Vita Chiesa
Diocesi di Fiesole, vescovo Manetti: a Natale “come i pastori guardiamo oltre le apparenze”
Ecco il testo integrale del vescovo Stefano alla diocesi di Fiesole in occasione del Natale.
«E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro» (Lc 2,17). I pastori, prima di farne parte permanentemente lungo i secoli attraverso le varie rappresentazioni artistiche delle loro figure, sono stati i primi visitatori del Presepe, quello originale. Possiamo immaginare il loro stato d’animo dopo la visione grandiosa da cui avevano ricevuto l’indicazione del luogo e l’invito ad andarvi, ricca di straordinari «effetti speciali»: «apparve loro un angelo» e subito dopo «una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio» e cantava il Gloria. Dopo tale preambolo, cosa si saranno aspettati di vedere, mentre erano in cammino per raggiungere il luogo indicato? Probabilmente uno spettacolo ancora più grandioso di quello appena avvenuto. Invece, appena giunti «trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia».
Niente di più normale, a parte l’estrema povertà dell’ambiente in cui si trovavano: un bambino col babbo e la mamma. Ma dopo «se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto». Ecco, qui sta il mio augurio a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, per questo natale del Signore 2022, il mio primo con voi: che possiamo avere gli occhi dei pastori per saper vedere oltre le apparenze. I pastori videro un semplice bambino, senza aureola o luci speciali, e hanno provato in sé stessi il brivido della trascendenza, di ciò che non si vede e che è infinitamente più grande del visibile, hanno percepito l’Eterno in quel frugolino.
Se davanti a un essere umano, qualunque sia la sua nazionalità, razza o religione, noi non proviamo un brivido interiore, nell’anima, per la percezione di trovarsi di fronte a un essere dotato di una dignità grandissima, al di là del suo aspetto visibile, la nostra fede deve ancora maturare. Perché il primo frutto della fede cristiana è la percezione dell’altro come «sacro», come persona che porta in sé il divino. E questo a cominciare dai nostri familiari, il coniuge, i figli, fino a chiunque incontriamo. È la rivoluzione storica del cristianesimo che il Natale ci rappresenta: se Dio si è fatto uomo, ogni uomo è sacro.
La novità portata nella cultura mondiale dal cristianesimo è la fede, per così dire, nell’uomo oltre che in Dio. Il Natale è la manifestazione dell’uomo agli occhi del mondo, la rivelazione della sua immensa dignità. Dignità ignorata, calpestata, offesa, disprezzata troppe volte in questo tempo: il femminicidio, l’idolatria del denaro che genera ingiustizie e corruzione, le varie forme di mancanza di rispetto dell’embrione, la violenza della guerra in Ucraina e nelle altre parti del mondo, la repressione sui manifestanti in Iran con l’orrore delle torture perpetrate sui minori. Ogni volta che sostiamo, in questi giorni benedetti, davanti a un presepe, venerando il corpicino del Bambino, non possiamo non ricordare il corpo offeso di tanti, troppi, fratelli e sorelle in ogni parte del mondo.
E nella celebrazione eucaristica diamo «corpo» alla nostra fede adorando il Corpo e il Sangue del Signore, contribuendo a far crescere la cultura del rispetto per ogni persona umana. Anche nei gruppi sinodali, espressione della spiritualità eucaristica, pratichiamo concretamente l’atteggiamento del rapportarsi all’altro come meritevole del nostro massimo rispetto, riconoscendogli dignità attraverso l’esercizio, non semplice e scontato, dell’ascolto.
Auguri, cara Chiesa di Dio che è in Fiesole, e su di te la benedizione del Dio fatto Uomo, Gesù nostro Signore.
Vescovo Stefano Manetti