Lettere in redazione
Difficoltà e suicidi, cosa fare per evitarli?
I suicidi a causa della crisi economica? Sono tanti, troppi. Cosa fare per scongiurarli? Niente, non si può fare niente? Qualcosa bisogna fare. Salvare una vita.
Sono un semplice cristiano e non mi intendo di economia né ho particolari competenze o esperienze. Intanto si può pregare. Pregare davvero. C’è chi sorriderà a sentire questo. Ma il cristiano sa che «la preghiera ha forza potente e genera nel bene reazioni a catena fortissime». Una corona del rosario in questo mese di maggio (ma poi anche a giugno, luglio…) e un fioretto al giorno: privarsi di qualcosa, un euro al giorno. Una goccia nel deserto, continua. Attivare un telefono-speranza? Qualcosa tipo il Centro di ascolto Caritas. Poi esplodono i problemi, subito. Pensare a un Fondo solidarietà? So che la diocesi di Milano (iniziò il cardinale Tettamanzi) ha fatto bene qualcosa di simile e continua a farlo. Ho sentito poi alla tv che una diocesi, mi pare del Veneto, in occasione della beatificazione il 29 aprile di Giuseppe Toniolo, avrebbe raccolto le offerte delle messe per certi casi difficili.
A Pisa si è fatto anche in occasione dell’alluvione del Serchio e, se non sbaglio in tutta la Toscana, per l’alluvione in Liguria di Aulla e delle Cinque Terre. Se lo si facesse e lo facessero anche altre diocesi una volta al mese? Sempre «cinque pani e due pesci»… Il primo maggio era S. Giuseppe Lavoratore. Pregare questo santo grandissimo e poi tutti gli apostoli che erano presenti ai «cinque pani e due pesci» (Mt 14,17) e il beato Giuseppe Toniolo perché ci aiutino in questa crisi economica, che poi non è solo economica.
Caro Manecchia, la crisi economica c’è e si fa sentire pesantemente, specie per quei ceti che in anni recenti avevano raggiunto un certo benessere o comunque una stabilità economica e che o per la perdita del lavoro, o per situazioni di vita (separazioni, gravi malattie, affari sbagliati, gioco d’azzardo…) si ritrovano improvvisamente in grave difficoltà. Certo, nell’immediato, queste persone hanno bisogno anche di un aiuto concreto, per pagare le bollette o per fare la spesa, ma la cosa più importante è non farli sentire soli, aiutarli a ritrovare la speranza, la voglia di lottare. È quello che fanno egregiamente tanti centri di ascolto delle Caritas diocesane o di singole parrocchie. Si può fare di più? Certo, anzi è necessario che tutta la comunità cristiana rifletta e impegni energie su questo fronte. Oltre a pregare, naturalmente.
Ma sulla catena di suicidi che in questi mesi ha fatto irruzione sui giornali e nei media sarei più cauto. Non è la crisi in sé che causa i suicidi, ma la depressione e la solitudine. Ogni anno in Europa muoiono circa 60 mila persone per suicidio e la depressione nel prossimo decennio sarà la prima causa d’invalidità al mondo, e anche una delle principali cause di mortalità. E bisogna anche fare attenzione a dar la colpa a Equitalia o al governo, a prescindere dal giudizio che si può avere su come stanno operando o da eventuali critiche che è anche giusto fare. Come ha osservato in un’intervista all’Agenzia Sir lo psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici, «c’è come un fascio che illumina queste notizie, dando un’enfasi molto pericolosa, perché non c’è nulla di più imitativo del comportamento suicidale». «Generalizzare e mettere insieme casi tra loro molto diversi prosegue Cantelmi è un comportamento irresponsabile del sistema informativo. C’è una strumentalizzazione: ciò che fa audience è il voyeurismo nel privato, la morbosità, come pure il sentirsi sopraffatti da una crisi economica, sociale e valoriale. Ogni storia, invece, è singola. D’altra parte, però, occorre riconoscere che c’è una reale condizione di sofferenza, data da una società individualistica e poco solidale, in cui una sconfitta economica sembra irrisolvibile».
Claudio Turrini