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Dietro le ipotesi sulla salute del Papa

DI VITTORIO CITTERICHIl Papa è ritornato nel suo appartamento nel Palazzo Apostolico dopo l’ennesimo ricovero al Policlinico Gemelli dai giorni dell’attentato ai giorni nostri. Tanto che lo stesso Giovanni Paolo II, date le frequenze, definì una volta scherzosamente il grande ospedale romano come «Vaticano terzo», dopo il «primo» che è quello ufficiale e il «secondo» situato a Castelgandolfo per le tradizionali vacanze pontificie. Dei numerosi ricoveri questo è stato il meno urgente, anzi è stato semplicemente prudenziale per evitare complicazioni a causa di un’influenza che ha cambiato «virus» aggredendo anche molti di noi anziani-vaccinati. Eppure la preoccupazione è stata grande. È vero. C’è il Parkinson, la mobilità limitata, la voce un tempo risonante che esce faticosamente impastata.

Dicono che sia stato il suo medico curante dottor Buzzonetti ad insistere perché Karol Wojtyla non ne voleva sapere di questo nuovo ricovero. Ci credo. Bravissimo e povero dottor Buzzonetti che con tanta premura e affettuosa perizia assiste questo suo incredibile paziente. «Incredibile» dal punto di vista medico s’intende. Ricordo che una volta, più di dieci anni fa, quando per ragioni professionali viaggiavo per il mondo sull’«aereo papale», gli chiesi: ma non le sembra dottore che l’immensa fatica di questi viaggi andrebbe risparmiata al Papa? Non rispose per il dovuto riserbo. Ma compresi il suo silenzio. Se hai un paziente che è convinto, fra una preghiera e l’altra, che dopo i primi tre anni di pontificato (dal 1981) tutto il tempo restante appartiene alla Madonna la cui mano materna deviò il proiettile mortale, quale mai altra diagnosi puoi opporre? E tuttavia il nuovo ricovero al Gemelli ha dato la stura alla solita caterva di ipotesi dei «vaticanisti» che, salvo benemerite eccezioni, non sanno che la «vaticanologia» di oggi ha molte analogie con la «cremlinologia» d’altri tempi. Sono due scienze inesatte che presumono di conoscere i retroscena del Vaticano e del Cremlino. Sono almeno vent’anni che questa presunta «vaticanologia» sforna pronostici sbagliati sulle intenzioni segrete del Papa e sulle «lotte» per la successione.

Di più, questa volta hanno lungamente disquisito sulle probabilità di dimissioni del Papa rovesciando, comodamente, la pur banale asserzione di questo o quest’altro cardinale che, nel caso di impedimento irreparabile, la decisione appartiene comunque al Papa che ha detto e ridetto di voler compiere sino in fondo il «servizio» che gli è stato affidato dal Signore. L’ha ripetuto anche nel primo Angelus dopo il ritorno nel Vaticano uno dal Vaticano tre. Non è più l’«atleta di Dio» che sorprese il mondo appena eletto. Il passo è incerto, l’eloquio è faticoso. La mente è vigile, lo spirito è ancora più forte di prima. Il Papa amico dei giovani emerge anche dalla vecchiaia e dalla sofferenza. Cristianamente rivaluta ogni stagione della vita. Ci diceva il professor La Pira quando eravamo giovani e qualche volta insofferenti: ragazzi, mal che vada, il Papa è uno che prega. Appunto.