Toscana

DIALOGO ISLAMO-CRISTIANO: DICHIARAZIONE FINALE, «MUSULMANI E CRISTIANI INSIEME PER L’EUROPA»

“Cristiani e musulmani sono chiamati a lavorare fianco a fianco nel modo più opportuno collaborando con lo Stato di cui fanno parte senza tuttavia essere asserviti ai Governi. Crediamo che le comunità religiose e lo Stato debbano lavorare insieme per il bene comune”. Dunque ‘no’ ad un confinamento della religione alla sfera personale delle persone e alla “richiesta di rinunciare alla propria identità religiosa” attraverso, per esempio, “il divieto di portare o esporre simboli religiosi in pubblico o la soppressione delle festività religiose con il pretesto che tutto ciò possa urtare la sensibilità degli altri credenti o andare contro i principi di uno Stato secolare”. Nella dichiarazione finale della conferenza europea islamo-cristiana promossa congiuntamente dal Ccee e dalla Kek che si è chiusa oggi a Malines i 45 rappresentanti cristiani e musulmani, di 16 nazioni europee, hanno così voluto ribadire tutta la loro volontà di dialogo e di collaborazione con lo Stato ma senza rinunciare alla propria dimensione religiosa. “Come cristiani e musulmani – si legge nel testo diffuso oggi – affermiamo che siamo cittadini e credenti, non cittadini o credenti. Crediamo che il futuro delle società europee dipenderà in larga misura dalla nostra volontà come cittadini e persone di fede di preservare e sviluppare le fondamenta culturali e religiose dell’Europa”. Nella dichiarazione i firmatari riaffermano “il principio di integrazione” e riconoscono “il diritto alla libertà di coscienza” quindi “a cambiare la propria religione o a decidere di vivere senza”, “il diritto di manifestare pubblicamente le proprie convinzioni religiose senza essere ridicolizzati, intimiditi o ridotti al silenzio da pregiudizi o stereotipi in modo intenzionale o per mancanza di conoscenza”. Cristiani musulmani, quali cittadini e uomini di fede, “offrono la loro testimonianza affinché l’essere umano scopra la propria identità attraverso il rapporto con Dio”. “Ciò ci spinge a ribadire – si legge ancora nella dichiarazione – l’importanza del ruolo vitale della famiglia, della dignità umana, della giustizia sociale, della cura dell’ambiente” così come “la condanna dell’uso della violenza in nome della religione e di quelle forme ostili di secolarismo militante che crea discriminazione tra i cittadini e che non lascia spazio alla pratica religiosa”. Per favorire la mutua conoscenza i firmatari propongono anche “l’apertura delle chiese e delle moschee ai visitatori di altre comunità ed incontri accademici”.Abbiamo bisogno di entrare nello spirito delle religioni così come nei suoi abiti esteriori. Ci impegniamo ad evitare ogni generalizzazione sugli altri. I diritti umani sono universali ed includono anche la libertà religiosa. Allo scopo di promuoverla auspichiamo un partenariato tra cristiani e musulmani in Europa. La solidarietà con coloro che soffrono dentro e fuori l’Europa deve essere incoraggiata ed una mediazione offerta laddove possibile. Siamo chiamati a costruire ponti tra le culture e le fedi e l’Europa è chiamata ad essere un laboratorio di apprendimento sia per i cristiani che per i musulmani. Il desiderio – conclude la dichiarazione – è che le generazioni future vivano in pace ed in armonia all’interno delle differenze religiose. Il dialogo interreligioso – che non deve essere limitato solo ai cristiani e musulmani ma esteso anche ai fedeli delle altre grandi religioni – deve iniziare in quei luoghi dove i bambini e i giovani si incontrano e cioè nelle scuole, nelle sale dei nostri college e nelle comunità religiose”.Sir