Vita Chiesa
Diciamo no all’aborto, con o senza pillola
Ma la mia reazione è stata freddata dai titoli con cui i giornali hanno parlato della pillola abortiva dopo il caso dell’ospedale di Pontedera. «No all’aborto facile». Mi sono chiesto: se fosse difficile sarebbe meno grave?
Allora è vero che la chiesa vuole la difficoltà, la fatica, il dolore. Sono queste le strade per combattere l’aborto. Se mantengo una buona dose di dolore (= difficoltà), la donna capirà che è una cosa sbagliata, ne avrà paura e quindi non lo farà? È forse il timore dell’inferno che oggi fa riscoprire la fede? L’aborto rimane un gravissimo peccato perché è la soppressione di un essere umano innocente e che non può difendersi. Questo è ciò che la Chiesa crede e annuncia. Titolare contro l’aborto facile è cadere nella trappola del ricatto. Perché il problema si sposta sulle modalità e non sull’essenziale.
Bisogna riconoscere che esiste una cultura e conseguentemente una politica che si sta sostituendo a Dio stesso. E sta facendo questo con tutti i mezzi possibili, costruendo le proprie verità ma soprattutto deresponsabilizzando la donna.
Qui sta la gravità, la perfidia, la diabolicità della pillola abortiva. Andare forte in macchina quando si è ubriachi è forse più naturale e meno colpevole? Essere violenti quando si è drogati è più naturale e quindi meno grave? Non si sta confondendo il naturale con l’ incoscienza e l’irresponsabilità?
La pillola abortiva toglie alla donna quella dimensione di ragionevolezza e di libertà che le permette ancora di comprendere la gravità dell’aborto. La chiesa non può certo obbligare a credere nella vita. Può solo ricordare che la libertà dell’uomo cresce insieme alla sua responsabilità.