Pisa

Dio chiama. Noi cosa rispondiamo?

di Caterina Guidi

Un ventaglio di proposte, capace di venire incontro al maggior numero possibile di giovani: il Centro diocesano vocazioni (Cdv) negli ultimi anni è cresciuto in visibilità e iniziative, cercando di porsi come autentico laboratorio spirituale per la scoperta del senso profondo della vita di ciascuno. Per tanti giovani gli appuntamenti del Cdv sono stati l’occasione per un vero e proprio incontro con il Signore che chiama. Alcuni hanno scelto la via della consacrazione, del matrimonio, dell’impegno più forte nelle loro comunità. Altri sono oggi nel seminario arcivescovile.Un seminario finalmente affollato non deve indurre nessuno a dormire sugli allori. Accompagnare i giovani nel discernimento vocazionale – sia esso quello sacerdotale, religioso o matrimoniale…-  richiede un lavoro senza sosta. Così il Centro diocesano vocazioni è di nuovo all’opera: accanto a progetti già collaudati nel tempo, ne stanno sorgendo altri ancora in fase di decollo. Un lavoro da fare «in rete» con le parrocchie, i vicariati e gli altri uffici pastorali diocesani. Commenta don Francesco Bachi, direttore del Cdv e vicedirettore del Seminario (cfr box in taglio alto): «Senz’altro il tema delle vocazioni ha assunto negli ultimi anni un posto sempre più centrale, nella Chiesa in genere e in diocesi. I week-end vocazionali, proposti da circa dieci anni, hanno richiamato tanti giovani, e alcuni fra loro hanno poi scelto la via del seminario, della consacrazione religiosa, della missione…». La proposta è di trascorrere un finesettimana al mese, per circa un anno, nel seminario arcivescovile: per meditare, farsi provocare e rispondere sulle tante chiamate che il Signore rivolge a ognuno di noi, ispirati ogni volta da personaggi biblici diversi e con l’aiuto di esperti e testimoni. Il via per quest’anno è il 14 novembre. I week-end sono rivolti ai giovani fra i 20 e i 30 anni. Per gli studenti delle scuole superiori – e solo per i ragazzi – esiste dallo scorso anno il cammino «Eccomi». Si tratta di una giornata mensile di discernimento per giovanissimi, da trascorrere alla casa «La Rocca» di Pietrasanta. È stato anche dopo questa esperienza che Simone Valle, giovane diplomato alla scuola alberghiera e con un lavoro già in tasca, ha deciso di entrare in seminario. «Dopo l’estate ho maturato questa scelta, aiutato anche da don Roberto Buratti». A Simone toccava il seminario di Massa, che però è attualmente chiuso; i cinque giovani che c’erano studieranno per adesso a Pisa. Fra loro c’è anche Francesco Giannoni, 26 anni, un diploma di perito elettronico e tanto tempo speso per gli altri: «Ho vissuto un anno di servizio civile, impegnato nella cura di disabili. Già due anni fa ho cominciato il mio cammino di discernimento, insieme ad un accompagnatore spirituale». Diverso l’iter di Andrea Merani, 32 anni, di Fosdinovo: studente di Farmacia a Pisa, ospite del pensionato «Toniolo», venne a contatto con il carisma salesiano. «Dopo la laurea e un periodo lavorativo – racconta – ho iniziato il cammino in quella congregazione, prima a La Spezia e poi a Roma. Ma non era proprio la mia strada: l’attenzione particolare verso i giovani – e solo i giovani – mi sembrava che togliesse qualcosa alla mia chiamata»: e allora ecco la virata verso il seminario di Massa; poi di nuovo l’approdo nella già nota Pisa. E pisani sono invece due nuovi arrivati: Federico Nassi, 34 anni, di Cascina, e Carlo Alberto Tamberi, 21 anni, di Cascine di Buti. Il primo ci racconta in due parole la sua vita: «sono ragioniere, ma ho lavorato sempre come commerciante. In parrocchia tenevo la contabilità e facevo un po’ di tutto: animatore, sacrestano… l’idea di diventare prete l’avevo già avuta, ma dentro di me la rifiutavo». Decisivo è stato anche un viaggio in Terra Santa, fatto a luglio con la diocesi di Livorno. Tutta diversa la storia di Carlo Alberto: «se da piccolo qualcuno mi chiedeva “cosa vuoi fare da grande?” rispondevo: “l’astronauta o il prete!”. Poi la sua vita sembrava aver preso un’altra strada: «amo la recitazione. Mi sono iscritto al corso di laurea in Cinema, musica e teatro e ho lavorato anche sul set di una fiction…poi ho capito che quel mondo non faceva per me». Per la verità Carlo Alberto era già comparso sui giornali qualche anno fa, quando l’allora parroco di Cascine di Buti, monsignor Simone Giusti, lo fece entrare in chiesa in sella alla sua Vespa, in occasione di una messa dei giovani. Ma l’attuale vescovo di Livorno ha avuto importanza anzitutto come guida spirituale; fu lui, a fine 2008, a suggerire al suo parrocchiano la strada del seminario. Pur nei vissuti diversi, tutti i nostri intervistati concordano nel dire che nessuna scelta importante della vita può esser fatta «in solitaria». C’è bisogno di un accompagnamento spirituale e di percorsi di formazione adatti. E non solo: c’è bisogno della preghiera di tutta la Chiesa. Per questo ha preso il via l’iniziativa del «Monastero invisibile». A illustrarci questa proposta è di nuovo don Francesco Bachi: «Chiunque può prendervi parte: si tratta di impegnarsi formalmente a dedicare un’ora di preghiera settimanale alla preghiera per le vocazioni – quelle nuove e quelle già avviate dei nostri sacerdoti, religiose e religiosi – scegliendo in completa libertà i tempi e i modi; un’ora di meditazione da soli, una preghiera comunitaria, in famiglia, con una messa o l’adorazione… basta compilare la scheda disponibile nelle parrocchie e farla arrivare al Centro diocesano vocazioni».