie viene riservata in molti settori della vita della Chiesa, parrocchie, associazioni, gruppi di riflessione. L’inadempienza si riflette poi nell’ambito del popolo cristiano che rimane in una sostanziale ignoranza del pensiero ecclesiale e cede così facilmente alle suggestioni della moda e della propaganda. L’esempio di ieri e di oggi ci mette continuamente in contatto con questa deplorevole situazione, che non di rado si estende anche a coloro che hanno un posto di responsabilità all’interno della comunità cristiana.

Per essere cristiani non è sufficiente andare a Messa la domenica, ma è necessario portare la propria fede in tutte le manifestazioni dell’esistenza. Il concilio riserva parole molto dure per coloro che trascurano i propri impegni temporali dando vita a una forma deprecabile di dualismo che dissocia la religione dal resto della vita. Per parte nostra non possiamo che fare un pressante e urgente appello perché questo stato di schizofrenia abbia a terminare.

2. L’impegno nella politica partitica: un richiamo alla coerenza ai valori evangeliciL’invito alla coerenza è rivolto a tutti, soprattutto a coloro che prendono parte alla vita politica in senso stretto. Il politico cattolico, nelle scelte e nel comportamento, ha un paradigma di vita da onorare e rispettare e non si giustifica perché gli altri si comportano diversamente. La sua fede lo segue dovunque.

C’è un testo di Paolo VI che fa al caso nostro: “Pur riconoscendo l’autonomia della realtà politica, i cristiani, sollecitati a entrare in questo campo di azione, si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il Vangelo e di dare, pure in mezzo a un legittimo pluralismo, una testimonianza personale e collettiva della serietà della loro fede mediante un servizio efficiente e disinteressato agli uomini”. A scanso di equivoci, il Vangelo è mediato e attualizzato dal pensiero sociale della Chiesa.

Tra coloro che prendono parte alla vita politica, ci sono quelli che nascono nei corridoi dei partiti e quelli che si formano nella meditazione, nella riflessione, nel dialogo e nel confronto. Questi secondi sono sempre più rari. Eppure i politici del nostro periodo migliore sono nati così. E così essi sono riusciti a dare un colpo decisivo alla nostra storia. A questi esempi bisogna oggi tornare. Anche l’invito alla preghiera, allo studio dei testi sacri, alla contemplazione va in questo senso. Come in questo senso va l’invito al distacco e alla povertà. Anche in politica il cristiano è chiamato a essere luce del mondo e sale della terra.

Dobbiamo purtroppo riconoscere che il comportamento dei cristiani in politica non è molto diverso da quello di coloro che cristiani non sono. Machiavellismi, sotterfugi, inganni, astuzie, inimicizie, concorrenze indebite, attaccamenti alla poltrona, incapacità a farsi in disparte, impedimenti espliciti o taciti perché altri (specialmente i giovani) non si avvicinino alla politica, gelosie e invidie, dovrebbero scomparire dagli atteggiamenti dei cristiani e dei partiti che si dicono tali. La politica, è stato detto, è il luogo privilegiato delle tentazioni. Chiediamo a tutti un severo esame di coscienza. Rileviamo con tristezza che anche nelle nostre realtà locali la politica sembra immutabile con il potere consolidato di una parte e l’accettazione supina dell’altra. Una tentazione a cui i cristiani devono saper resistere, anche se il clima porta decisamente in questa direzione, è la politica spettacolo che va tutta a scapito della serietà delle persone e dei programmi. Un’altra facile tentazione è quella di servirsi del potere economico per influenzare la vita dei partiti e le loro scelte.

In sostanza una decisa virata sugli attuali modi di agire che allontanano, anziché avvicinare, specialmente i giovani, i quali continueranno a preferire l’attività nel volontariato più gratificante e più libera. L’esortazione alla politica che la Chiesa ripete continuamente va aiutata con un comportamento corretto da coloro che attualmente ne detengono le chiavi.

Una politica che non si esaurisce in questioni di potere, ma che si misura quotidianamente sulla realtà al fine di darle un impulso per soluzioni più umane e cristiane. Una politica che si ispira continuamente ai valori di cui ogni cristiano deve sentirsi portatore.

3. Il pluralismo dei cattolici L’ultima considerazione va sui rapporti fra i cattolici militanti in diversi schieramenti. Anche qui si nota una scollatura per niente normale. Un testo conciliare ci porta nettamente su un’altra strada: “Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che orienterà i cristiani, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e legittimamente…In tali casi ricordino essi che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’autorità della Chiesa. Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune”. Sui valori e sui principi l’accordo non può essere che totale. Il pluralismo è legittimo solo nell’applicazione di essi. Forse i tempi stanno maturando in questo senso. E’ nostro impegno assecondarli e accompagnarli. L’attuale presenza dei cattolici nella situazione bipolare del nostro sistema politico non deve essere di rimorchio e di stanchezza, ma forte, decisa e a viso aperto per far crescere, sia pure nella pazienza e nella mediazione, i due schieramenti nella direzione dei propri irrinunciabili valori.Il Gruppo di Permanente di riflessione politicadella Diocesi di Pistoia

Maggio 2004