Vita Chiesa

DIOCESI DI AREZZO, CHIESE PROFANATE: FERMARE QUESTO SCEMPIO

Nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro si stanno intensificando le violazioni delle chiese. I furti di arredi sacri, gli sfregi dei luoghi di culto e la profanazione dell’Eucaristia, nella quale «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua» (Presbyterorum Ordinis, n.5), sono diventati episodi sempre più diffusi in numerose zone del territorio.Soltanto nelle ultime settimane, cinque chiese sono state oggetto di azioni vandaliche. A Mezzastrada la piccola chiesa all’interno della parrocchia di Pieve a Quarto è stata danneggiata da mani anonime. A Montecchio, nel cortonese, la chiesa è stata saccheggiata ed è stato profanato il Santissimo Sacramento. Restando al cortonese, nella pieve di Sant’Eusebio, è avvenuta una ulteriore profanazione. Nella Badia di San Veriano, alla periferia di Arezzo, sono state trafugate le suppellettili sacre ed è stata danneggiata in modo consistente la canonica trasformata in casa-vacanze. Sempre nel territorio di Arezzo, nella chiesa di Santa Maria alla Rassinata si è avuta sia la profanazione dell’Eucaristia, sia il furto degli oli santi: inoltre la notte successiva alla prima incursione, è stata compromessa in modo grave la stessa canonica.La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro esprime il suo profondo dolore per gli attacchi sacrileghi che si ripetono con allarmante frequenza e manifesta una forte preoccupazione per la brutalità di questi episodi. Ciò che balza agli occhi è il sentito disprezzo verso tutto ciò che ha un valore di sacro e che rappresenta le radici cristiane di una terra ricca di spiritualità. La volontà di oltraggiare e impossessarsi di beni dall’elevato valore simbolico, oltre che artistico, emerge non solo dalla ripetitività delle azioni a cui si assiste, ma anche dalla violenza che si nasconde dietro a questi atti. La violazione di una chiesa è un’offesa all’intera comunità cristiana e in particolare il Codice di Diritto Canonico stabilisce che coloro che profanano la Santissima Eucaristia, gettando via le specie consacrate oppure asportandole per uno scopo sacrilego, incorrono nella scomunica latae sententiae. Tale pena ha effetto immediato e cessa solamente con la remissione data dalla più alta autorità della Chiesa, la Sede Apostolica. Fatti così incontrollati non possono passare sotto silenzio ed è quanto mai urgente porre un argine a tale scempio. Pertanto la diocesi, mentre si impegna a fare tutto il possibile per mettere in sicurezza le chiese e sistemare gli arredi sacri in luoghi più sicuri, invita tutte le istituzioni – ciascuna nelle rispettive competenze e diversità di ambiti d’ intervento – a usare ogni mezzo a propria disposizione per tutelare il patrimonio custodito all’interno delle chiese che non ha soltanto un interesse religioso ma costituisce anche una ricchezza storico-artistica per l’intera comunità locale. Inoltre, è opportuno richiamare tutti a tenersi lontani da qualsiasi forma di commercio di oggetti sacri che si ha il sospetto provengano da furto.