Pisa

Dio ha bisogno di te

di Andrea Zanotto Oggi in Europa la situazione della Chiesa esige delle decisioni. Vi sono comunità dove non troviamo più giovani. Soprattutto nelle grandi città bambini e ragazzi sono una presenza rara alla messa domenicale. […] Manca la prossima generazione». Lo ha scritto il cardinale Carlo Maria Martini nel suo ultimo libro, in vendita da pochi giorni, scritto a quattro mani con il gesuita George Sporschill («Conversazioni notturne a Gerusalemme», Mondadori, euro 17). Un libro che vuole affrontare ogni questione – riprendendo le parole usate da Benedetto XVI – con la «libertà interiore di cui godeva San Paolo». «La questione che più tocca la sensibilità dei giovani – continua Martini – è se li prendiamo sul serio come collaboratori a pieno titolo o se vogliamo farli ravvedere come se fossero stupidi o in errore (…). Esistono senza dubbio diverse situazioni ed età della vita, come le descrive la moderna psicologia dell’età evolutiva. Anche la Bibbia dispone di questa conoscenza nel Nuovo Testamento e, prima ancora, nell’Antico Testamento. Nella predica di Pentecoste, Pietro riprende infatti le parole del profeta Gioele del IV secolo a.C. e racconta l’opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, ognuna differente: “I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. I “figli e le figlie” saranno profeti significa che essi devono essere critici. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se con la sua spigliatezza e con il suo idealismo indomito non sfidasse e criticasse i governanti, i responsabili e gli insegnanti. In tal modo fa progredire noi e soprattutto la Chiesa».«I giovani mancano – sono ancora parole di Martini – eppure “il contributo dei figli e delle figlie è fondamentale. [Ma] essi sono ancora interessati oggi a criticare noi, la Chiesa, i governanti, oppure si ritirano in silenzio? Dove esistono ancora conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all’opera. Nella ricerca di collaboratori e vocazioni religiose dovremmo forse prestare attenzione innanzitutto a coloro che sono scomodi e domandarci se proprio questi critici non abbiano in sé la stoffa per diventare un giorno responsabili e alla fine sognatori. Responsabili che guidino la Chiesa e la società in un futuro più giusto e “sognatori” che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo, infondendo coraggio e inducendoci a credere nella pace là dove i fronti si sono irrigiditi». È un problema evidenziato, sotto un altro aspetto, anche nel dossier «La pastorale vocazionale nella Chiesa Italiana», pubblicato in settembre e curato da monsignor Antonio Ladisa, vicedirettore del Centro Nazionale Vocazioni. Di fronte al problema delle vocazioni la «pastorale giovanile è preoccupata, il più delle volte, soprattutto di aggregare e di tenere “buoni” i nostri giovani, (mentre) la crisi delle vocazioni chiede alle nostre comunità cristiane di riscoprire la gioia e la forza di presentare il Cristo “pro-vocante”, che chiede non alcuni segmenti della vita e solo per alcune stagioni dell’esistenza, ma tutta la vita e per sempre. Non si può non condividere quanto afferma, a questo proposito, il teologo Brambilla: “il calo delle vocazioni pone la questione della capacità educativa della Chiesa a una dedizione stabile; esso è un sintomo di un indebolimento più vasto del cristianesimo di proporsi come forma persuasiva di vita. (…) La crisi vocazionale è certamente anche crisi di proposta pedagogica e di cammino educativo. In altri termini, potremmo affermare che “se la pastorale non arriva a trafiggere il cuore e a porre l’ascoltatore dinanzi alla domanda strategica (“che cosa devo fare?”), non è pastorale cristiana, ma ipotesi innocua di lavoro».Pastorale cristiana è invece quello che prova a fare don Francesco Bachi, 33 anni, parroco di Oratoio e da alcuni anni responsabile del Centro diocesano vocazioni. E quest’anno, per la prima volta, le proposte del Centro sono rivolte anche ai più giovani, a quelli che «profeteranno»: giovani delle scuole medie superiori che – come ci dice don Francesco Bachi – «nel proprio cammino personale hanno percepito in maniera particolare, sebbene in nuce, la chiamata di una possibile consacrazione nella chiesa». Per alcuni giorni saranno ospitati a Pietrasanta, nella Casa di spiritualità la Rocca, ed assistiti da don Roberto Buratti, parroco di Ripa. Il gruppo che si forma sabato 8 novembre, si chiamerà «Eccomi» e si ritroverà di nuovo il 6 dicembre, il 10 gennaio, il 7 febbraio, il 7 marzo ed il 16 maggio 2009.Ai giovani dai venti ai trent’anni il Centro propone invece una serie di «week-end vocazionali» che, a partire dal 15-16 novembre, saranno ospitati mensilmente nel seminario vescovile. Nelle edizioni degli anni passati vi hanno partecipato in media 10-15 ragazze e ragazzi, appartenenti a parrocchie e movimenti e in parte anche al mondo universitario. Alcuni di loro hanno poi proseguito il loro percorso spirituale in Seminario (nel nostro o in quello delle città d’origine) o in convento. Come ci dice don Francesco, «i week-end – cui collaborano monsignor Roberto Filippini, rettore del seminario, alcuni seminaristi e suor Orietta della Casa di spiritualità della Rocca – prevedono, al sabato un taglio più introspettivo, rivolto alla conoscenza di se stessi e della propria umanità, perché questa cresca e maturi; la domenica, invece, inizia con una lectio sul personaggio biblico cui è dedicato il week-end, mentre nel pomeriggio vengono invitati testimoni del nostro tempo che esprimono nella propria vita la testimonianza di vita».Una presenza che coinvolge tutta la comunità è poi quella del cosiddetto «monastero invisibile» che – come ha scritto l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto nella sua lettera del 10 ottobre ai sacerdoti – dovrebbe «estendere la sua “rete” spirituale di sostegno e di aiuto a quanti sono già stati chiamati al servizio di Cristo e della sua Chiesa e coloro che sentono risuonare nel loro cuore i primi germi di una vocazione alla vita sacerdotale e religiosa». Dall’arcivescovo arriva anche un altro appello alle comunità: «chiedo che in ogni parrocchia, almeno una volta al mese – meglio sarebbe una volta a settimana – si svolga l’adorazione eucaristica per le vocazioni sacerdotali e religiose». «Sono persuaso – osserva monsignor Benotto – che pur in mezzo a tante contraddizioni, in realtà stiamo vivendo una vera e propria stagione di grazia: Dio sta moltiplicando il suo appello alla sequela di Cristo nel cuore dei giovani; ma questi hanno bisogno di essere sostenuti e accompagnati soprattutto attraverso la pratica della direzione spirituale. Così come c’è bisogno di far loro proposte esplicite in merito ad una possibile scelta vocazionale».