Vita Chiesa
Diocesi di Grosseto: Lutto tra i sacerdoti, è morto p. Giorgio Amelio Pantini
All’alba del giorno di Pasqua, mentre da poche ore erano terminate le veglie per annunciare la resurrezione di Cristo, è morto p. Giorgio Amelio Pantini.
Era il sacerdote anagraficamente più anziano della diocesi di Grosseto: era nato, infatti, il 31 marzo 1925 a Castiglion Fiorentino (Arezzo).
Da pochi giorni era stato trasferito in una struttura nei pressi di Monte San Savino, dove lo ha visitato “sorella morte” e dove martedì saranno celebrate le esequie (l’orario, al momento, è da definire).
Il vescovo Giovanni era stato a visitarlo a Grosseto, presso l’abitazione dove viveva, nei giorni che hanno preceduto il suo trasferimento a Monte San Savino. Ha ricevuto da lui la comunione, l’assoluzione dai peccati e l’olio degli infermi. Poi, di fronte all’ulteriore aggravamento delle sue condizioni di salute, i familiari, che vivono nell’Aretino, hanno ritenuto più opportuno trasferirlo in una struttura che potesse far fronte ai suoi bisogni di assistenza.
tratti biografici
Pur se di origini aretine, padre Giorgio era ormai un maremmano a pieno titolo. Era arrivato a Grosseto, infatti, nel 1967 assieme ad altri due confratelli cappuccini (p. Vittore Lino Parri e p. Lamberto Bigagli) per assumere la cura pastorale della parrocchia di Santa Lucia. Era stato ordinato sacerdote, nella chiesa dei Cappuccini a Firenze, il 12 marzo 1949 insieme ad altri 7 confratelli.
I primi 18 anni li spese come predicatore, a contatto con la gente in varie zone d’Italia. Non si contano, infatti, i pulpiti d’Italia – dal Trentino alla Sicilia – che hanno visto padre Giorgio annunciare la Parola di Dio e preparare i fedeli in occasione di feste patronali, mese mariano, novene, missioni popolari e soprattutto predicare i quaresimali. Poi nel 1967 una seconda tappa decisiva: il 3 gennaio l’arrivo a Grosseto come vice parroco della parrocchia di Santa Lucia che da pochi mesi il Vescovo aveva affidato ai Frati Cappuccini. Nel popoloso quartiere di Barbanella padre Giorgio ha speso sedici anni di ministero sacerdotale: “i migliori anni della mia vita”, disse a Toscana Oggi in occasione dei suoi 70 anni di sacerdozio. Fu lui stesso a chiedere ai superiori di poter lasciare l’attività di predicatore e di potersi impegnare in un ministero che lo collocasse più stabilmente in un luogo dove poter dare continuità al proprio impegno pastorale. E per padre Giorgio si aprì la strada verso la Maremma, dove era già stato di passaggio come predicatore: “Nel ’63 predicai a Follonica l’ottavario dei defunti, mentre nel ’64, nella cattedrale di Grosseto, predicai la novena di preparazione alla festa della Madonna delle Grazie”, ricordava.
A Grosseto padre Giorgio esercitò il suo sacerdozio in modo poliedrico. Fu insegnante di religione in varie scuole: in via Latina, poi alla media “Leonardo da Vinci”, quindi al Piazzalone di Barbanella, sede provvisoria della scuola media del quartiere, poi in via Bulgaria e, infine, in via Uranio dove anche attualmente ha sede la media Vico, avendo sempre un buon rapporto sia coi ragazzi che con gli insegnanti. Nel contempo, in parrocchia, padre Giorgio seguiva il folto gruppo dei chierichetti: “Ne ho avuti tanti davvero – sorrideva ricordando quel periodo – e credo di essere stato il primo, in Diocesi, a coinvolgere anche le bambine. Ricordo che tanti bambini venivano a servire Messa anche nei giorni feriali, alle 7 di mattina, così come ne avevo sempre tanti anche la domenica alla prima Messa delle 7.30”. Insieme ai chierichetti, padre Giorgio – che i ragazzi chiamavano affettuosamente “PiGi” – seguiva anche i giovanissimi della Gifra (Gioventù Francescana) e gli uomini di Azione Cattolica.
Il 14 settembre 1983, padre Giorgio lascia Grosseto: il vescovo Adelmo Tacconi lo chiama a Scarlino, dove per il sacerdote si apre la terza tappa della sua vita e del suo ministero. A Scarlino, infatti, vi è rimasto 34 anni, diciannove dei quali come Parroco. Anche quelli sono stati anni vivaci e impegnati: “In Maremma – disse per i suo 70esimo – mi sono trovato subito a mio agio e ci sono stato davvero bene”. E sempre in quella circostanza disse al settimanale diocesano: “Ogni volta che penso alla mia vita sacerdotale mi viene di intonare il Magnificat per le cose buone che con l’aiuto di Dio ho potuto fare, ma anche il “Miserere” per chiedere perdono per le manchevolezze e gli errori che posso aver commesso”.
Le parole del Vescovo
“Anche noi – dice il vescovo Giovanni – intoniamo con p. Giorgio il Magnificat per il dono del sacerdozio di questo uomo semplice, fedele al servizio e per l’attaccamento che ha manifestato sempre verso questa terra, tanto da voler restare qui praticamente fino alla fine dei suoi giorni. Ora, sazio di anni, lo accompagniamo con la preghiera all’incontro col Risorto, per il quale ha dato tutta la vita”.