Vita Chiesa

Dialogo islamico-cristiano: oggi la Giornata nazionale, «dall’accoglienza alla convivenza pacifica»

Ideata nel 2001, all’indomani della strage dell’11 settembre, come iniziativa tesa a contrastare il clima d’incomprensione e contrapposizione tra musulmani e cristiani, la Giornata è diventata occasione per il lancio di un appello che viene redatto dai promotori dell’iniziativa: «Cristiani e musulmani, lo diciamo da sempre, hanno profonde radici comuni», si legge nell’appello diffuso quest’anno. «Islam e cristianesimo sono religioni di pace. E per costruire un mondo di pace c’è bisogno che le due religioni mondiali maggioritarie sappiano riscoprire le comuni radici di pace in tutte le loro molteplici declinazioni. Quest’anno vogliamo indicare alle comunità cristiane quelle dell’accoglienza dello straniero, del rifugiato, dell’aiuto ai poveri, agli ultimi della società, per costruire la convivenza pacifica». La Giornata sarà lanciata a Roma, questo pomeriggio, presso la Facoltà valdese di teologia con un incontro al quale prenderanno parte, tra gli altri, Anna Nardini della presidenza del Consiglio e Giovanna Iurato del ministero dell’Interno insieme a Letizia Tomassone (Fcei), Izzeddin Elzir (Ucoii) e don Cristiano Bettega (dell’Ufficio Cei per il dialogo), moderati da Claudio Paravati, direttore della rivista interreligiosa Confronti che ha promosso l’appuntamento.

Almeno tre sono i motivi che dovrebbero incoraggiare le persone oggi a partecipare alla XIV Giornata nazionale del dialogo cristiano-islamico. Ad elencarle è don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo. «La prima – spiega il sacerdote – è una motivazione teologica. Un credente in Dio non può non credere nell’uomo se partiamo da un presupposto di fede per cui l’uomo non può pensare se stesso senza Dio. Se poi stringiamo il cerchio – ed è questa la seconda motivazione -, musulmani e cristiani si riconoscono come popoli discendenti da Abramo. Sono pertanto popoli fratelli e per quanto ci si possa scontrare e anche dividere, non si smette di essere tali. E poi – prosegue il direttore dell’Ufficio Cei – c’è una terza necessità che è data dal contesto storico nel quale viviamo e nel quale gruppi di islamisti non soltanto perseguitano e uccidono cristiani ma perseguitano e uccidono anche i musulmani. Pur trattandosi di un fondamentalismo che non ha nulla a che vedere con l’Islam, purtroppo nell’opinione pubblica questo terrorismo viene associato all’Islam, nell’equazione che i terroristi sono musulmani e tutti i musulmani sono terroristi. Credo che anche per questo sia necessaria e urgente una giornata di questo genere con l’auspicio e l’impegno che non sia una Giornata. Le giornate servono ma rimarrebbero fine a se stesse se tra una giornata e l’altra non ci fosse almeno un tentativo di costruire con l’altro una storia di dialogo possibile e concreto».